Madre Marie Cronier O.S.B. (1857-1937), fondatrice e prima badessa dell'abbazia Santa Scolastica (Dourgne) |
Il buon umore spirituale
Colei che sarebbe diventata la fondatrice dell’abbazia Santa Scolastica, a Dourgne, riceveva direttamente da nostro Signore il segreto per guidare le anime. Ecco cosa scriveva a tal proposito:
«L’unione completa con Dio. È il punto più elevato della terra, come sarà in Cielo il più alto grado della felicità eterna. Ma in questi giorni, Egli mi indica molto a fondo quali sono tutte le difficoltà che le anime vivono… come si sbaglino, come s’ingarbuglino, come s’illudano. Lui, invece, ci tende le braccia; ecco qual è sempre il suo atteggiamento. Che bello! Ma, anche quando non ci convertiamo, anche quando ci auguriamo questo abbraccio divino della nostra anima con Dio, ci immaginiamo mille difficoltà; la nostra povera immaginazione ne crea, il demonio getta pietre sul cammino, inciampiamo e piangiamo a terra invece di rialzarci per correre più velocemente nelle braccia di Gesù, lo Sposo più bello, più fedele, più innamorato che ci aspetta, c’invita, che ci sollecita ad arrivare…
«Mi diceva di mostrarmi queste cose affinché, più tardi, possa aiutarLo a liberarle, per affrancarle, per mostrare loro com’è semplice la via della perfezione e dell’amore… Mi mostrava anche come si devono affrontare le tentazioni, che non devono spaventarci, che bisogna disprezzarle e occorre continuare con la stessa tranquillità. Chiede molta pace. Non vuole che ci si turbi mai: mi dice che ama di più un’anima che cade e si rialza con fiducia e più coraggio e calma in Lui piuttosto di un’anima che si circonda di turbamento e ansia».
Non dimentichiamo che gli antichi consideravano la tristezza fra i peccati capitali.
Il santo abbandono
Fra le prove e contrarietà di una sposa e madre di famiglia c’è, purtroppo, lo vedete spesso, una specie di scoraggiamento, se non di disperazione che cresce. Ma il terribile quotidiano comporta un grido di aiuto alla Santa Speranza. Si osserva che la seconda virtù teologale non è mai perfetta come quando si nutre dei nostri insuccessi e dei nostri inconvenienti. Ci conduce allora dolcemente al santo abbandono. Vi è qui un segreto che non tutti conoscono e che opera nell’anima un’apertura per lo sforzo di lasciare agire Dio più perfettamente. Lo praticate senza saperlo quando lasciate Dio guidare gli avvenimenti di cui il progetto vi sfugge, sia nell’ordine materiale, ma soprattutto nell’ordine del progresso spirituale. Questa è la regola della donazione di sé stessi a Dio: «La più profonda abnegazione – dice Padre Rousselot –, perché al di là dell’incredibile gioia di darsi, c’è quella dell’abbandono per l’operazione dello stesso donarsi». Si ricordi la ben nota immagine della piccola barca legata all’ormeggio. Viene la tempesta e subito essa si fracassa contro la parete di cemento alla quale non può sfuggire. Al contrario, se la barca è sciolta dagli ormeggi, essa sale e scende secondo le mareggiate, ma rimane intatta. Fate lo stesso.
La carità fraterna
Amare, è volere il bene di quelli che si amano. Quando sentite la vostra anima stretta in una morsa, sappiate che il vostro marito e i vostri figli hanno bisogno della vostra gioia e del vostro sorriso. La dimenticanza di sé ne è la condizione. La regola della carità si riassume in tre parole: sacrificarsi, sopportarsi, perdonarsi. Una lunga pratica della vita in comunità mette i monaci sullo stesso piano dell’esistenza che si conduce in famiglia: sappiamo qual è il peso che portate. Ma aggiungerò anche questo: è l’apertura d’animo che produce la fiducia, la distensione, l’amore. Senza di essa, come sciogliere il laccio dell’egoismo? Come sfuggire al risentimento, al rancore? È per questo che bisogna che crediate con tutte le vostre forze al bene che risiede negli altri, alla buona volontà che si nasconde nei cuori; è sufficiente talvolta una debole simpatia per percepire la bellezza di un’anima, per leggere negli occhi dei vostri figli un riflesso della tenerezza di Dio.
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Une règle de vie intérieure, originariamente in Itinéraires, n. V (seconda serie), marzo 1991; poi, in versione aumentata, come pubblicazione a sé stante dal titolo Une règle de vie, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1994; da quest’ultima ripresa in Benedictus. Écrits Spirituels. Tome II, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2010, pp. 376-402 (da cui la presente traduzione; qui pp. 393-395), trad. it. delle monache del Monastero San Benedetto di Bergamo / 6 - continua]