[In realtà, il problema fondamentale è altrove. Esso riguarda la nozione di bello e del suo incontro con la liturgia. Per il Padre Abate (Dom Jean Pateau O.S.B., Abate di Fontgombault),] “questo problema è capitale. Onde rispondere, sarebbe anzitutto necessario definire i termini. Vi è che è molto difficile definire la liturgia, poiché essa è una realtà viva. Non si definisce la vita. Possiamo solo cercare di descriverla. La santa liturgia – in maniera eminente nell’eucarestia – rende presente in ogni momento della storia il mistero pasquale di Cristo, la sua morte e la sua resurrezione, il sacrificio che ci riscatta e ci vivifica. L’autentico soggetto della liturgia, l’unico sommo sacerdote, è lo stesso Cristo. Noi non siamo che i suoi servitori, i suoi ministri, e allo stesso tempo Cristo fa di noi i suoi amici, perché ci fa partecipare alla sua vita. La liturgia è il sentiero che dobbiamo intraprendere per andare verso Dio, mediante Cristo. Il fine della nostra vita cristiana è l’unione con Dio, e questa unione si ottiene per mezzo della preghiera e la conformità alla volontà divina. Perciò la liturgia è il sentiero per eccellenza, in quanto è la preghiera della Chiesa e il luogo in cui siamo certi d’incontrare Dio e di fare la sua volontà, lodandolo, ringraziandolo e adorandolo, offrendogli un culto ‘in spirito e verità’. Dunque, è un sentiero, ma quaggiù noi ci dirigiamo all’intelligibile, allo spirituale, attraverso il sensibile. Abbiamo bisogno dei segni e dei simboli esteriori, materiali, per introdurci alle realtà spirituali”.
[Dom Jean Pateau O.S.B., cit. in Nicolas Diat, Le grand bonheur. Vie des moines, Fayard, Parigi 2020, pp. 91-92, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]