I
Più
inerme del giglio
nel
luminoso
sudario
sale
il Calvario
teologale
penetra
nel roveto
crepitante
dei millenni
si
occulta
nell’odorosa
nube della lingua.
Curvato
da terribili
venti
bacia
sacre piaghe in silenzio
eleva
e mostra
pure
palme trapassate
mendica
pace
tra
pollice e indice tende
un
filo sull’abisso del Verbo.
Dagli
ossami dei martiri
tritume
di gaudio
cresce
la
radice di Jesse
sboccia
nel calice rovente
e
nella bianca luna
crociata
di sangue e
stendardo
che
sorgendo gli fiacca
i
ginocchi.
Sulla
pietra angolare
ci
spezza la morte
la
eleva all’orizzonte delle lacrime
la
posa
con
materno terrore
su
stimmate di labbra
a
medicare
la
vita.
Intorno
al pasto
mortale
tra i
lembi del Dio
sibilano
serpenti addentano il corporale
ai
quattro angoli del conopeo
si
arrotolano i fogli
dei
cieli
crepe
saettano nei pilastri.
Ossessi
alla
porta
nel
profumo di peste
mimano
e vendono con lazzi
agli
infermi e deformi
della
probatica
vasca
la sua
soave maschera di suppliziato.
II
Falconiere
del Cielo
sulla
cui mano alzata
piomba
l’eterno Predatore
avido
di prigione...
III
Dove
va
questo
Agnello
che ai
vergini è dato
seguire
ovunque vada dove va
questo
Agnello
stante
diritto e ucciso
sul
libro dei segnati
ab
origine
mundi?
Non si
può nascere ma
si può
restare
innocenti.
Dove
va
questo
Agnello
che a
noi gli ucciditori non è dato
seguire
coi segnati
né
fuggire
ma
singhiozzando soavemente concepire
nel
buio grembo della mente
usque
ad consummationem
mundi?
Non si
può nascere ma
si può
morire
innocenti.