Lorenzo Monaco (1370 ca.-1425 ca.), Natività, predella del polittico Incoronazione della Vergine, 1414. |
Dopo il Sinodo, è bene tornare a contemplare la santa Famiglia a
Betlemme. Fu la grazia dei pastori, che al richiamo di tutte le milizie
celesti, si affrettarono ad andare a vedere ciò che era stato detto loro. Essi
andarono alla grotta con premura, e videro Maria, Giuseppe e il Bambino
adagiato in una mangiatoia. La santa Chiesa è chiamata anche oggi, e sempre, a
contemplare questo mistero, autentico dono di Dio, famiglia in verità secondo
la sapienza e la bontà di Dio. San Giovanni Paolo II, in Redemptoris Custos, afferma che è «nella santa Famiglia, in questa originaria “Chiesa domestica” che tutte
le famiglie cristiane debbono rispecchiarsi. (…) Essa, dunque, è il prototipo e
l’esempio di tutte le famiglie cristiane». Se
questa santa Famiglia è il prototipo e l’esempio di tutte le famiglie
cristiane è perché essa è una vera famiglia, come Giovanni Paolo II dimostra
nella medesima esortazione apostolica, appoggiandosi su san Tommaso d’Aquino
[1] e su sant’Agostino [2]. Ne deriva, ancora una volta, il primato della
contemplazione, l’urgenza sempre attuale di aprire gli occhi alla luce che
divinizza, secondo l’espressione di san Benedetto. Quest’urgenza è sottolineata
dalla grazia che viene dalla santa Famiglia. La famiglia umana è attaccata, ha
ribadito Papa Francesco. Essa ha dei nemici all’esterno e all’interno, ed è
perché essa ha bisogno della forza che viene dall’alto. Il beato Paolo VI non
ha esitato a dire che «mentre [la coppia] di Adamo ed Eva era stata sorgente
del male che ha inondato il mondo, quella di Giuseppe e di Maria costituisce il
vertice, dal quale la santità si espande su tutta la terra» [3]. Quindi non si
deve mai disperare della misericordia di Dio, malgrado i turbamenti che
invadono i nostri cuori, perché il Signore ama la famiglia e «ha iniziato l’opera
della salvezza con questa unione verginale e santa, nella quale si manifesta la
sua onnipotente volontà di purificare e santificare la famiglia, questo
santuario dell’amore e questa culla della vita» [4].
Gli spiriti sono turbati dopo questo Sinodo sulla famiglia. Penso che
sia giusto inquietarsi, ma non troppo. Diffidiamo del Sinodo dei media. Sulla
stampa si possono leggere molteplici processi alle intenzioni fatti al Santo
Padre, per la maggior parte sfavorevoli. Vi è di che perdere la fiducia ed
essere in collera. Vi è anche di che perdere la carità verso Papa Francesco. Ed
è là che noi dobbiamo reagire dall’alto. Sursum
corda, c’insegna la liturgia. Il discorso del Santo Padre al termine del
Sinodo è buono, malgrado le etichette date ai «tentati». Vi sono stati
eccellenti interventi di pastori; penso a quello di mons. Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, che osserva la dottrina e
la compassione. Dopo di che, tutto il resto, che è oggettivamente angosciante,
ci deve invitare alla preghiera. I teologi hanno lavorato, dei vescovi hanno
parlato, dei cardinali hanno resistito. Cosa volete fare di più? Pregare e
raddoppiare la carità verso il Santo Padre, semplicemente pregando per lui. Fare
come la Chiesa primitiva che pregava d’un solo cuore per Pietro in prigione, ed
egli fu liberato da un angelo. Vi è il Sinodo dei mass media, vi è il Sinodo
della comunione dei santi. Preghiamo dunque con fervore e generosità per il
Santo Padre, che ha specialmente bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo.
[1] San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, IIIa,
q. 29, a. 2.
[2] Sant’Agostino, Contra Faustum, XXIII, sqq.
[3] Beato Paolo VI, Allocutio ad Motum “Equipes Notre-Dame”, 4 maggio 1970.
[4] Ibid.
[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del
monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di Les amis du
monastère, n. 152, 13 dicembre 2014, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]