lunedì 21 settembre 2009

L’equilibrio in altitudine. Meditazioni sulla Regola / seconda parte

Mi sono attardato sul prologo della Regola. Di cosa si tratta? Anzitutto di aprire gli occhi alla luce che divinizza: ad deificum lumen. Ho pensato alle parole di Goethe sullo sguardo umano destinato a contemplare gli oggetti illuminati, non la luce: «Erleuchtetes, nicht Licht, zu schauen bestimmt». Perché la luce, che fa vedere tutto, è essa stessa invisibile. Da qui il nostro attaccamento agli oggetti illuminati, per mezzo dei quali ci dimentichiamo della luce. La conversione risiede nel cambiamento interiore che ci fa adorare la nuda luce attraverso e oltre gli oggetti illuminati e ci fa comportare, seguendo le parole dell’Apostolo, «come se vedessimo l’invisibile».

Da questa contemplazione della luce nascono le opere luminose. «Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene». Compiute queste opere, la risposta di Dio precederà le nostre invocazioni: «et antequam me invocetis, dicam vobis: ecce adsum».

[Gustave Thibon (1903-2001), L'équilibre dans l'altitude. Méditations sur la Règle, in Itinéraires, n. 246, settembre-ottobre 1980, pp. 71-77 (qui pp. 72-73), trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B. - 2 / segue]

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