mercoledì 27 aprile 2011

Una regola di vita interiore / quinta parte

[Icona realizzata nel Monastero
San Benedetto di Bergamo]
[la prima parte qui; la seconda parte qui;
la terza parte qui; la quarta parte qui]

La direzione spirituale

Duemila anni di esperienza dimostrano che dopo che Dio si è fatto uomo, è attraverso gli uomini che gli uomini sono condotti a Dio. Ma non è dato a tutti di incontrare un direttore sicuro e chiaro, capace di condurre le anime sulle vie di Dio. Santa Teresa del Bambino Gesù non ne ha mai avuto nessuno. È palese che Dio voleva illuminarla direttamente perché insegnasse alle anime la via dell’infanzia spirituale. Ma fin dalle prime epoche della storia della Chiesa, la tradizione testimonia per una paternità spirituale del sacerdote sui fedeli. Questa direzione dev’essere decisa, prudente e rispettosa verso il mistero delle anime. Santa Teresa d’Avila insiste perché il padre spirituale abbia un retto giudizio, esperienza e che sia un uomo di dottrina. L’utilità del padre spirituale si manifesta soprattutto nel momento in cui, svezzato dalla pietà sensibile, si entra nella notte dei sensi. Questa fase della vita di preghiera essendo talvolta molto provante, il direttore dovrà discernere con cura i tre segni indicati da san Giovanni della Croce, che distinguono l’ingresso nella via illuminativa:
– non trovare gusto e consolazione né nelle cose divine né nelle cose umane;
– conservare in sé un vivo desiderio di servire Dio e il timore di spiacergli;
– difficoltà nella meditazione discorsiva e attrazione per l’orazione di semplicità.
La condotta da tenere con il direttore è detta in due parole: apertura d’animo e docilità. Conosciamo il pensiero di san Bernardo: «Colui che dirige sé stesso si fa discepolo di uno stupido». Si leggono nelle memorie di Pascal queste parole lapidarie: «Obbedienza assoluta al mio direttore».
La dipendenza nei confronti del padre spirituale gode di numerosi vantaggi: libera l’anima dagli scrupoli, elimina le illusioni, mortifica la volontà propria. Infine, l’obbedienza al direttore rende virile la vita spirituale e la preserva dalle analisi e dai rimorsi su sé stessi che nuociono grandemente alla vita dell’anima. Ricordatevi le sobrie parole di san Luigi a suo figlio: «Confessati spesso e scegli dei confessori virtuosi e saggi, che sappiano istruirti in quello che devi fare o evitare, e dai ai tuoi confessori la libera facoltà di riprenderti e avvertirti». Il demonio, infatti, non teme niente quanto l’apertura dell’anima, e certe tentazioni umilianti trovano in questo il loro ultimo rimedio.

Il dovere di stato

In una battuta nel suo stile, Blaise Pascal ha detto tutto sulla gravità del dovere di stato: «Fare le cose piccole come le grandi a causa della maestà di Gesù Cristo che le fa in noi e che vive la nostra vita, e le grandi come le piccole e facili a causa della sua onnipotenza». Ci sono due princìpi attorno ai quali si articolano e si distribuiscono le azioni della vostra giornata: il dovere di stato e la carità verso quelli che sono più vicini. È sempre in dipendenza di questa doppia esigenza che si dovrà adattare la lettura e l’orazione. Volendo intervenire sull’ordine delle cose, si rischia d’illudersi. Il vostro coniuge e i vostri figli devono trovarvi sempre disponibili. Rifugiatevi allora nell’istante presente. Ricchezza dell’istante presente: il passato non esiste più, l’avvenire non esiste ancora, ma l’istante presente ci lega immediatamente alla presenza eterna di Dio.

L’esame di coscienza

Trascrivo per voi quello che diceva Padre Emmanuel alle anime che gli erano affidate: «L’esame di coscienza è uno sguardo che gettiamo sulla nostra anima, a somiglianza dello sguardo che Dio vi getterà nel momento della nostra morte. Allora il Buon Dio approverà ciò che sarà buono, riproverà ciò che sarà cattivo, e a seconda che lo avremo meritato ci metterà in cielo, in purgatorio o all’inferno. C’è un altro metodo che si chiama esame particolare e che analizza solo un punto. Come la nostra anima ha praticato quella virtù? Come ha lavorato per correggere quella mancanza? Come ha praticato quella virtù nell’esplicare i propri doveri? L’esame particolare è un potente soccorso all’anima. Bisogna farlo tutti i giorni, e molto attentamente. Prometto il cielo, e un alto grado di gloria in cielo, a colui che farà bene tutti i giorni l’esame particolare». Insegnate ai vostri figli a fare lo stesso ogni sera prima di recitare l’atto di contrizione, nel momento di preghiera in famiglia.
Ricordatevi ciò che diceva Dom Romain: «I due grandi ostacoli alla vita interiore sono le mancanze non riconosciute e gli sbagli non riparati».

Lo stato matrimoniale

Non meravigliatevi se sentite talvolta una nostalgia per la verginità consacrata: questo è il più alto grado tra gli stati di vita ai quali ci chiama nostro Signore nei Vangeli. C’è in ogni donna sia l’attrazione per la maternità sia una segreta attrattiva per lo stato delle vergini. Questo deriva dal carattere misterioso e profondo della vocazione di essere donna. Senza dubbio lo stato matrimoniale appartiene alla vita comune, ma non deve mai apparire come una via facile che dispensa dalla perfezione. Tutto è detto nella Casti connubii di Pio XI. La Chiesa ricorda l’austero dovere; Dio dà la grazia. Ecco come si esprime a riguardo Louis Veuillot: «Lei troverà che la Chiesa si immischia in troppe cose: noi la benediciamo, noi… perché impone un periodo per l’attesa, per la riflessione, un confessore, la preghiera: il matrimonio è uno stato santo, bisogna entrarvi tremando, non come in un luogo di piaceri, ma come in una via con dei doveri, alcune volte aspra, sempre laboriosa, dolce solo come il resto delle cose della vita, a forza di sacrifici».

La mortificazione

Bisogna esercitare una sorveglianza costante sulla pesante disabilità che grava sulla nostra natura ferita a causa del peccato originale. In pratica, tenete bene in mano le redini che governeranno, in mezzo alle proprie mancanze abituali, quattro vizi rampanti. Li nomino: il «picolo orgoglio», la pigrizia, la gola, la lussuria. Dominarne uno, significa placarli tutti. Sono da aggiungersi gli sforzi di pazienza, dominio di sé, accettazione dei propri mali e delle contrarietà. Ci sono insomma delle mortificazioni invisibili. Ma sono l’amor proprio e la suscettibilità che saranno i vostri più acerrimi nemici. Accettate le gioie che Dio vi dona, ma abbiate cura di non cercarne. Fate ogni cosa per la gloria di Dio. È il metodo dei santi.

[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Une règle de vie intérieure, originariamente in Itinéraires, n. V (seconda serie), marzo 1991; poi, in versione aumentata, come pubblicazione a sé stante dal titolo Une règle de vie, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1994; da quest’ultima ripresa in Benedictus. Écrits Spirituels. Tome II, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2010, pp. 376-402 (da cui la presente traduzione; qui pp. 388-393), trad. it. delle monache del Monastero San Benedetto di Bergamo / 5 - continua]

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