sabato 22 agosto 2015

Rendiamo grazie al Signore per la tradizione monastica che ci è stata tramandata

Cari amici,
L’Anno della Vita Consacrata coincide con il cinquantesimo anniversario del documento redatto durante il Concilio Vaticano II, Perfectae Caritatis, sul rinnovamento della vita religiosa. Il secondo paragrafo descrive una doppia strategia per questo rinnovamento: 1) un ritorno allo spirito del fondatore e 2) l’adattamento alle mutate condizioni dei tempi. Qui a Norcia prendiamo questa esortazione in seria considerazione, senza però confondere le due strategie. Per quanto riguarda la prima, è la Regola di San Benedetto che ci rivela lo spirito del fondatore. Per venire incontro alla seconda strategia, utilizziamo il computer ed abbiamo realizzato un bellissimo sito internet (www.osbnorcia.org).
Uno dei vantaggi del vivere nel luogo natale di San Benedetto e di Santa Scolastica è l’esposizione ad altre fonti, oltre che a quelle scritte, come l’archeologia e la geografia. La cripta fu costruita nel primo secolo d.C. e aveva la funzione di una basilica pre-cristiana, luogo di amministrazione pubblica. Le pietre stesse ci raccontano la storia. Nella geografia locale invece, troviamo tracce delle vite dei santi.
Per esempio, nella basilica c’è un dipinto di Santa Scolastica che ha di fianco a sé altri due santi, Eutizio e Spes. Questi ultimi vissero a circa quindici chilometri da Norcia nella Valle Castoriana. San Gregorio Magno racconta, nei suoi Dialoghi, di come San Spes fosse già un monaco anziano e saggio, nel periodo in cui Benedetto e Scolastica erano bambini. Eutizio e i santi gemelli erano invece coevi. Quindi, mentre Benedetto e Scolastica crescevano, questa zona era già abitata da molti monaci e con tutta probabilità San Benedetto ricevette da essi la tradizione monastica. Anche se è conosciuto come il Patriarca del Monachesimo Occidentale, non è stato San Benedetto ad inventarlo. Ne ha ricevuto la tradizione, l’ha interiorizzata e gli ha dato la sua impronta, prima di passarla ai suoi seguaci. Questa stessa dinamica si applica ai fedeli. Prima di tutto noi riceviamo la fede dalla Chiesa, dai nostri genitori, quindi non siamo noi ad inventarla. In seguito dobbiamo farla nostra, interiorizzandola. Infine, il nostro compito è quello di trasmettere la nostra fede ai nostri figli.
In quest’Anno della Vita Consacrata, rendiamo grazie al Signore per la tradizione monastica che ci è stata tramandata. È una sorgente di vita e una guida sicura per vivere il Vangelo. È una gioia per noi interiorizzare questa tradizione e diffonderla è parte della nostra missione.
Le “mutate condizioni dei tempi” hanno avuto un impatto negativo sulla trasmissione della fede ai giorni nostri. La cultura secolarizzata presenta enormi ostacoli da superare. Noi monaci affrontiamo queste difficoltà, sapendo che anche voi fate lo stesso; in fin dei conti, siamo tutti “sulla stessa barca”. Per questo motivo siamo lieti di tenerci in contatto con i nostri amici sparsi per il mondo. In questo modo speriamo che la nostra testimonianza rafforzi la vostra fede. Sappiate, tuttavia, che il vostro buon esempio rafforza anche la nostra.
Con preghiere di gratitudine, in Domino,
Rev.mo Padre Cassiano Folsom, O.S.B., Priore

[I monaci di Norcia. Notiziario del Monastero di San Benedetto, anno XVI, n. 2, estate 2015, p. 1]
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