martedì 1 giugno 2010

Gli oblati benedettini / seconda parte


Separazione dal mondo

Per un religioso, la separazione dal mondo si effettua mediante l’abito monastico, la clausura e il genere di vita che conduce. Tutto ciò ne fa un uomo a parte.
L’oblato non può spingere le cose così lontano. Ciò nonostante le virtù alle quali tali pratiche sono collegate non hanno nulla che ripugni a una seria esistenza; sono di ogni tempo, e il nostro ha un urgente bisogno di vedersele richiamate.
Gli oblati hanno quale abito monastico un piccolo scapolare nero, che indossano sotto i loro indumenti ordinari; è il segno del legame che li unisce all’Ordine. Lo ricevono ufficialmente quando iniziano il loro noviziato e lo cambiano da sé ogni volta che lo reputano non più indossabile. Questa parte minuscola di vestiario religioso li impegna a fuggire ogni ricerca sconveniente nella stoffa, la forma e il colore dei loro abiti nonché ogni lusso nelle loro abitazioni e arredi. Senza cadere in una negligenza che sarebbe disordine, avvenga che costoro non si allontanino mai dalla degna gravità e dal buon gusto di cui un cristiano non dovrebbe mai essere sprovvisto.
La Croce detta di san Benedetto, più nota con il nome di medaglia di san Benedetto, dev’essere indossata e posta in evidenza; gli oblati ottengono così numerose indulgenze e si assicurano la protezione di un così augusto segno contro le insidie di Satana e gli accidenti della vita. Le lettere che vi sono inscritte sono le iniziali delle parole di cui è composta una pia invocazione alla Croce. Essi impareranno questa preghiera a memoria e servirà loro da orazione giaculatoria.
Gli oblati si faranno un dovere di pietà filiale nel distribuire questa medaglia.
Essi sostituiscono la clausura monastica con la dignità e la gravità del carattere e del portamento, con l’amore della vita interiore, l’orrore del vagabondaggio e degli affanni inutili, la fuga dalle relazioni oziose e degli spettacoli vani o leggeri. La curiosità intellettuale o artistica non servirà loro quale pretesto per allontanarsi da questa linea di condotta, al di fuori della quale non può esserci né raccoglimento né impiego salutare delle proprie giornate.

[Dom Jean-Martial Besse (1861-1920), Les Oblats de saint Benoît, opuscolo del 1918, poi in Itinéraires, n. 320, febbraio 1988, pp. 73-90 (qui pp. 77-79), trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B. - 2 / continua]

[nota redazionale: avendo qui accennato alla Croce di San Benedetto, a commento della raffigurazione scelta in apertura, riproduciamo di seguito l'esplicazione estesa delle iniziali, della trascrizione latina e del corrispettivo in italiano]
C. S. P. B.
Crux Sancti Patris Benedicti
Croce del Santo Padre Benedetto
C. S. S. M. L.
Crux Sancta Sit Mihi Lux
La Santa Croce sia la mia luce
N. D. S. M. D.
Non Draco Sit Mihi Dux
Non sia il demonio mio condottiero
V. R. S.
Vade Retro Satana
Fatti indietro, Satana
N. S. M. V.
Numquam Suade Mihi Vana
Non mi attirare alle vanità
S. M. Q. L.
Sunt Mala Quae Libas
Sono mali le tue bevande
I. V. B.
Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso il tuo veleno

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