sabato 19 settembre 2009

Un appello alla vita interiore

Perché parlare della vita interiore? Perché sempre di più percepiamo che è la vita nascosta, interiore, che non si vede agli occhi degli uomini, a fare esplodere i grandi avvenimenti di questo mondo.
Gesù Cristo ha trascorso trent’anni di vita nascosta e nessuno sapeva chi era, cosa faceva. Durante questo tempo, non ha predicato, non ha svolto missione; viveva alla presenza del Padre, pregava, lavorava all’ombra del volto di Dio. L’essenziale della nostra vita è di essere braci sotto la cenere; ma sappiamo che la brace, una volta scaldata, è capace di generare un incendio.
Santa Teresa del Bambino Gesù, la grande piccola santa, è morta a ventiquattro anni senza essere mai uscita dal suo Carmelo ed è stata proclamata “dottore della Chiesa” e patrona delle missioni della Chiesa universale. Perché? Per quale ragione i Pontefici hanno voluto ciò, se non precisamente perché lei ha ottenuto, tramite la forza della sua profonda vita interiore, fatta di preghiera e intercessione, di essere come san Francesco Saverio la patrona delle missioni, anche se in un altro modo.
Un aneddoto vi può fare percepire qualcosa del suo mistero. Ai tempi della Guerra di Spagna, nel 1936, fra i monaci di Montserrat, i Rossi andarono all’assalto del monastero e rinchiusero i monaci; ve n’erano due, ciascuno in una cella separata, e ogni giorno veniva portata loro la pietanza. I guardiani riveleranno più tardi un fatto curioso: in una cella il monaco cantava, sembrava felice, il volto radioso, sebbene la sua sorte sembrasse assolutamente compromessa; nell’altra cella un silenzio tombale, il monaco non solo non cantava, ma sembrava profondamente depresso e contrariato. Questi due monaci conducevano da anni la stessa vita, seguendo la medesima regola, svolgendo identici lavori quotidiani, uguali osservanze, le stesse preghiere. Cosa stava succedendo, che uno affrontava la prova con gioia mentre l’altro era sopraffatto?
Lo avete indovinato. La vita interiore è qualcosa di talmente segreto, a tal punto profonda, che non si scopre se non in casi eccezionali, quando suona l’ora della verità. Si ha là a che fare con qualcosa di molto più misterioso di un semplice slancio d’entusiasmo nell’accezione moderna del termine. C’è una dolce influenza della virtù della fede nell’anima che trasforma la vita, che dona serenità, pace, equilibrio, forza d’animo, una pietà dolce e continua, un istinto soprannaturale che percepisce la mano di Dio in tutti gli avvenimenti. Vi è una specie di riuscita, di vittoria della fede che non si scopre se non in talune occasioni. Siamo tutti chiamati a questa fioritura dell’anima.
La vita interiore non è un nascondiglio né un rifugio. Piuttosto, è una rampa di lancio. Ciò che ha determinato la grande civilizzazione del Medioevo, con tutte le sue straordinarie opere di carità, è la contemplazione di qualche grande santo che le ha ispirate, come san Bernardo, san Tommaso d’Aquino e altri ancora. La vita segreta che si nutre di contemplazione, di preghiera, ha il suo irradiamento sino all’azione, sino all’azione apostolica e a quella temporale. Tali azioni non possono nascere che nei cuori profondamente innamorati di Dio.
La vita interiore è inoltre il rimedio alla mancanza di speranza. Quando si parla di speranza, si crede sempre che sia rivolta al domani; per una specie di vago ottimismo, si pensa che domani andrà meglio. No, non è questa la speranza. La speranza ha per oggetto Dio, l’unione a Dio, la felicità eterna. Allora mi direte: comunque, non ci potete dire che sulla terra non vi sia un po’ di speranza. Sì, ma nella misura in cui Dio lo permette per sostenere il nostro sguardo verso di Lui.
Da venti secoli i grandi santi, i grandi mistici non ci hanno detto altra cosa se non che c’è un’altra vita, un bene superiore a tutto ciò che la vita terrena ci può proporre. E non crediate che si tratti semplicemente di una specialità per “contemplativi”. No, gli uomini che più si sono calati nella vita del secolo, nell’azione, per esempio un san Vincenzo de Paoli, un san Giovanni Bosco che viveva permanentemente fra i piccoli per farli crescere in Dio, tutti questi santi attivissimi erano dei giganti della preghiera che traevano la loro forza e generosità nella vita contemplativa, nella vita interiore.
Sentendo un giorno una persona dirle “Ah!, che miseria, perché tanto disordine nel mondo e anche nella Chiesa?”, Madre Teresa rispose: “A causa vostra e a causa mia”. Una grande piccola santa, Madre Teresa. Quando parliamo della vita interiore, spesso la gente dice: “Ah, che bello, che grande, ma come arrivarci?”. Diciamo anzitutto che vi sono dei grandi ostacoli alla vita interiore. In primo luogo, vi sono persone superficiali che non si interessano se non a ciò che si muove, che si vede, che si mangia, che sta nella televisione, e che poi ci chiedono: “Come fate a essere così tranquilli, così sereni, talmente felici?”. Blaise Pascal è un genio straordinario; in una frase, si ha l’impressione che abbia detto tutto.
Per esempio: “Tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa, ovvero di non sapere rimanere a riposo in una camera”. Sembra una battuta, ma è vero. Ci muoviamo, parliamo, amiamo il rumore, ci piace rinnovare tutto, e sempre fare cose nuove. Impossibile stabilizzarsi, rimanere tranquilli. Bisogna sapersi fermare, di tanto in tanto fare un ritiro. E poi, c’è un altro ostacolo che è ancora più profondo: l’amor proprio. Ma non l’amor proprio nel senso che ha il termine quando una maestra elementare dice al bambino: “Se avessi un po’ d’amor proprio non faresti tutte quelle macchie sul quaderno”. Lei ha ragione, l’amor proprio sulle labbra di questa maestra significa il rispetto per se stessi, la dignità di sé. L’amor proprio di sé disordinato è la ricerca della comodità, il proprio bene, il proprio denaro, la potenza, gli affetti, il non potersi donare a Gesù Cristo, il non potersi offrire, il non potere imitare Gesù che ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Siamo tutti invitati, chiamati a portare generosamente la croce di Cristo, ciascuno nella sua misura, ognuno secondo il suo stato di vita e le disposizioni della Provvidenza.Dio è là con noi, un Dio che non ci imbroglia, che ci soccorre tutti i giorni, che ci fa avanzare, sul quale noi possiamo dunque riposare. Ecco tutta la spiritualità della confidenza, dell’abbandono nelle mani di Dio, nell’amore divino. Diceva Santa Margherita Maria Alacoque: “Il Cuore di Gesù è un tesoro del quale la chiave è la confidenza”. Signore Gesù, datemi la strada per venire a Voi, aiutatemi, soccorretemi, io desidero entrare in Voi. La vita interiore è una vita eterna iniziata.

[Conferenza di dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), fondatore e primo abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, tenuta presso il Seminario maggiore di Montréal, 11 marzo 1999, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]


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