Cristo in maestà tra due santi e i santi Mauro, Benedetto e Scolastica (scuola benedettina sec. XIII, particolare) |
Sorella e discepola di san Benedetto
Conveniva che la grande ed austera figura di san Benedetto ci apparisse
addolcita dagli angelici tratti della sorella, che nella sua profonda sapienza,
la divina Provvidenza volle accanto a lui per esserne la fedele cooperatrice.
La vita dei santi presenta spesso tali contrasti, come se il Signore volesse
farci intendere che, al di sopra delle regioni della carne e del sangue, esiste
un legame per le anime che le unisce e le rende feconde, le tempra e le
completa. Così, nella patria celeste, gli Angeli delle diverse gerarchie sono
congiunti da mutuo amore, di cui il Signore è il nodo, e godono eternamente le
dolcezze d’una tenera fratellanza.
La vita di Scolastica trascorse quaggiù senza lasciarci altra traccia che
il suggestivo ricordo della colomba, che, levandosi verso il cielo, avverti san
Benedetto che lo precedeva di alcuni giorni nella eterna felicità. È l’unico
episodio che ci resta di questa Sposa di Cristo, unitamente al racconto che ci
fa san Gregorio Magno, in cui riproduce il colloquio avvenuto tra fratello e
sorella tre giorni prima che questa fosse chiamata alle nozze celesti. Ma quali
meraviglie ci rivela questa scena incomparabile! Chi non comprenderà facilmente
l’anima di Scolastica dalla graziosa semplicità dei suoi desideri, dalla dolce
e forte fiducia in Dio, dall’ineffabile felicità con la quale trionfa sul
fratello, chiamando Dio stesso in suo aiuto?
La potenza dell’amore
Ma dove, dunque, la fragile vergine attinse quella forza che la rese capace
di resistere all’insistenza del fratello, nel quale essa riveriva il suo
maestro e il suo oracolo? Chi l’avvertì che la sua preghiera non era temeraria,
e che poteva esservi in quel momento qualcosa di meglio della severa fedeltà
alla Regola che Benedetto aveva scritta e doveva osservare con l’esempio? Ci
risponde san Gregorio: “Non meravigliamoci, egli osserva, che una sorella che
da tanto tempo ardeva dal desiderio di vedere il fratello, abbia avuto in quel
momento più potere di lui sul cuore di Dio; poiché, secondo la parola di san
Giovanni, Dio è amore, ed era giusto che colei che amava di più si
mostrasse più potente di quegli che amava di meno”.
La carità fraterna
Santa Scolastica, perciò, sarà in questi giorni l’apostola della carità
fraterna. Ella ci spingerà all’amore dei nostri simili, che Dio vuole
risvegliare in noi, mentre noi c’industriamo a ritornare a lui. La solennità
pasquale ci chiamerà a uno stesso banchetto, dove ci nutriremo della medesima
vittima della carità. Prepariamo subito la veste nuziale, perché colui che ci
invita vuole vederci tutti uniti nella sua casa (Sal 67).
Semplicità della colomba
Come fu rapido il tuo volo, quando, staccandoti da questa terra d’esilio,
ti slanciasti verso Dio. L’occhio del fratello ti seguì per un istante; poi ti
perdette di vista; ma l’intera corte celeste trasalì di gioia nel vederti
entrare. Ora tu sei alla sorgente di quell’amore che sovrabbondava nel tuo
cuore: dissetati eternamente a questa fonte di vita, e che il tuo soave candore
sia sempre più puro e rifulgente, in compagnia delle altre vergini che formano
la corte dell’Agnello.
Ricordati, però, di quella terra che fu per te, come è per noi, il luogo
della prova dove meritasti tanto onore. Timida davanti agli uomini, semplice e
innocente, tu ignoravi a che punto “feristi il cuore dello Sposo”. Trattavi con
lui con l’umiltà e la confidenza di un’anima mai turbata da rimorso alcuno, ed
egli s’arrendeva ai tuoi desideri con amabile condiscendenza. Benedetto, carico
d’anni e di meriti, assuefatto a vedere la natura obbediente ai suoi comandi,
fu vinto da te, in una lotta in cui la semplicità aveva visto più lontano della
profonda saggezza.
Grandezza dell’amore
Chi dunque ti aveva svelato, o Scolastica, il senso sublime che in quel
giorno ti fece apparire più saggia di quel grande uomo scelto da Dio ad essere
la regola vivente dei perfetti? Fu quegli stesso che elesse Benedetto come una
delle colonne della Religione. E lo fece per mostrarci che la pura carità vale
molto di più ai suoi occhi della più rigorosa fedeltà alle leggi. Queste non
sono fatte che per essere di aiuto a guidare gli uomini al fine cui il tuo
cuore già mirò. Benedetto, l’amico di Dio, comprese, e ben presto, riprendendo
la celeste conversazione, le vostre anime si fusero nella dolcezza di quell’amore
increato, che s’era rivelato a voi con tanta meraviglia e tanta gloria di sé.
Ma tu eri ormai matura per il cielo; il tuo amore non aveva più nulla di
terreno: ti attirava in alto. Ancora poche ore, e la voce del Signore ti farà
sentire le parole della Cantica, che lo Spirito Santo sembra aver
dettate per te: “Alzati, affrettati, o mia diletta, o mia colomba, o mia bella,
e vieni; mostrami il tuo viso, risuoni la tua voce nelle mie orecchie, che la
tua voce è soave e leggiadro il tuo viso” (Ct 2,10,14).
Preghiera per tutti...
Nel lasciare questa terra non dimenticarci! Le anime nostre sono destinate
a seguirti, sebbene sian prive del medesimo incanto agli occhi del Signore.
Meno fortunate della tua, esse dovranno purificarsi per lungo tempo prima d’essere
ammesse nel soggiorno ove contempleranno la tua beatitudine. La tua preghiera
obbligò le nubi del cielo a piovere sulla terra: ch’essa ci ottenga le lacrime
della penitenza. Le tue delizie consistevano nella conversazione intorno alle
cose eterne: rimuovi le nostri futili e nocive: facci gustare quelle nelle
quali le anime nostre aspirano ad unirsi a Dio. Tu trovasti il segreto di
quella fraterna carità, il cui sentimento è un profumo di virtù che allieta il
cuore di Dio: apri i nostri cuori all’amore verso i fratelli; elimina la loro
freddezza e indifferenza, onde possiamo scambievolmente amarci come Dio vuole
che ci amiamo.
... per l’ordine monastico
Ricordati dell’albero sotto i cui rami si rifugiò la tua vita. Il chiostro
benedettino t’invoca non solo come la sorella, ma anche come la figlia del suo
augusto Patriarca. Dall’alto dei cieli contempla i resti dell’albero, un tempo
sì vigoroso e fecondo, all’ombra dei quale le nazioni dell’Occidente si
riposarono per lunghi secoli. In ogni parte la scure distruggitrice dell’empietà
si divertì a colpire: rami e le radici. Ovunque sono rovine, che coprono il
suolo dell’Europa intera. Ciò nonostante, sappiamo ch’esso dovrà rivivere e che
germoglierà di nuovi rami, perché il Signore ha voluto legare la sorte di
questo antico albero agli stessi destini della Chiesa. Prega, affinché riviva
in esso la prima linfa, proteggi con materne cure le tenere gemme che produce;
difendile dalle tempeste, benedicile e rendile degne della fiducia che in esse
ripone la Chiesa.
[Dom
Prosper Guéranger O.S.B. (1805-1875), L’anno liturgico - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione,
Edizioni Paoline, Alba 1959, pp. 804-808]