È
altamente auspicabile, che per essere fruttuoso e legittimo nella Chiesa, il legame tridentino sia
fondato non su una protesta identitaria ereditata e difficile da assumere, ma
su un’autentica cultura umana e cristiana di cui la liturgia sia l’anima, ben
più che l’insegna; una cultura di cui la liturgia sia il poema il più segreto e
il più resistente alle ingiurie della vita. Se al giorno d’oggi i genitori
intendono crescere i loro figli nell’attaccamento tridentino, lo devono
approcciare con una grande onestà ecclesiale; intendo dire, non come l’elemento
vincolante di un certo profilo sociologico, ma – in tutto rigore di coscienza
cristiana – come un fattore di crescita battesimale.
[François Cassingena-Trévedy, Moine de Ligugé, Te igitur. Le missel de saint Pie V. Herméneutique et déontologie d’un attachement, Ad Solem, Ginevra 2007, p. 57, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]