La Regola, a immagine della vita, è ferma nel suo principio e docile nelle sue applicazioni. Sono meravigliato, rileggendola, dallo spirito di moderazione che tempera e — se posso così dire — lubrifica i precetti più severi. La migliore bilancia è quella più sensibile alle differenze dei pesi. San Benedetto non perde mai di vista la diversità degli esseri e delle circostanze: ogni pagina della Regola testimonia di quest’attenzione vigilante al concreto e al dettaglio: si rileggano, per esempio, le righe dedicate alla misura del cibo e delle bevande, alla cura dei malati, ai lavori manuali, ecc. E se la bilancia — la cui giustezza è il simbolo della giustizia — deve pendere un poco, è nel senso dell’indulgenza e della misericordia: «semper superexaltet misericordiam judicio», è prescritto agli abati.
Regola di vita e regola viva. Il nostro tempo ripudia volentieri le discipline morali e spirituali come contrarie alla libertà e alla «fioritura» dell’uomo. In realtà, non abbiamo più autentica libertà perché non abbiamo più vere regole. E quanto alla fioritura permanente, non esiste che per i fiori artificiali, che non alimentano alcuna linfa e che non danno né frutto né seme. Non si sfugge alla regola: non si ha scelta che fra la regola viva e vivificante e la regola morta e mortificata. Il Giano contemporaneo ci offre due volti ugualmente distorti: da un lato la smorfia mobile della licenza e del caos; dall’altro la smorfia congelata dell’ordine burocratico che sostituisce le regole con i regolamenti e le forme — nell’accezione aristotelica del termine — con le formalità, scheletro prefabbricato per gl’invertebrati della libertà. Un solo esempio per illustrare tale contrasto: la pornografia e l’aborto sono permessi, quando non incoraggiati, ma non si ha il diritto di rifiutare le vaccinazioni o di circolare in auto senza cintura; si può corrompere e uccidere, ma non disporre del proprio corpo…
[Gustave Thibon (1903-2001), L'équilibre dans l'altitude. Méditations sur la Règle, in Itinéraires, n. 246, settembre-ottobre 1980, pp. 71-77 (qui pp. 75-76), trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B. - 5 / segue]