Per san Benedetto
tutta la fisionomia dell’abate è legata alla persona di Cristo, di cui l’abate
è il rappresentante. “Si sa infatti per fede che egli nel monastero fa le veci
di Cristo” (Regola 2,2), ed egli porta
il suo nome, quello di Abba, cioè Padre. L’abate deve continuamente ricordarsi
di questo nome, che da solo riassume l’intera carica abbaziale. Ma cos’è un
padre secondo san Benedetto?
È anzitutto insegnare, più con i fatti che con le parole,
la buona dottrina, conforme ai precetti del Signore, e che consente di avanzare
verso la vita eterna. Perché l’abate non deve mai dimenticare che sono delle
anime che egli ha ricevuto per condurle, e di cui dovrà rendere conto.
È inoltre, certamente, amare tutti i propri figli. “Si guardi dal
fare preferenze nella comunità: non ami l’uno più dell’altro, a eccezione di
quello che avrà trovato migliore nella condotta e nell’obbedienza” (Regola 2,16-17). “Quindi l’abate ami
tutti allo stesso modo” (Regola
2,22).
È infine incoraggiare i propri figli, adattandosi al
carattere di ciascuno, in vista del loro vero bene soprannaturale: “alternando i
rimproveri agli incoraggiamenti, a seconda dei tempi e delle circostanze,
sappia dimostrare la severità del maestro insieme con la tenerezza del padre” (Regola 2,24).
Per aiutarlo in un
compito così arduo, san Benedetto dà all’abate alcuni consigli aurei: “sia
consapevole che il suo dovere è di aiutare, piuttosto che di comandare” (Regola 64,8); “faccia ‘trionfare la
misericordia sulla giustizia’” (Regola
64,10); “detesti i vizi, ma ami i suoi monaci” (Regola 64,11); “e cerchi di essere più amato che temuto” (Regola 64,15).
Come dubitare che
anche oggi un tale ritratto del padre di famiglia vi possa aiutare? Felici le
famiglie, le scuole, le imprese, le società che sapranno ispirarsi a questa
visione dell’autorità!
La prossima volta,
B come biblioteca.
[Fr.
Ambroise O.S.B., "Saint-Benoît pour tous...", La lettre aux
amis, del Monastero
Sainte-Marie de la Garde, n. 20, maggio 2015, p. 4, trad. it. di fr.
Romualdo Obl.S.B.]