Non indietreggio verso ciò che fu, avanzo verso ciò che resta.
(Gustave Thibon)
Possiamo concepire in due modi l'idea di cristianità. Il primo, fortemente colorato dalla storia, si manifesta mediante uno sguardo sul passato, attraverso i monumenti artistici e letterari, la vita degli eroi e dei santi. Essa appartiene alla virtù di pietà, virtù religiosa e nazionale; si basa sulla memoria e a questo titolo possiamo dire che ogni cultura, ogni civiltà è anzitutto, essenzialmente, memoria. Il secondo modo di concepire l'eredità provoca uno sguardo sull'attualità e sull'avvenire, alla maniera in cui un ragazzo di vent'anni osserva i campi incolti ereditati dal padre deceduto. Egli osserva e ne prende atto. Tuttavia, si guarda bene dall'imitare in maniera servile le modalità di aratura del padre. Poi calcola le proprie risorse e assume la risoluzione di salvare l'eredità. Fosse pure con l'insolenza della sua età, spera di fare meglio.
[...] Ogni cristianità nascente ci collega alla storia della Chiesa primitiva e porta con sé la grazia degli inizi. Eccoci al lavoro. Per il momento, non si tratta ancora del sorgere dell'aurora, forse non è che il barlume dell'alba che lentamente si distingue dalla notte. Ma vedo Perpetua e Felicita: la giovane patrizia che abbraccia la serva, e tutte due che avanzano assieme verso il martirio. E sant'Ignazio, vescovo di Antiochia, che scrive ai cristiani perseguitati di Roma: "Voi avete la regalità dell'amore".
Dubiteremo forse del fatto che si stesse rivolgendo anche a noi?
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Demain la chrétienté, 2a ed., Dismas, Dion-Valmont 1988, p. 7, p. 154 e pp. 168-169, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]