Frutto
ecclesiale: la pace
È venuto ora il momento di considerare il
frutto ecclesiale del motu proprio Summorum Pontificum. Per la Chiesa esso è
stato e rimane un fattore di pace.
Non è inquietante che sacerdoti e fedeli
accettino delle discordie nella celebrazione dell’eucaristia, il sacramento
dell’amore? In un’intervista del 2016, così diceva il cardinale Robert Sarah:
“Senza uno spirito contemplativo, la
liturgia rimarrà un’occasione di odiose lacerazioni e scontri ideologici…
mentre essa dovrebbe essere il luogo della nostra unità e della nostra
comunione nel Signore” (La Nef, n. 285, ottobre 2016, p. 15).
Il motu proprio di Papa Benedetto invita i
pastori, i sacerdoti e i fedeli a comprendersi, ad ascoltarsi, a rispettarsi.
Questo è il ruolo del pastore supremo che ama tutte le sue pecore, che le
guida, che insegna loro, che le soccorre.
Con la lettera circolare Quattuor abhinc annos, Papa Giovanni Paolo II faceva stato “della sollecitudine che il Padre comune ha per
tutti i suoi figli”. Il Papa
polacco manifesterà nuovamente i suoi sentimenti con il motu proprio Ecclesia Dei, del 2 luglio 1988. Solo
le prime due parole del documento sono state mantenute nel titolo, spiace! La
terza parola è adflicta. La commissione che reca il medesimo nome non è nata
negli splendori di una Chiesa trionfante, bensì sulla croce di una divisione
tra fratelli. Occorre sottolineare che i primi due paragrafi di questo testo
menzionano l’afflizione: afflizione della Chiesa che vede allontanarsi dalla
piena comunione alcuni dei suoi figli; “afflizione […] particolarmente sentita
dal Successore di Pietro, al quale spetta per primo la custodia dell’unità
della Chiesa”.
Al numero 5, Giovanni Paolo II indirizza ai
pastori e ai fedeli un appello affinché abbiano coscienza “della legittimità,
ma anche della ricchezza che rappresenta per la Chiesa la diversità dei carismi
e delle tradizioni di spiritualità e di apostolato”. A tutti i fedeli che si
sentono legati a certe forme liturgiche e disciplinari anteriori della
tradizione latina, il Papa manifesta inoltre la sua volontà, alla quale si
devono associare i vescovi e quanti hanno un ministero pastorale nella Chiesa,
di facilitare la comunione ecclesiale, grazie a delle misure necessarie per
garantire il rispetto delle loro aspirazioni.
Nella lettera ai vescovi di Benedetto XVI
in occasione della pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum, il
Papa esprime sentimenti analoghi: “fiducia” e “speranza”, pur riconoscendo che
le reazioni all’annuncio della pubblicazione del documento vanno “da
un’accettazione gioiosa ad un’opposizione dura”. In righe paterne nei confronti
dei pastori delle diocesi, egli cerca di sradicare i loro timori: paura di
sminuire l’autorità del Concilio Vaticano II e di mettere in dubbio la sua
riforma liturgica, timore di fratture nelle comunità parrocchiali. Egli
desidera inoltre guarire delle ferite: ferite legittime dei fedeli davanti alle
“deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile”, ferite delle ingiuste
persecuzioni contro i sacerdoti fedeli, ferite per osservazioni spiacevoli,
provenienti dagli uni o dagli altri. Ci sarebbero molti pentimenti e perdoni
giustificati da scambiarsi in questo ambito, senza parlare di esami di
coscienza sempre attuali.
Benedetto XVI ha voluto fare un’opera di pacificatore.
L’ideologia in materia liturgica ha portato alla divisione, alla tristezza e al
pessimismo. Con il motu proprio, Benedetto XVI ha accelerato un processo verso
un tempo di pace liturgica. Laddove esso è stato accolto generosamente dai
pastori e dai fedeli, la comunione rinasce.
[Dom Jean Pateau O.S.B., Padre Abate dell’abbazia Notre-Dame di Fontgombault, “Fruits de la grâce du motu proprio Summorum Pontificum pour la vie monastique et la vie sacerdotale”, conferenza in occasione del V Convegno sul motu proprio Summorum Pontificum, dal titolo Il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI: Una rinnovata giovinezza per la Chiesa, svoltosi a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, il 14 settembre 2017. Trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B. / 4 - continua (la prima parte qui; la seconda parte qui; la terza parte qui)]