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Il giaciglio sul quale dormiva suor Nazarena |
Il 7 febbraio 2015, nella gioiosa memoria liturgica di san Romualdo, ricorre il 25° anniversario della morte - o per meglio dire, della salita al Cielo, come la speranza cristiana c'induce a ritenere con fiduciosa certezza - della monaca reclusa di origini statunitensi suor Maria Nazarena O.S.B. Cam. (Julia Crotta, 1907-1990), avvenuta per l'appunto il 7 febbraio 1990 nel monastero camaldolese Sant'Antonio Abate di Roma, sull'Aventino, dove ella visse la sua esistenza nella reclusione, dal 1945 fino alla morte.
Già in passato abbiamo detto del senso di vertigine umana e spirituale con il quale ci si accosta alla storia di questa "Madre del deserto" del secolo XX. A maggior ragione desideriamo farlo nuovamente in questo 25° anniversario, con l'augurio che si diffonda sempre più la conoscenza e l'amicizia spirituale con questa straordinaria figura di santità, della quale invochiamo l'intercessione.
Lo facciamo riproducendo un brano del suo racconto autobiografico - scritto nel 1989, all'età di 82 anni (riprodotto nel prezioso volume a cura di Emanuela Ghini, Oltre ogni limite. Nazarena monaca reclusa. 1945-1990, Edizioni OCD, Roma 2007, p. 25) -, nel quale suor Nazarena ricorda l'evento che segnerà per sempre la sua vita, quando all'età di 27 anni si sentì chiamata da Gesù al deserto, e ricevette la grazia di corrispondere a una vocazione di assoluta radicalità evangelica.
Altresì, con un po' di pudore desideriamo oggi condividere un inedito portfolio fotografico, che documenta gli spazi, gli arredi e gli indumenti - segni materiali, ma indubbiamente anche di una precisa geografia spirituale - entro e con i quali Nazarena visse la sua reclusione monastica e terminò i suoi giorni sulla terra, fino a consegnarsi per sempre alle braccia dello Sposo, il Signore Gesù.
Era il 1934, durante le vacanze pasquali. Una notte, che fu per me una nox beatissima, Dio mi accordò una grazia immensa, che trasformò all'istante tutta la mia vita. Per alcuni giorni fui come rapita, fuori di me. Mi sentivo in un universo nuovo. Avrei voluto fuggire lontano da questo mondo e da tutto il suo vuoto per seppellirmi per sempre nel deserto, sola con Dio solo. Da quella notte il deserto è rimasto per me una realtà misteriosa che m'incanta e mi attrae con straordinaria potenza.
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La cella di Nazarena. Sul fondo, oltre la porta, il vestibolo presso il quale sostava il confessore
o la Madre, e dove veniva depositato il cibo (regime alimentare a digiuno perpetuo)
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Gli occhiali di suor Nazarena e una Bibbia commentata da lei usata |
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Le calzature indossate da suor Nazarena |
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L'abito della reclusa, di tela grezza |
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La cella vista dal vestibolo. Sullo sfondo, la porta dalla quale suor Nazarena accedeva allo stanzino per assistere alla Messa |
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Esempi del lavoro manuale con le palme che suor Nazarena ha svolto durante i 45 anni di reclusione monastica |
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Lo stanzino dal quale suor Nazarena assisteva alla Messa |
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Il mobiletto dei libri e la cassapanca per i materiali di lavoro di suor Nazarena |
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La visuale dalla cella di suor Nazarena, sull'Aventino. Sullo sfondo, il Circo Massimo |
Nazarena - Nel 25° anniversario della sua salita al Cielo