Due mesi fa, nella nostra ultima Lettre aux Amis du Monastère, mi
ripromettevo di dirvi come una comunità monastica può operare in uno spirito di
cristianità. Senza dubbio non si ricostituirà presto una civiltà cristiana, ma
si possono costituire delle isole o dei fortini, come amava ricordare il
compianto padre Roger-Thomas Calmel O.P. (1914-1975). Propongo sull’argomento
alcuni fatti concreti che siano capaci d’illuminare la nostra riflessione.
Quando i primi monaci hanno fondato i loro
monasteri nei paesi selvaggi dell’Europa, ciò che più tardi darà vita alla
civiltà, essi hanno fatto tre cose: hanno coltivato la terra (un lavoro senza
frode); hanno formato delle comunità fraterne, d’ispirazione familiare (in
accordo con l’ordine naturale); hanno fatto salire il loro canto di lode a Dio,
giorno e notte (ciò che li manteneva in contatto permanente con il loro fine
soprannaturale). Il lavoro, la vita di famiglia, il canto liturgico: come si
vede, si tratta di cose semplici e concrete, accordate alle aspirazioni
naturali dello spirito umano. Allora “ha preso”, come si dice quando il fuoco
si accende.
Vi è un inizio di cristianità ogni volta che
qualcosa di santo e di rettificato esce dalla terra. Non si fabbricano dei
valori di cristianità come non si fabbrica il grano che cresce; lo si coltiva,
certo, lo si protegge, ma occorre anzitutto della buona terra e quel permesso
divino composto da un accordo provvidenziale fra l’acqua, il sole e il lavoro
degli uomini. Il radicamento benedettino ha dato vita all’Europa cristiana
grazie a un’unione di fatti miracolosi che la storia registra sotto il nome di
cause, ma che è in primo luogo un effetto interamente gratuito della grazia
divina.
Questo accordo gratuito, indissolubile, fra la
natura e la grazia, costituisce un primo principio. Lo spirito di cristianità
eviterà di conseguenza ogni rivestimento, ogni difetto di esecuzione.
Manifestare delle abitudini di pietà a detrimento delle virtù naturali,
impostare una mistica senza ascesi, inventare dei gesti liturgici contrari alle
leggi del sacro, comporre delle parole pie su dei cattivi cantici, pretendere
d’incidere dei segni eterni su una materia friabile, sono degli imbrogli che
presto o tardi finiranno per rivoltarsi contro l’uomo. Più che una mancanza di
gusto, è una specie di menzogna, una grande disgrazia per le anime e per la
civiltà.
Mille anni di cristianità mettono in discussione
questa miserabile concezione della vita e testimoniano a favore di
un’attenzione profonda, di un’immensa serietà nei confronti dell’ordine
temporale. Il gusto della perfezione, la tenera sollecitudine con la quale si
circondano le cose del tempo, sono sempre un segno di civiltà.
Gli hippy cercano l’evasione; i mistici cristiani
piantano e costruiscono. Quando Dio ha deciso nel secolo XV di salvare il
destino politico di una nazione cristiana, ha scelto una vergine e si è preso
cura di farla istruire tramite la lunga mano di un arcangelo e di due santi del
Paradiso. Ecco qualcosa che ci dovrebbe illuminare sull’eminente dignità
dell’ordine temporale.
Quest’alleanza dello spirituale e del temporale,
quest’articolazione dell’uno sull’altro, lo ritroviamo nella Regola di san Benedetto. La Regola, è vero, s’indirizza ai cercatori
di Dio, alla ricerca di assoluto, ma lungi dallo spingerli a evadere dalla loro
condizione di creature, essa si fonda anzitutto sulle semplici virtù naturali:
la pietà filiale, la lealtà, la pazienza, l’ospitalità, l’amore del lavoro ben
fatto, la vita in comunità con il suo corteo di esigenze, soprattutto l’umiltà
e il mutuo supporto. È tutta un’educazione dell’uomo, preoccupato di
ristabilire l’unità fra l’anima e il suo comportamento esteriore. Senza di essa
non avremmo nemmeno l’idea di costruire con decenza una chiesa abbaziale, la
cui architettura, nella purezza delle sue forme, sia come quella dei nostri
antenati: un’immagine dell’anima e una predicazione silenziosa del mistero di
Dio.
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Lettre aux Amis du Monastère, n. 27, 18 febbraio 1985, pp. 1-2, trad. it. di fr. Romualdo Ob.S.B.]