[Il monaco certosino Dom Jean-Baptiste Porion (1899-1987) è entrato
alla Certosa de La Valsainte nel 1921. Specialista rinomato della spiritualita renano-fiamminga,
traduttore delle lettere e dei poemi di Hadewijch d’Anversa (secolo XIII), è
stato Procuratore dell’Ordo Cartusiensis a Roma per una ventina d’anni, prima di tornare a
La Valsainte nel 1981, dove in seguito è morto. Il suo irradiamento spirituale
e intellettuale ha attirato a lui alcune importanti figure della cultura cattolica
del suo tempo, fra i quali Stanislas Fumet (1896-1983), Jacques Maritain
(1882-1973) e il cardinale Charles Journet (1891-1975). La prima edizione del libro Amour
et silence è comparsa negli anni 1950, firmata “Un certosino”. Molto
rapidamente l’opera si è imposta come un testo saliente della spiritualità
monastica e ha goduto di numerose ristampe e traduzioni.]
Ho
trovato il mio ideale. So dove voglio, dove posso, dove
devo arrivare. Prima io camminavo senza conoscere lo scopo, e le difficoltà
della strada mi affaticavano e mi scoraggiavano: ora so e nulla più mi fermerà.
Non avrò più riposo finché non avrò trovato Dio nel profondo del mio cuore.
“Trovai l’amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò…” (Cant.
3,4). L’amore mi darà le ali: “Forte come la morte è l’amore” (Cant. 8,6). Non
temerò più le difficoltà perché: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”
(Fil. 4,13).
Se
lancio uno sguardo sulla vita passata e se cerco di essere sincero con me
stesso, devo confessare che la mia vita spirituale è stata priva d’ideale e che
questo è stato il motivo profondo dei pochi progressi fatti.
Io
non avevo capito come Nostro Signore desidera le anime e le cerca: le anime che
si danno a Lui affinché Lui stesso si possa dare alle anime. Il grado d’intimità
al quale Egli ci invita, sarà raggiunto nella misura in cui risponderemo
generosamente alla grazia. Egli non vuole porre limiti al suo amore e cerca
solo di darsi interamente. Ha sete di possedere completamente le anime. Ma le
anime hanno paura di Lui a causa delle conseguenze di quest’intimità, che esige
da parte dell’uomo dei grandi sacrifici.
D’ora
in poi, sarò franco con me stesso. So dunque, da un lato, che Dio vuole
invadere il mio essere interamente e definitivamente, che Egli mi ha
predestinato a diventare conforme all’immagine di Gesù. Vuole che io divenga
suo figlio adottivo. Ma so anche, d’altro canto, che Egli non si ferma davanti
alla mia indegnità. E chi si potrebbe credere degno di un tale favore? “Se
diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui un bugiardo, e la sua parola
non è in noi”. (1 Gv 1,10).
E
c’è di più: Dio non solo ci cerca nonostante
la nostra indegnità, ma è proprio a causa
della nostra indegnità che Egli vuole gloriarsi di noi. Più la materia è povera
e più l’artista ne riceve gloria se riesce a farne un capolavoro. È questa
verità che Nostro Signore ci ha fatto comprendere nel suo Vangelo, nelle
parabole del figliol prodigo e della pecorella smarrita. C’è più allegrezza in
cielo per un solo peccatore convertito che per la perseveranza di una folla di
giusti.
Se
dunque io sono deciso a seguire ora quest’ideale, sono obbligato, in tutte le
mie azioni, a confessare, da un lato che io non sono nulla e che nulla posso da
me stesso; e dall’altro che Dio è tutto, che Egli può tutto e vuol far tutto
per me, affinché io Gli faccia dono totale del mio essere.
[Dom Jean-Baptiste Porion, certosino, Amore e silenzio. Introduzione alla vita interiore, trad. it., Edizioni Certosa, Serra San Bruno (Vibo Valentia) 2005, pp. 50-52]