[Del tutto recentemente abbiamo presentato e commentato il film Uomini di Dio di Xavier Beauvois («Non temo la morte, sono un uomo libero»), dedicato al martirio di sette monaci cistercensi della stretta osservanza (trappisti) del priorato algerino Notre-Dame de l’Atlas di Thiberine, nel 1996.
Successivamente, la nostra attenzione è stata attirata su un altro caso – fra altri, ma assai meno noto, e se possibile più crudele – di persecuzione e martirio, cristianamente accolto, di monaci trappisti, sempre nel corso del secolo XX. Ci riferiamo ai trentatré martiri della trappa di Yang-Kia-Ping, Nostra Signora della Consolazione, in Cina, la cui passione fu vissuta negli anni 1947-1948.
Nel Martirologio Cistercense – di cui qui in chiusura riportiamo la relativa pagina, così com’è presentata sul sito Internet della Santa Sede – essi sono ricordati come: Crisostomo Chang e i suoi 32 compagni.
Con la speranza che anch’essi possano intercedere per noi, ora che contemplano il volto di Dio, precediamo la notizia del martirologio dal brano d’esordio dell’opera di James T. Myers, Nemici senza fucile. La Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese, trad. it., Jaca Book, Milano 1994, p. 31]
«L’inizio della fine era scattato già una settimana prima con l’arresto di padre Crisostomo e di padre Serafino, ed il loro successivo processo davanti ad un tribunale popolare. Sette giorni dopo, il 9 luglio 1947, diciotto preti e monaci conversi dell’abbazia trappista di nostra Signora della consolazione si riunirono alle quattro del mattino per celebrare la santa messa. Loro non potevano certo saperlo, ma quella sarebbe stata l’ultima volta che i monaci celebravano insieme la messa nel loro monastero. Iniziava per loro una dura prova che portò a conseguenze disastrose: il magnifico monastero fu ridotto in macerie e trentatré monaci divennero martiri della fede».
Martirologio Cistercense - Crisostomo Chang e i suoi 32 compagni
Una delle più belle pagine del martirologio cistercense fu scritta dai monaci di Nostra Signora della Consolazione, in Cina, la cui passione fu vissuta negli anni 1947-1948.
La trappa di Yang-Kia-Ping, fondazione di Tamié nel vicariato apostolico di Pechino, fu la prima comunità trappista in estremo Oriente, fiorente di vocazioni e di attività. Nel 1945 si trovò al centro della guerra civile iniziata dopo il conflitto cino-giapponese, a causa del quale aveva già molto sofferto negli anni precedenti. Il villaggio prossimo al monastero venne infatti a trovarsi sulla linea di demarcazione tra l’armata rossa di Mao-Tze-Tung e l’esercito nazionalista di Chiang-Kai-Chech.
Nell’estate 1947 il monastero fu preso di mira dai comunisti con false accuse: dimentichi dei grandi benefici che per sessantaquattro anni i trappisti avevano assicurato ai poveri e al popolo, sottoposero i monaci a tumultuosi processi popolari e ad interrogatori su questioni riguardanti lo stato e sui segreti del culto, con pubbliche bastonature e disumane torture fisiche e morali per far loro abbandonare la religione, considerata dai comunisti una superstizione ormai da cancellare.
I diciotto monaci sacerdoti, che avevano rinnovato per l’ultima volta al monastero il sacrificio di Cristo, compresero che le loro vite si sarebbero trasformate ben presto in una autentica Messa.
Il 30 agosto 1947 iniziò il martirio: distrutto con un incendio quanto restava del monastero, i comunisti in fuga deportarono in massa tutti i monaci, circa settantacinque, senza riguardo né all’età, né all’infermità, lungo itinerari impervi delle montagne del Nord tra le gole selvagge della Ta-Long-Men (la porta del gran dragone), in quella che fu chiamata la “marcia della morte”.
Le mani legate con catene o fil di ferro che metteva a nudo le ossa, sotto piogge torrenziali, gli anziani e gli infermi portati a spalla dai fratelli già carichi di pesanti fardelli, costretti a prendere cibo come gli animali, impediti di comunicare tra loro a segni come erano soliti e frustati perché sorpresi nel dormiveglia a muovere le labbra in preghiera, ne morirono fino a tre al giorno lungo il percorso, per lo sfinimento e la miseria. Molti sacerdoti morirono di morte improvvisa, forse avvelenati: i cadaveri dei monaci erano abbandonati sul terreno pressoché insepolti.
Nel gennaio 1948, dopo un ultimo giudizio popolare a Panpou, furono fucilati P. Crisostomo Chang e altri cinque religiosi. Il giovane sottopriore, scelto come capofila del gruppo dei martiri, che già dall’inizio della persecuzione aveva subito con coraggio battiture e vessazioni, esortò i suoi compagni dicendo: “Noi moriamo per la causa di Dio. Innalziamo per l’ultima volta il nostro cuore verso di lui in un’offerta totale del nostro essere”.
Poiché la sentenza di morte pronunziata dai comunisti non era mai stata confermata, i superstiti furono via via liberati, ma altri tra loro morirono poco dopo per le conseguenze della prigionia.
Di questi fratelli che sopportarono tribolazioni così grandi, perseverando generosamente fino alla morte nella confessione della loro fede, è possibile affermare ciò che disse di uno di loro la giovane guardia rossa incaricata di annunziarne la morte ai fratelli: “Questo è morto molto pacificamente ed è molto simile all’Uomo in croce che ho visto nel vostro monastero”.
Alludeva al Crocifisso della chiesa di Yang-Kia-Ping.
Diamo l’elenco dei trentatré martiri: erano tutti di nazionalità cinese, tranne tre monaci sacerdoti francesi, uno olandese e un altro canadese.
1 - Crisostomo Chang (1920-1948), sottopriore
2 - Michele Hsü (1901-1947), superiore
3 - Antonio Fan (1885-1947), priore
4 - Elredo Drost (1912-1947), sacerdote, francese
5 - Alfonso L’Heureux (1894-1947), sacerdote, canadese
6 - Agostino Faure (1873-1947), sacerdote, francese
7 - Bonaventura Chao (1902-1948), sacerdote
8 - Emilio Ying (1886-1947), sacerdote
9 - Stefano Maury (1886-1947), sacerdote, francese
10 - Guglielmo Cambourien (1878-1947), sacerdote, francese
11 - Odilone Chang (1897-1947), sacerdote
12 - Simone Haü (1897-1947), sacerdote
13 - Serafino Che (1909-1948), sacerdote
14 - Teodoro Yuen (1915-1948), sacerdote
15 - Basilio Keng (1915-1948), suddiacono
16 - Ugo Fan (1881-1947), accolito
17 - Alessio Liu (1897-1948), converso
18 - Amedeo Liu (1899-1947), converso
19 - Bartolomeo Ch’in (1893-1947), converso
20 - Bruno Fu (1868-1947), converso
21 - Clemente Kao (1899-1947), converso
22 - Corrado Ma (1872-1947), converso
23 - Damiano Hwang (1893-1948), converso
24 - Eligio Hsü (1918-1948), converso
25 - Ireneo Wang (1884-1947), converso
26 - Giovanni Gabriele Tien (1861-1947), converso
27 - Gerolamo Ly (1873-1947), converso
28 - Luigi Gonzaga Jen (1872-1947), converso
29 - Malachia Ch’ao (1872-1947), converso
30 - Marco Litchang (1885-1947), converso
31 - Giovanni Maria Miao (1919-1948), converso
32 - Martino Haü (1899-1947), converso
33 - Filippo Wang Liu (1877-1947), converso