venerdì 25 giugno 2010

Gli oblati benedettini / quarta parte

L'obbedienza

San Benedetto prescrive ai suoi religiosi di emettere il voto di obbedienza nelle mani dell'abate, conformemente alla Regola interpretata dalle sue costituzioni.
L'oblato non è ammesso a emettere questo voto. Egli si limita a praticare tale virtù, che si estende a tutti i suoi doveri di stato, nei quali egli ricerca l'espressione della volontà divina. L'oblato obbedisce - come ai rappresentanti del Signore - in famiglia, nella società, nelle sue mansioni, ai detentori di un'autorità legittima: "Qui vos audit, me audit", "chi ascolta voi ascolta me" [Lc 10,16], dice il Signore.
L'oblato si costituisce quale difensore del principio d'autorità, mantenendosi in guardia contro le teorie e i sistemi che lo sminuiscono. Egli cerca di conoscere le ragioni e i fatti che ne dimostrano la necessità e i benefici, allo stesso tempo in cui ne deduce le condizioni del suo legittimo esercizio. Fra tutte le autorità, l'oblato accorda una stima e una fiducia intera a quella che si esercita nell'ambito della Chiesa da parte del Sommo Pontefice e i membri della gerarchia ecclesiastica.
Per quanto riguarda la fede e l'organizzazione della vita cristiana degli individui o delle società, l'oblato si sforza di pensare quel che pensa la Chiesa, di volere ciò che ella vuole, di riprovare ciò che condanna; la Chiesa - l'oblato lo sa - si trova dov'è il Papa.

[Dom Jean-Martial Besse (1861-1920), Les Oblats de saint Benoît, opuscolo del 1918, poi in Itinéraires, n. 320, febbraio 1988, pp. 73-90 (qui pp. 84-85), trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B. - 4 / continua]

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