martedì 17 aprile 2012

La preghiera liturgica

[Come abbiamo avuto occasione di dire all'uscita dell’opera di Dom Anselmo Stolz O.S.B. (1900-1942), Lo specchio del monaco, i monaci eremiti di Minucciano – la cui comunità abbiamo già presentato in precedenza, hanno intrapreso la lodevole iniziativa della riproposizione di libri non più presenti nel circuito editoriale, creando con alcuni amici l’associazione non commerciale “Laboratorio della Fede”. Il 21 marzo 2012, nella festa del Transito di san Benedetto, gli eremiti di Minucciano hanno pubblicato il quarto volume della loro fatica editoriale, dando alle stampe una preziosa opera di Madre Cécile J. Bruyère O.S.B. (1845-1909): La vita spirituale e l’orazione secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica (312 pp.). Si tratta della famosa opera originariamente comparsa con il titolo La vie spiritelle et l’oraison, d’après la Sainte Écriture et la tradition monastique, la cui autrice – figlia spirituale di Dom Prosper Guéranger O.S.B. (1805-1875) – è la famosa prima abbadessa del monastero Sainte-Cécile di Solesmes, nonché figura di primissimo piano della spiritualità francese e monastica. Riproduciamo con piacere un brano del libro, in cui si tratta un tema che attraversa in filigrana l’intera opera, che espone il primato della liturgia nella vita religiosa, in particolare sviluppando la grazia che sgorga dal sacramento del battesimo. Ci sia permesso sollecitare i lettori di Romualdica a procurarsi con generosità copie del libro, per sé e i propri amici, che potrà essere richiesto allegando un’offerta, al seguente indirizzo: Eremo della Beata Vergine del Soccorso, Via dell’Eremo 2, 55034 Minucciano (Lucca)]

La lode ufficiale e sociale che la Chiesa militante rende a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè l’insieme di formule, cerimonie e canti che fanno da accompagnamento necessario al sacrificio eterno, costituisce certamente la parte più alta del culto divino, che è essenzialmente tributo di adorazione, di ringraziamento, di lode e di impetrazione.
Nonostante l’avvolgesse di simboli, la Legge antica non ignorava l’importanza della preghiera liturgica, le cui parole sono state per la maggior parte ispirate da Dio e le cui formulazioni generiche sono state fissate dalla Chiesa; sarebbe quasi impossibile notare tutti i passi della Scrittura nei quali lo Spirito Santo rivendica su di essa i propri diritti divini. Mosè fa dipendere le benedizioni del cielo dalla fedeltà del popolo di Israele non solo ai comandamenti di Dio ma anche ai minimi particolari del culto: “Osserva i precetti del tuo Dio, le prescrizioni e le cerimonie che ti ha date”. Il libro dell’Ecclesiastico, quando loda qualche personaggio, rivela come suo merito precipuo la sollecitudine dimostrata verso il culto del vero Dio. E anche Ester, quando cerca di commuovere la misericordia divina, fa valere questo argomento decisivo: “Essi vogliono smentire le tue promesse, vogliono distruggere la tua eredità, chiudere le bocche che lodano il tuo nome, mandare in rovina la gloria del tuo tempio e del tuo altare”.
Nostro Signore stesso, durante tutta la sua vita mortale, ha riaffermato con l’esempio l’importanza della preghiera pubblica e sociale. Le sue frequenti visite a Gerusalemme non avevano altro scopo; l’esattezza con la quale adempiva alle prescrizioni della legge mosaica fin nei minimi particolari indica chiaramente quale posto la preghiera della Chiesa debba occupare nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. I primi cristiani, a loro volta, hanno ampiamente dimostrato che Nostro Signore non era venuto ad abolire i riti della Sinagoga ma a realizzare ciò che in essi era in figura, e a procurare al Padre suo adoratori in spirito e in verità. Le lettere e gli Atti degli Apostoli indicano come i primi cristiani praticassero e stimassero la preghiera comunitaria. Successivamente i Padri ci hanno tramandato nei loro scritti, assieme al ricordo dell’importanza attribuita dalle anime fedeli alla preghiera comunitaria, le forme che essa ha successivamente assunto; la santa Chiesa, obbligando i chierici alla recita dell’Ufficio divino, dimostra a sufficienza l’intenzione dello Spirito Santo che la regge e la anima incessantemente.
Il Vangelo però, riferendo certi atteggiamenti severi di Nostro Signore nei confronti dei giudei, ci fa capire fino a qual punto Dio abbia a cuore la purezza di questo omaggio ufficiale che egli si attende dalle sue creature. Il Salvatore, riprendendo un’espressione del profeta Isaia, dice: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. È vano il culto che mi rendono, insegnando dottrine che sono precetti umani”. Sulle labbra del divino Maestro questo rimprovero assume un accento di particolare gravità; esso è rivolto alle anime affette di fariseismo, a quelle anime che fanno consistere tutto in un culto puramente esteriore e che con molta ostentazione donano a Dio solo la minima parte dell’uomo.

[Madre Cécile J. Bruyère O.S.B., La vita spirituale e l’orazione secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica, trad. it., Laboratorio della Fede, Eremo della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano (Lucca) 2012, pp. 97-98]

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