venerdì 10 febbraio 2012

Die 10 februarii - S. Scholasticæ V., Sororis S.P.N. Benedicti


Cristo in maestà tra due santi e i santi Mauro, Benedetto e Scolastica (scuola benedettina sec. XIII, particolare)

Sorella e discepola di san Benedetto

Conveniva che la grande ed austera figura di san Benedetto ci apparisse addolcita dagli angelici tratti della sorella, che nella sua profonda sapienza, la divina Provvidenza volle accanto a lui per esserne la fedele cooperatrice. La vita dei santi presenta spesso tali contrasti, come se il Signore volesse farci intendere che, al di sopra delle regioni della carne e del sangue, esiste un legame per le anime che le unisce e le rende feconde, le tempra e le completa. Così, nella patria celeste, gli Angeli delle diverse gerarchie sono congiunti da mutuo amore, di cui il Signore è il nodo, e godono eternamente le dolcezze d’una tenera fratellanza.
La vita di Scolastica trascorse quaggiù senza lasciarci altra traccia che il suggestivo ricordo della colomba, che, levandosi verso il cielo, avverti san Benedetto che lo precedeva di alcuni giorni nella eterna felicità. È l’unico episodio che ci resta di questa Sposa di Cristo, unitamente al racconto che ci fa san Gregorio Magno, in cui riproduce il colloquio avvenuto tra fratello e sorella tre giorni prima che questa fosse chiamata alle nozze celesti. Ma quali meraviglie ci rivela questa scena incomparabile! Chi non comprenderà facilmente l’anima di Scolastica dalla graziosa semplicità dei suoi desideri, dalla dolce e forte fiducia in Dio, dall’ineffabile felicità con la quale trionfa sul fratello, chiamando Dio stesso in suo aiuto?

La potenza dell’amore

Ma dove, dunque, la fragile vergine attinse quella forza che la rese capace di resistere all’insistenza del fratello, nel quale essa riveriva il suo maestro e il suo oracolo? Chi l’avvertì che la sua preghiera non era temeraria, e che poteva esservi in quel momento qualcosa di meglio della severa fedeltà alla Regola che Benedetto aveva scritta e doveva osservare con l’esempio? Ci risponde san Gregorio: “Non meravigliamoci, egli osserva, che una sorella che da tanto tempo ardeva dal desiderio di vedere il fratello, abbia avuto in quel momento più potere di lui sul cuore di Dio; poiché, secondo la parola di san Giovanni, Dio è amore, ed era giusto che colei che amava di più si mostrasse più potente di quegli che amava di meno”.

La carità fraterna

Santa Scolastica, perciò, sarà in questi giorni l’apostola della carità fraterna. Ella ci spingerà all’amore dei nostri simili, che Dio vuole risvegliare in noi, mentre noi c’industriamo a ritornare a lui. La solennità pasquale ci chiamerà a uno stesso banchetto, dove ci nutriremo della medesima vittima della carità. Prepariamo subito la veste nuziale, perché colui che ci invita vuole vederci tutti uniti nella sua casa (Sal 67).

Semplicità della colomba

Come fu rapido il tuo volo, quando, staccandoti da questa terra d’esilio, ti slanciasti verso Dio. L’occhio del fratello ti seguì per un istante; poi ti perdette di vista; ma l’intera corte celeste trasalì di gioia nel vederti entrare. Ora tu sei alla sorgente di quell’amore che sovrabbondava nel tuo cuore: dissetati eternamente a questa fonte di vita, e che il tuo soave candore sia sempre più puro e rifulgente, in compagnia delle altre vergini che formano la corte dell’Agnello.
Ricordati, però, di quella terra che fu per te, come è per noi, il luogo della prova dove meritasti tanto onore. Timida davanti agli uomini, semplice e innocente, tu ignoravi a che punto “feristi il cuore dello Sposo”. Trattavi con lui con l’umiltà e la confidenza di un’anima mai turbata da rimorso alcuno, ed egli s’arrendeva ai tuoi desideri con amabile condiscendenza. Benedetto, carico d’anni e di meriti, assuefatto a vedere la natura obbediente ai suoi comandi, fu vinto da te, in una lotta in cui la semplicità aveva visto più lontano della profonda saggezza.

Grandezza dell’amore

Chi dunque ti aveva svelato, o Scolastica, il senso sublime che in quel giorno ti fece apparire più saggia di quel grande uomo scelto da Dio ad essere la regola vivente dei perfetti? Fu quegli stesso che elesse Benedetto come una delle colonne della Religione. E lo fece per mostrarci che la pura carità vale molto di più ai suoi occhi della più rigorosa fedeltà alle leggi. Queste non sono fatte che per essere di aiuto a guidare gli uomini al fine cui il tuo cuore già mirò. Benedetto, l’amico di Dio, comprese, e ben presto, riprendendo la celeste conversazione, le vostre anime si fusero nella dolcezza di quell’amore increato, che s’era rivelato a voi con tanta meraviglia e tanta gloria di sé. Ma tu eri ormai matura per il cielo; il tuo amore non aveva più nulla di terreno: ti attirava in alto. Ancora poche ore, e la voce del Signore ti farà sentire le parole della Cantica, che lo Spirito Santo sembra aver dettate per te: “Alzati, affrettati, o mia diletta, o mia colomba, o mia bella, e vieni; mostrami il tuo viso, risuoni la tua voce nelle mie orecchie, che la tua voce è soave e leggiadro il tuo viso” (Ct 2,10,14).

Preghiera per tutti...

Nel lasciare questa terra non dimenticarci! Le anime nostre sono destinate a seguirti, sebbene sian prive del medesimo incanto agli occhi del Signore. Meno fortunate della tua, esse dovranno purificarsi per lungo tempo prima d’essere ammesse nel soggiorno ove contempleranno la tua beatitudine. La tua preghiera obbligò le nubi del cielo a piovere sulla terra: ch’essa ci ottenga le lacrime della penitenza. Le tue delizie consistevano nella conversazione intorno alle cose eterne: rimuovi le nostri futili e nocive: facci gustare quelle nelle quali le anime nostre aspirano ad unirsi a Dio. Tu trovasti il segreto di quella fraterna carità, il cui sentimento è un profumo di virtù che allieta il cuore di Dio: apri i nostri cuori all’amore verso i fratelli; elimina la loro freddezza e indifferenza, onde possiamo scambievolmente amarci come Dio vuole che ci amiamo.

... per l’ordine monastico

Ricordati dell’albero sotto i cui rami si rifugiò la tua vita. Il chiostro benedettino t’invoca non solo come la sorella, ma anche come la figlia del suo augusto Patriarca. Dall’alto dei cieli contempla i resti dell’albero, un tempo sì vigoroso e fecondo, all’ombra dei quale le nazioni dell’Occidente si riposarono per lunghi secoli. In ogni parte la scure distruggitrice dell’empietà si divertì a colpire: rami e le radici. Ovunque sono rovine, che coprono il suolo dell’Europa intera. Ciò nonostante, sappiamo ch’esso dovrà rivivere e che germoglierà di nuovi rami, perché il Signore ha voluto legare la sorte di questo antico albero agli stessi destini della Chiesa. Prega, affinché riviva in esso la prima linfa, proteggi con materne cure le tenere gemme che produce; difendile dalle tempeste, benedicile e rendile degne della fiducia che in esse ripone la Chiesa.

[Dom Prosper Guéranger O.S.B. (1805-1875), L’anno liturgico - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, Edizioni Paoline, Alba 1959, pp. 804-808]

lunedì 6 febbraio 2012

Die 7 februarii - S. Romualdi Abbatis

Intercessio nos, quæsumus, Domine, beati Romualdi Abbatis commendet: ut, quod nostris meritis non valemus, eius patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.

Quando Romualdo si recò nell’eremo

Mentre nel suo animo l’amore della perfezione cresceva sempre di più di giorno in giorno senza che il suo animo trovasse pace, udì che nella regione di Venezia vi era un uomo spirituale, di nome Marino, che conduceva vita eremitica. E così, con il consenso – ottenuto facilissimamente – dell’abate e dei fratelli, mediante un’imbarcazione giunse presso tale uomo venerabile e con umilissimo fervore dell’animo decise di vivere sotto la sua guida. Marino, fra le altre virtù, era un uomo di animo semplice e della più autentica purezza; egli non era stato assolutamente ammaestrato alla vita eremitica da nessun genere di insegnamento, ma era stato spinto a essa solo dall’impulso della sua buona volontà. Inoltre, egli aveva questa forma di vita: durante tutto l’anno tre giorni alla settimana mangiava la metà di un piccolo pane e un pugnello di fave, e tre giorni invece, con una sobrietà piena di discrezione, prendeva del vino e una pietanza. Ogni giorno cantava l’intero salterio, ma, siccome era inesperto e non era stato per nulla ammaestrato nello stile della vita eremitica – come in seguito lo stesso Romualdo riferirà sorridendone – la maggior parte delle volte, uscendo dalla cella insieme con il discepolo, se ne andava qua e là, salmodiando, per tutta l’estensione dell’eremo, cantando ora sotto un albero, venti salmi, ora sotto un altro trenta o quaranta.
Romualdo, poi, che aveva lasciato il mondo essendo senza istruzione, quando apriva il Salterio a stento riusciva a pronunciare, sillabando, il canto dei versetti che toccavano a lui; e questa umiliazione provocava in lui il malessere insopportabile dell’accidia. Marino, allora, tenendo una verga nella destra, colpiva spessissimo Romualdo, che gli sedeva di fronte, sulla parte sinistra del capo. Dopo molto tempo Romualdo, costretto da una necessità molto forte, disse umilmente: “Maestro, se ciò ti è gradito, d’ora in poi colpiscimi sull’orecchio destro, perché dall’orecchio sinistro sto già perdendo completamente l’udito”. Quegli allora, ammirato della sua così grande pazienza, temperò la severità – priva di discrezione – di quella disciplina.

[San Pier Damiani (1007-1072), Vita beati Romualdi, trad. it. in I Padri camaldolesi, Privilegio d'amore. Fonti camaldolesi. Testi normativi, testimonianze documentarie e letterarie, Edizioni Qiqajon, Magnano (Biella) 2007, pp. 65-155 (pp. 73-74)]

giovedì 2 febbraio 2012

Una nuova comunità monastica "usus antiquior"



Siamo lieti di annunciare la recente nascita di una nuova comunità monastica nella diocesi francese di Fréjus-Toulon. Il Monastère Saint-Benoît, questo il nome della comunità, è stato inaugurato dal vescovo diocesano, S.E. mons. Dominique Rey che ha eretto la fondazione come associazione pubblica clericale e ne ha approvato gli statuti ad experimentum per un triennio  , nel corso dei primi Vespri dell’Immacolata Concezione, lo scorso 7 dicembre 2011. Mons. Rey ha altresì nominato il padre Aidan (William) Charlton moderatore della comunità.
Il Monastère Saint-Benoît riprendendo le parole della presentazione offerta nel proprio sito Internet intende condurre una vita tradizionale di preghiera, di lavoro e di studio secondo la Regola di san Benedetto:
La nostra vita è centrata sulla celebrazione solenne della santa liturgia secondo la forma venerabile e classica del Rito romano monastico e nutrita mediante il nostro lavoro manuale e intellettuale. L’Ufficio monastico e la santa Messa sono celebrati pubblicamente in latino secondo l’usus antiquior nella bella chiesa parrocchiale.

La comunità si trova nel villaggio di La Garde-Freinet, a 15 km dalla costa mediterranea, in regione provenzale, a nord di Saint-Tropez, fra Nizza e Marsiglia.

Monastère Saint-Benoît
2, rue de la Croix
83680 La Garde-Freinet
France
+33 4 94 96 17 79