mercoledì 11 gennaio 2017

Una solidarietà nel bene che fa da contrappeso all’unione del male

- Ah! come sono felici! 
L’abate rispose: - Troppo. 
Poi dolcemente, a voce bassa: 
- Davvero! Entriamo qui per far penitenza, per mortificarci e abbiamo appena cominciato a soffrire che già Dio ci consola! È così buono che vuol ingannarsi sui nostri meriti. Se permette che in certi momenti il demonio ci perseguiti, ci dà in cambio tanta gioia che non c’è più proporzione tra la ricompensa e la pena. Talvolta mi domando come possa sussistere ancora l’equilibrio che le monache e i monaci sono incaricati di mantenere, perché né gli uni né le altre soffrono abbastanza per neutralizzare le offese continue delle città.
L’abate si interruppe, poi riprese pensoso. 
- Il mondo non concepisce neppure che le austerità delle abbazie possano arrecargli vantaggio. La dottrina della sostituzione mistica gli sfugge completamente. Non può capire che, quando si tratta di subire una pena meritata, la sostituzione dell’innocente al colpevole è necessaria. Tanto meno si spiega che, volendo patire per gli altri, i monaci allontanino le collere celesti e stabiliscono una solidarietà nel bene che fa da contrappeso all’unione del male. Eppure Dio sa da quali cataclismi questo mondo sarebbe minacciato se, in seguito all’improvviso sparire di tutti i chiostri, l’equilibrio che lo salva venisse rotto.

[Joris-Karl Huysmans (1848-1907), Per strada, trad. it., BUR Rizzoli, Milano 1961, p. 331]

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