sabato 17 ottobre 2009

Salmodiare con saggezza

La Regola di san Benedetto consiglia ai monaci di salmodiare con saggezza, cioè con gusto (psallite sapienter). Ma di che gusto si tratta?

Ci sia consentito porre in primo luogo ciò che viene per primo. Quanto è richiesto per gustare i salmi non è anzitutto la scienza esegetica, per quanto necessaria essa sia d’altronde, né la filosofia, né la sensibilità letteraria; è la fede. La fede nell’atto liturgico della recitazione. Non solo sapere che i salmi sono stati ispirati più di duemila anni fa al santo re David, ma ancora ravvivare senza fine la fede nell’atto stesso mediante il quale prestiamo i nostri cuori e le nostre labbra alla Sposa affinché colei che è la nuova Eva, associata a Cristo – socia Christi –, possa cantare Dio con i pensieri e le parole di Dio, in un certo ordine stabilito , il solo abilitato a esprimere la preghiera pubblica della Chiesa. Quest’incontro solenne dello Sposo e della Sposa non può patire l’improvvisazione. Esige un sacro protocollo al quale ogni deroga toglie qualcosa della sua misteriosa efficacia.

Ho inteso qualche tempo fa una folla, riunita attorno a dei giovani sacerdoti animati dalle migliori intenzioni, che cantava alle nove del mattino un ufficio detto “Laudi” nel quale si distingueva un insieme di salmi più o meno bene organizzati, su un ritmo sincopato, accompagnati dal battito di mani. Era la preghiera della Chiesa? Una preghiera comunitaria non diventa liturgica con la forza del fervore. La liturgia della Chiesa non s’inventa, non si evolve, non si costruisce, non si perfeziona. Essa non cerca di adattarsi a una sensibilità temporanea, ma s’impone dall’alto. La preghiera liturgica è un dato.

Dalla morte di Pio XII, si è stati testimoni di una specie di vacatio legis, che se volete potete tradurre come “legge in vacanza”. Si è stati testimoni di una serie di adattamenti e creatività che hanno distrutto nel popolo e in un gran numero di sacerdoti il senso della trascendenza della preghiera della Chiesa, che oltrepasserà sempre infinitamente, per la sua stessa natura, i cantici religiosi di un’epoca, quali che essi siano.


[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Psalmodier avec sagesse, in Idem, Le chant des Psaumes, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2004, pp. 11-13, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]


Share/Save/Bookmark