Dom Gérard è un grande innamorato, un appassionato della Regola e delle usanze che ha ricevuto prima a Madiran e poi a Tournay, all’inizio degli anni 1950. Possiamo qui distinguere l’uomo della Regola, ma anche rilevare il suo desiderio d’integrare alcuni elementi dalle tradizioni certosine e solesmensi.
Contrariamente
a quanto ormai si fa generalmente, Dom Gérard ha mantenuto contro venti e
tempeste un commento quotidiano della Regola. Ha tenuto a conservare – ed è
questo senza dubbio l’aspetto principale del suo carisma – un attaccamento alla
Regola il più letterale possibile, compreso il programma liturgico che essa
prescrive. Quest’ultimo punto lo ha condotto a una grande unità di vedute con i
monaci di Fontgombault e delle sue filiazioni.
Inoltre,
Dom Gérard ha cercato al meglio di vivere non solo la lettera, ma anche lo
spirito della Regola. Non è possibile citare tutte le ricorrenze, ma ricordiamo
fra l’altro uno spirito di grande ospitalità, che ha dato all’esterno – e
continua a diffondere – la buona reputazione del nostro monastero.
Dom
Gérard ha altresì enormemente profittato dell’esperienza da lui acquisita
presso la fondazione di Tournay in Brasile, a Curitiba. Egli ha saputo fare
tesoro degli errori da non ripetere in materia d’inosservanza. La sua
insistenza, alquanto benedettina, sull’obbedienza e sull’umiltà, ci è ben nota.
Ma esse non sono proprie di Dom Gérard, che d’altro canto ha avuto la grande
intuizione personale – rara al giorno d’oggi, nonché radicata in una sana
antropologia tomista, cioè in una sana filosofia della natura umana – per cui
le forme esterne, ovvero corporali (tonsura, abito monastico, gesti di
riverenza o di soddisfazione, capitolo delle colpe, ecc.) sono un mezzo potente
per aiutare l’anima a convertirsi. Si tratta in questi casi di bastioni contro
gli attacchi, ma anche di mezzi per progredire positivamente.
Il
maremoto che ha accompagnato il periodo conciliare e i disastri che ha causato
nella sua comunità di Tournay – che si sono tradotti particolarmente in assai
numerosi abbandoni della vita religiosa –, è stato per lui un insegnamento e un
vigoroso incitamento a reagire e a resistere. Da qui la sua partenza dalla
comunità, per rimanere fedele alla vita monastica come l’aveva trovata
arrivando a Madiran.
Il
soggiorno di un anno di Dom Gérard all’abbazia di Fontgombault, al ritorno dal
Brasile, e la sua amicizia con le sue filiali, gli hanno fatto apprezzare quanto
l’amore per l’ortodossia presente in questi monasteri, come pure l’amore della
Regola, dell’Abate, delle tradizioni monastiche (nel caso specifico,
solesmensi) e infine della liturgia pre-conciliare – conservata quanto lo permise
l’obbedienza, anche dopo il 1974 – creerà un avvicinamento che sfocerà nel 1989
alla redazione delle nostre Dichiarazioni e Costituzioni, sulla base di quelle
della Congregazione di Solesmes, amabilmente comunicateci da Dom Jean Prou
O.S.B. (1911-1999) mediante Dom Éric de Lesquen O.S.B. Molti elementi così
integrati nella nostra legislazione si riveleranno infatti una buona armatura,
una valida balaustra, di migliore qualità rispetto alle attuali costituzioni
della Congregazione di Subiaco, e corrispondono meglio a ciò che abbiamo sin là
vissuto o desiderato. Abbiamo naturalmente incluso nelle Dichiarazioni e
soprattutto nelle norme numerosi elementi d’ordine meno canonico e più
concreti, provenienti da antiche Costituzioni o Dichiarazioni della
Congregazione di Subiaco, che rimane quella da cui proveniamo.
Avendo
anche vissuto in una certosa, il nostro Padre Abate ha integrato alla nostra
vita uno o due elementi provenienti da questa tradizione, in particolare i
nostri “Gloria Patri”, di cui tutti i
monaci benedettini parlano, se non con entusiasmo, almeno con grande rispetto.
[Dom Basile Valuet O.S.B., “Dom Gérard, l’homme de la
Règle de saint Benoît”, La Nef, n.
302, aprile 2018, p. 29, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]