- Ah! come sono
felici!
L’abate rispose: -
Troppo.
Poi dolcemente, a voce
bassa:
- Davvero! Entriamo
qui per far penitenza, per mortificarci e abbiamo appena cominciato a soffrire
che già Dio ci consola! È così buono che vuol ingannarsi sui nostri meriti. Se
permette che in certi momenti il demonio ci perseguiti, ci dà in cambio tanta
gioia che non c’è più proporzione tra la ricompensa e la pena. Talvolta mi
domando come possa sussistere ancora l’equilibrio che le monache e i monaci
sono incaricati di mantenere, perché né gli uni né le altre soffrono abbastanza
per neutralizzare le offese continue delle città.
L’abate si interruppe,
poi riprese pensoso.
- Il mondo non
concepisce neppure che le austerità delle abbazie possano arrecargli vantaggio.
La dottrina della sostituzione mistica gli sfugge completamente. Non può capire
che, quando si tratta di subire una pena meritata, la sostituzione dell’innocente
al colpevole è necessaria. Tanto meno si spiega che, volendo patire per gli
altri, i monaci allontanino le collere celesti e stabiliscono una solidarietà
nel bene che fa da contrappeso all’unione del male. Eppure Dio sa da quali
cataclismi questo mondo sarebbe minacciato se, in seguito all’improvviso
sparire di tutti i chiostri, l’equilibrio che lo salva venisse rotto.
[Joris-Karl Huysmans (1848-1907), Per strada, trad. it., BUR Rizzoli, Milano 1961, p. 331]