quinta domanda
Da tempo immemore, non celebra forse il Papa rivolto verso il popolo,
e in San Pietro, a Roma, non c’è un altare isolato su di un podio, come nella
maggior parte delle chiese moderne?
Sembrerebbe
esatto che l’idea di un altare centrale isolato su un podio sia, in qualche
modo, già prefigurata nella chiesa barocca di San Pietro (non tuttavia nella
chiesa costantiniana che l’ha preceduta): l’altare papale, leggermente
sopraelevato, si trova isolato nel mezzo della chiesa, proprio al di sotto
della cupola centrale, posta esattamente sopra la confessione con la tomba del
Principe degli Apostoli; esso è facilmente visibile da ogni parte, sia dalla
navata sia dai due bracci del transetto.
Chi
un tempo partecipava alle messe papali, notava che il Papa non era posto, come
nel resto della cristianità, davanti all’altare, bensì dietro. Alcuni
liturgisti ne deducevano, in maniera sconsiderata, che in tal modo si fosse
conservata la posizione verso il popolo, che il celebrante avrebbe avuto nella
Chiesa primitiva.
In
realtà si tratta, come andremo a dimostrare, dell’orientamento nella preghiera,
poiché la chiesa di San Pietro non ha, come la maggior parte delle chiese
antiche, l’abside a Est, ma a Ovest.
Tuttavia,
come dimostrano le foto scattate prima dell’avvento di Paolo VI, che intraprese
in seguito la trasformazione dell’altare papale, i fedeli presenti potevano
appena intravedere il Papa, a causa dell’enorme dimensione dei candelieri e
della croce d’altare. Non era dunque possibile, a stretto rigore, parlare di
celebrazione versus populum. Né si trattava di un privilegio del
Papa, come talvolta è stato affermato. Vi sono infatti a Roma altre chiese la cui
abside è posta a Occidente e in cui il celebrante è ugualmente posto dietro l’altare.
Nelle
chiese moderne, costruite dopo il Concilio, si trova spesso, come a San Pietro,
un altare isolato su un podio, ma al quale manca il suo coronamento: il
baldacchino. Poiché si tratta di un podio isolato in mezzo alla chiesa, e
dunque sprovvisto di qualsivoglia orientamento – esso è circondato dalle fila
di sedie dei fedeli –, è difficile trovare un posto adeguato per la croce d’altare,
di cui abbiamo esposto in precedenza la funzione di punto di riferimento, croce
che tuttavia continua a essere richiesta dalle nuove regole liturgiche. Nell’Institutio
generalis del nuovo messale, è
detto: “Del pari, sull’altare o in prossimità di esso, vi sarà una croce, ben
visibile dall’assemblea” (n. 270).
Era
questo il caso dell’“altare della croce” medievale [1], ma non lo è più quando,
per soddisfare in una maniera o in un’altra questa prescrizione, si finisce con
l’usare una piccola croce o a fianco dell’altare o poggiata su di esso.
sesta domanda
Era dunque una cosa buona che il sacerdote pregasse, come accaduto
finora, in direzione di un muro? Molto meglio vederlo girato verso l’assemblea!
Allorché
si pone davanti all’altare, il sacerdote non prega in direzione di un muro, ma insieme
a tutti coloro che sono presenti, prega in direzione del Signore. Tanto più che
fino ad adesso la cosa che più importava non era tanto di realizzare una
qualche comunione, bensì di rendere il culto a Dio, tramite la mediazione del
sacerdote, che rappresentava i partecipanti ed era unito ad essi.
Parlando
della direzione della preghiera, sant’Agostino, vescovo di Ippona, scrive: “Quando
ci alziamo per pregare, ci volgiamo verso l’Oriente (ad orientem convertimur),
da dove si alza il cielo. Non perché Dio si troverebbe solo lì, non perché Egli
avrebbe abbandonato le altre regioni della terra […], ma perché lo spirito sia
esortato a volgersi verso una natura superiore, e cioè verso Dio” [2].
Questo
spiega perché dopo il sermone, i fedeli si alzavano per la preghiera e si
volgevano verso Oriente. Sant’Agostino li invitava spesso a farlo alla fine dei
suoi sermoni, impiegando quale formula di circostanza le seguenti parole: “Conversi
ad Dominum…” (rivolti al Signore).
Possiamo
qui ricordare le parole di san Paolo. Conscio che “finché abitiamo nel corpo
siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in
visione” egli preferisce essere “in esilio dal corpo e abitare presso il
Signore” (ad Dominum) (2 Cor 5,
6-8).
Perciò volgersi verso il Signore e
guardare a Oriente era per la Chiesa primitiva una sola e medesima cosa.
Nella
sua opera fondamentale Sol salutis (1920),
Joseph Dölger si dice convinto che la risposta del popolo “Habemus ad
Dominum” (sono rivolti al Signore) al richiamo del sacerdote “Sursum
corda” (in alto i nostri cuori!), significasse anche che ci si volgeva
verso Oriente, verso il Signore (p. 256).
A
questo proposito, Dölger fa osservare che certe liturgie orientali prevedono
espressamente questo invito, con un appello espresso del diacono prima della
preghiera eucaristica (anafora)
(p. 251). È il caso dell’anafora copta di san Basilio, che inizia così: “Accostatevi,
voi uomini, mantenetevi rispettosi e guardate a Oriente!”; e anche dell’anafora
di san Marco, in cui lo stesso appello (“Guardate a Oriente!”) è posto nel
mezzo della preghiera eucaristica, prima del passaggio che conduce al Sanctus.
La
breve descrizione liturgica del secondo libro delle Costituzioni apostoliche – un’istruzione del IV secolo –, dice
anch’essa che ci si alza per pregare e ci si volge verso Oriente [3]. L’ottavo
libro ci riporta l’appello corrispondente del diacono: “Tenetevi in piedi verso
il Signore!” [4]. Come si vede, anche qui vi è il parallelismo fra il guardare
a Oriente e il volgersi verso il Signore.
L’usanza
della preghiera in direzione del sol levante è immemore, come ha dimostrato
anche Dölger; la si ritrova presso gli ebrei e presso i romani. È così che il
romano Vitruvio scrive, nel suo studio sull’architettura: “I templi degli dei
devono essere posizionati in modo tale che […] l’immagine che è nel tempio
guardi verso ponente, affinché coloro che andranno a sacrificare siano rivolti
verso Oriente e verso l’immagine, di modo che, nel pregare, guardino sia il
tempio sia la parte del cielo che è a levante, mentre le statue sembrano
levarsi insieme al sole per guardare coloro che le pregano nei sacrifici” [5].
Anche
per Tertulliano (c. 200) la preghiera
verso Oriente va da sé. Nel suo piccolo libro Apologeticum, egli ricorda
che i cristiani “pregano in direzione del sol levante” (cap. 16). Questo orientamento
della preghiera è stato evidenziato molto presto nelle case, con una croce sul
muro. Se ne trova una in un locale di un piano superiore di una casa di
Ercolano, seppellita dall’eruzione del Vesuvio del 79 [6].
[1]
Posto davanti al jubé.
[2]
PL, 34, 1277.
[3]
Cap. 57, 14, ed. Funk, p. 165.
[4]
Cap. 12, 2, ed. Funk, p. 494.
[5]
I, libro 4, cap. 5, ed. E. Tardieu et A. Cousin fils, p. 173.
[6]
Cfr. E. C. Conte Corti, Vie, mort et
résurrection d’Herculanum et de Pompéi, fig. 29.
[Klaus Gamber, “L’autel face au peuple.
Questions et réponses”, in Tournés vers le Seigneur!, Éditions
Sainte-Madeleine, Le Barroux 1993, pp. 19-55 (pp. 32-35) / 5 - continua]