
Non bisogna valutare la perfezione della continenza soltanto in base ai tempi e alla qualità dell'alimentazione, ma prima di tutto in base al giudizio della propria coscienza. Ciascuno, infatti, deve imporsi una regola di frugalità proporzionata alle esigenze della lotta che deve combattere contro il proprio corpo. È senz'altro utile e assolutamente necessario osservare i digiuni fissati dalla regola, ma se il pasto che li segue non è frugale, non si potrà raggiungere lo scopo per cui li si pratica, cioè l'integrità. Infatti, i lunghi digiuni seguiti da pasti abbondanti affaticano il corpo per un certo tempo, ma non gli permettono di acquisire la purezza della castità. L'integrità della mente è strettamente connessa al digiuno del ventre, e chi non sarà disposto a custodire ininterrottamente una regola uniforme di astinenza, non riuscirà a mantenere per sempre la purezza della castità. Anche i digiuni più austeri, se sono seguiti da un rilassamento eccessivo, diventano inutili e ci fanno subito cadere nel vizio dell'ingordigia. È preferibile un'alimentazione ragionevole e moderata ogni giorno, anziché un lungo e austero digiuno una volta ogni tanto. Un'astensione dal cibo praticata senza misura non solo può compromettere l'equilibrio della mente, ma, con l'affaticamento del corpo, finisce per infiacchire e privare della sua forza anche la preghiera.
[Giovanni Cassiano, Le istituzioni cenobitiche, V,1-2 e V,9]