venerdì 13 agosto 2021

Abbiamo bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia ancora possibile

Reverendissimo Padre, cari fratelli, cari amici,
25 anni fa, l’8 agosto 1996, stavo guidando verso la stazione ferroviaria di Avignone per andare a prendere i miei cari genitori, venuti dagli Stati Uniti per partecipare alla mia ordinazione sacerdotale. Non vedevo mio padre da 9 anni. Il confratello che mi accompagnava mi disse: “25 anni fa, l’8 agosto 1971, è morto mio nonno André Charlier”. L’8 agosto 1971, dunque sono passati esattamente 50 anni dalla morte di André Charlier. Ed è oggi, 8 agosto, che festeggio il mio 25° anniversario di sacerdozio. Lo vedo come un segno della Provvidenza: Dom Gérard mi chiamò al sacerdozio, e attribuì sempre la sua vocazione monastica all’influenza del suo padre spirituale André Charlier. Si può dire che senza André Charlier, il monaco Dom Gérard probabilmente non sarebbe mai esistito, né l’Abbazia di Sainte-Madeleine del Barroux. Allo stesso modo, si può dire che senza John Senior, l’Abbazia di Clear Creek, negli Stati Uniti, non sarebbe mai esistita.
Questa mattina, sto celebrando il mio 25° anniversario di sacerdozio e vorrei dire, con il popolo della Decapoli, che Gesù “ha fatto bene ogni cosa”. Ecco perché, come commento al Vangelo di questa mattina, lasciate che vi racconti la guarigione di un sordomuto, il signor John Nash. Conoscete John Nash? Egli era un matematico americano, nato nella Virginia Occidentale. Nel 1994 divenne famoso in tutto il mondo, quando ricevette il Premio Nobel. Il Vangelo di questa mattina ci parla della guarigione di un sordomuto, ed è tradizione a questo proposito evocare il grande mistero del peccato originale, che ha reso l’umanità sorda e muta. Dopo il peccato originale, senza il battesimo, la Parola di Dio non penetra adeguatamente nell’uomo, l’uomo caduto è sordo; e l’uomo non è in grado di parlare correttamente, di trasmettere agli altri questa medesima parola, l’uomo caduto è muto. Ho pensato che l’esempio di John Nash potesse illustrare un po’ questo mistero del peccato originale. Di recente ho letto la sua biografia, un libro di 450 pagine abbastanza denso, pubblicato in inglese, ma per quanto ne so, non tradotto in francese. Tuttavia, il film A Beautiful Mind, basato su questo libro, esiste in francese. Il grande attore Russell Crowe interpreta il personaggio in modo ammirevole, e il film ha vinto quattro premi Oscar nel 2001. John Nash ha conseguito il dottorato in matematica intorno al 1950, presso la famosa Princeton University, negli Stati Uniti. In quell’ateneo Albert Einstein era un ricercatore, e all’epoca questa università era il centro mondiale per la matematica. Fu per le scoperte che portarono a questo dottorato, ottenuto all’età di 21 anni, che Nash ricevette un Premio Nobel, più di 40 anni dopo. Nel frattempo, si ammalerà gravemente, all’età di 30 anni soffrirà di una grave schizofrenia, così grave che sua moglie divorzierà da lui. John Nash non potrà più insegnare a Princeton; in breve, sperimenterà un crollo totale. La sua schizofrenia lo isolò dal mondo esterno, divenne un “sordomuto” dal punto di vista del rapporto con gli altri. Ma, cosa assai rara, guarirà, dopo 25 anni di prove amare. E tornerà a Princeton, otterrà persino il Premio Nobel per l’Economia, e… si risposerà con sua moglie, nel 2001!
In gran parte, fu grazie all’aiuto di sua moglie, che era per lui come un èffeta, “apriti”, che John Nash fu in grado di guarire. Il momento più commovente del film lo evoca. Mentre John sembra definitivamente perso, sua moglie si inginocchia davanti a lui. Ha appena deciso, d’accordo con lo psichiatra, di tenere John a casa, pur rimanendo divorziato, e di non internarlo nell’ospedale psichiatrico. Ben consapevole dei rischi che comporta, mette la mano sul cuore di John, poi la mano sulla testa malata, e dice molto lentamente: “Ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia ancora possibile”. Seguiranno per lei 15 anni di prove, prima della miracolosa guarigione di John. Senza l’aiuto di sua moglie, probabilmente John Nash non sarebbe mai guarito né avrebbe ricevuto il Premio Nobel. Senza André Charlier, probabilmente questo monastero non esisterebbe. È la comunione dei santi.
Il genetista Jérôme Lejeune ha detto: “C’è qualcosa che colpisce molto il neurologo e il medico che sono, è che c’è davvero una ferita all’origine della natura umana [...] il cuore e la ragione non vivono in ottima sintonia, ed è probabilmente questo il segno del peccato originale”. Cuore e ragione: ecco perché la moglie di John Nash mette la mano sul cuore e sulla testa del marito.
Schematizzando, possiamo dire che la donna è il cuore. Si dice che la donna pensi con il suo cuore. Nel cuore della Chiesa mia Madre, sarò amore, ha detto santa Teresa. L’uomo è la testa, la ragione. Il Papa è la testa della Chiesa. Questa settimana diversi confratelli mi hanno chiesto se, nella mia omelia, avrei parlato del motu proprio di Papa Francesco. Ho risposto: “No, non spetta a me farlo”. Tuttavia, ieri mi è venuta un’idea. Molti di noi vogliono una cosa: che una donna intervenga nella Chiesa. E non una qualsiasi. Ciò che celebreremo tra qualche giorno. Molti di noi pregano affinché questa Donna, Maria, venga, per esempio, ad inginocchiarsi davanti al Santo Padre. Che metta la mano sul cuore del Papa, poi la mano sulla testa del Papa, e gli dica, a proposito di questo motu proprio: “Santissimo Padre, ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia ancora possibile”. Dopo 25 anni di sacerdozio, questa è la grazia che chiedo a Maria, che è la donna della mia vita.

[Padre Michel O.S.B., monaco dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, omelia di domenica 8 agosto 2021, in occasione del 25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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