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martedì 30 agosto 2016

Padre Muard e san Benedetto

Fra tutte le regole antiche, per noi la Regola di san Benedetto racchiude tutte le condizioni desiderabili. Essa si presenta come la figlia più perfetta delle prime regole orientali, come la madre di tutte le altre in Occidente, come il codice sacro che regge da quattordici secoli il mondo monastico, come la più venerabile di tutte per la profonda saggezza e l'eminente santità che brilla in tutte le sue pagine, per la perfezione della vita religiosa che essa stabilisce, per il suo insieme divinamente ordinato, per i suoi mirabili dettagli, come la più illustre per il numero infinito di santi di cui essa ha arricchito il Cielo, per i servizi immensi che essa ha reso alla Chiesa e al mondo, soprattutto nei secoli d'ignoranza e di barbarie durante i quali essa ha salvato dalla completa rovina le sante tradizioni del passato, le preziose opere dei santi Padri, i tesori letterari dell'antichità, offrendo loro asilo nei suoi chiostri, per i benefici che essa ha diffuso sulla società coltivando le arti, le scienze e finanche l'agricoltura, insegnandole ai popoli e impiegando i prodotti che essa ne traeva per nutrire un numero infinito di poveri, nel fondare e sostenere un gran numero di utili istituti, e particolarmente di scuole, di modo che si può dire che durante molti secoli l'Ordine di san Benedetto è stato la provvidenza della società.
Aggiungete a questo che la Regola di san Benedetto è la fonte da cui sono venuti ad attingere tutti i fondatori di Ordini sin dai tempi di questo grande santo, e che quasi tutte le società religiose che sono fiorite nelle epoche successive e quelle che ai giorni nostri fanno l'edificazione del mondo e l'ornamento della Chiesa cattolica, si gloriano di avere san Benedetto per padre, in maniera tale che si può dire che quasi tutto il bene operato dagli Ordini religiosi nella Chiesa di Dio - che è immenso - sgorga dalla Regola di san Benedetto come dal suo principio.
Inoltre questa Regola, secondo la credenza dei benedettini, è divina: essa è stata dettata al loro santo fondatore da un angelo. Essa è stata lodata e approvata da uno dei più illustri e più santi pontefici che abbiano occupato la cattedra di san Pietro, san Gregorio Magno. Essa ricevette la conferma di privilegi assai estesi da un gran numero di sovrani pontefici. (E lo stesso Dio, secondo la testimonianza del medesimo san Gregorio, ha ben voluto accordare a san Benedetto, tramite il ministero di un angelo, dallo stesso luogo in cui scriviamo queste righe, dei privilegi per il suo Ordine infinitamente preziosi).

[Dom Jean-Baptiste Muard O.S.B. (1809-1854), cit. in Un moine bénédictin, La pensée monastique du Père MuardÉditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2016, pp. 55-56, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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venerdì 12 agosto 2016

Il pensiero monastico di Dom Jean-Baptiste Muard O.S.B.


La vita di Padre Jean-Baptiste Muard (1809-1854) ci è nota attraverso un certo numero di biografie. Ma qual era il suo pensiero sulla vita monastica, quando nel 1850 fondò una nuova branca della famiglia benedettina, i Benedettini del Sacro Cuore, poi confluiti – nel 1859 – nella Congregazione Cassinese della Stretta Osservanza (in seguito Congregazione Sublacense e al giorno d’oggi Congregazione Sublacense-Cassinese)? La sua morte prematura, l’affiliazione della sua comunità a una congregazione italiana, la perdita del dossier contenente tutti i suoi scritti – riemerso in circostanze fortuite solo nel 1972 –, e una certa evoluzione della sua comunità e delle sue fondazioni nel corso del tempo; tutto ciò ha contribuito a suscitare vari interrogativi. Racchiudendo per la prima volta l’integralità degli scritti sul tema monastico del fondatore del monastero della Pierre-qui-Vire, questo libro cerca di presentare sotto forma di dialogo con il lettore il pensiero originale di Padre Muard sulla vita monastica, così come il Signore gli aveva chiesto di fondarla.

Un moine bénédictin, La pensée monastique du Père MuardÉditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2016, 184 pp., Euro 12,00.

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mercoledì 17 agosto 2011

Figure monastiche / Dom Jean-Baptiste Muard O.S.B. (1809-1854)

Jean-Baptiste Muard nasce il 24 aprile 1809 a Vireaux (Yonne), da genitori contadini: egli conoscerà ben presto cos’è la povertà. Ancora molto giovane dirà: “Vorrei essere missionario e morire martire”. Si sentiva già scosso dalla preoccupazione per la salvezza delle anime. Ma cosa si attendeva Dio da lui? I disegni del Signore si sveleranno solo progressivamente.
Sacerdote diocesano, fondatore dei Missionari di Pontigny, egli ha un giorno, durante la preghiera, la visione netta di una comunità che conduce “un genere di vita umile, povera e mortificata”, ed è con la scoperta della Regola di san Benedetto che trova la sua autentica vocazione.
A Roma gli viene suggerito d’iniziarsi alla vita monastica secondo la Regola di san Benedetto presso i trappisti di Aiguebelle. Dopo un fervente noviziato, fonda alla Pierre-qui-Vire l’opera richiesta dal Cielo. Nascono così i Benedettini del Sacro Cuore. La loro vita monastica è caratterizzata dalla stretta osservanza della Regola: silenzio perpetuo, astinenza totale dalle carni, sveglia notturna alle 3 per l’ufficio di Mattutino, lavoro manuale.
Alla morte di Dom Muard, all’età di 45 anni, estenuato dalle veglie e dalle penitenze, la sua opera è ancora molto fragile: ma Dio gli darà una piena crescita.

Atto d’amore

«Desiderando amarvi per quanto è possibile a una creatura debole, o mio Dio !, io voglio che tutti i miei pensieri, tutti i miei desideri, tutti i miei sentimenti, tutte le mie aspirazioni, tutti i battiti del mio cuore, ogni mio movimento, siano altrettanti atti d’amore. Voglio che tutti i caratteri che traccerò scrivendo, tutte le parole che vedrò leggendo, siano per me come altrettanti atti d’amore. Vorrei potervi offrire ogni giorno tanti atti ferventi d’amore quanti sono i grani di sabbia sulla spiaggia del mare, quante sono le foglie d’albero nelle foreste, quanti sono gli atomi nell’aria, quanti sono gli esseri creati; e moltiplicarli all’infinito. Per sopperire alla mia impotenza, vi offro, o mio Dio !, tutti gli atti d’amore che compiono tutti gli angeli e tutti i santi che sono in cielo e sulla terra, tutti gli atti d’amore della beata Vergine, e – soprattutto – gli atti d’amore per voi di Nostro Signore Gesù Cristo. O mio Dio!, che io possa amarvi quanto lo meritate! Datemi quindi un cuore di serafino, o piuttosto, mettete nel mio cuore l’amore di tutti i serafini, l’amore di tutti i santi, l’amore di tutti i cuori, e aumentatelo senza fine, affinché io vi ami, o mio Dio!, quanto io desidero amarvi».

Felicità della vita religiosa

«Vi dirò una parola di felicità che proviamo dal fortunato giorno della nostra professione. È adesso che assaporiamo tutta la dolcezza del giogo del Signore; è adesso che sentiamo la verità di questa parola: che ciascuno il quale abbandona tutto per Dio, riceve, sin da quaggiù, il centuplo di pace e di felicità, che non saprebbero comprendere quanti non l’hanno provato. Che bello darsi al Signore senza riserve! Senza dubbio la vita religiosa ha le sue prove e le sue croci, ma quanto sono dolci in confronto a quelle del mondo. Felice quindi colui al quale il Signore dona questa sublime vocazione; più felice ancora coloro che ne compiono perfettamente gli obblighi! […] Felici, mille volte felici le persone che Dio chiama allo stato di vita religiosa, e che rispondono con generosità a questa grande grazia. Occorre che costoro si sforzino di elevarsi alla perfezione di questa bella vita, e ciò non è così difficile come si pensa, perché essa non fa che discendere, e discendere più in basso che si può. Quando si abbraccia questa santa vita, è il momento di umiliarsi, di farsi piccoli, di annientarsi, di vedersi infinitamente al di sotto di tutte le persone con le quali si vive, di vedersi sotto i loro piedi, come le sporcizie di casa».

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