mercoledì 7 dicembre 2022

L come lavoro - San Benedetto per tutti / 17

Ora et labora
... Per lavoro qui s’intende tutta quella parte della vita monastica diversa dalla preghiera (liturgica o privata) e dalla lectio divina. La visione benedettina del lavoro permette al monaco di viverlo nella gioia, una gioia anzitutto soprannaturale, beninteso. Vediamone le ragioni: conoscerle meglio potrà aiutarvi a impregnarne il vostro lavoro.
Gioia di fare la volontà di Dio e così contribuire alla sua gloria. Il lavoro è infatti parte integrante del piano di Dio per luomo, sia prima che dopo il peccato originale. Il monaco sa dunque che lavorando compie così la volontà di Dio, tanto più che non sceglie il proprio lavoro, ma lo riceve umilmente dall’abate, rappresentante di Cristo.
Gioia di un lavoro ben fatto. Perché non si può degnamente pretendere di lavorare per la gloria di Dio senza che la qualità del lavoro ne risenta. Gioia di rendere fecondi i talenti che Dio ci ha donato, di metterli al servizio degli altri e contribuire così al bene comune della comunità. Gioia di poter fare l’elemosina grazie al frutto del nostro lavoro.
Gioia di fare umilmente lavori spesso nascosti, senza prendersi sul serio, secondo questa raccomandazione dello stesso Nostro Signore: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’” (Lc 17,10).
Gioia di unire a volte il nostro dolore a quello di Cristo. Quando il nostro lavoro assume un aspetto doloroso, ricordiamoci che Nostro Signore era un falegname e non una persona che viveva di rendite! Gioia, infine, di sapere che un lavoro così compiuto ci unisce veramente a Dio, poiché è già di per sé una vera preghiera.
Buon lavoro a tutti in una rinnovata gioia!
La prossima volta, Z come zelo.

[Fr. Ambroise O.S.B., “Saint-Benoît pour tous...”, La lettre aux amis, dell’Abbazia Sainte-Marie de la Garde, n. 42, 6 dicembre 2022, p. 4, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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domenica 27 novembre 2022

Ordo Divini Officii 2023

Domenica 27 novembre 2022 è iniziato il Tempo dell’Avvento ed è perciò entrato in vigore il nuovo calendario liturgico. Per quanti desiderano recitare l’Ufficio monastico – che può essere ascoltato in diretta – e seguire il calendario liturgico nella forma extraordinaria del Rito romano in uso presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, è ora disponibile online in formato pdf l’Ordo Divini Officii 2023.

Il Tempo dAvvento

Per noi cristiani è sempre una gioia intima, quando iniziamo un nuovo anno liturgico. La nostra madre Chiesa ci tende caritatevolmente la mano e ci vuole guidare durante un anno santo, farci vivere un anno di vita divina. Nuovamente il Cristo mistico vuole crescere nelle sue membra, fare circolare nel suo corpo, che è la Chiesa, la corrente di vita divina. Questo è il fine di tutta la liturgia.

L’anno liturgico non ci vuole parlare del passato, ma del presente. Esso non intende offrirci della storia, ma della realtà. Non ci vuole raccontare fatti trascorsi, quanto invece donarci la vita divina e svilupparla in noi.

Durante l’Avvento, sospiriamo con l’ardore dei giusti dell’Antico Testamento dopo la venuta del Salvatore; a Natale, gioiremo della sua nascita e per essa dell’acquisita redenzione; dopo l’Epifania, cercheremo di estendere il regno di Dio in noi e attorno a noi.

[Dom Pius Parsch C.R.S.A. (1884-1954), cit. da Le Guide dans l’anné liturgique, in Missel quotidien complet pour la forme extraordinaire du rite romain, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2013, p. 3, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]


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lunedì 10 ottobre 2022

Omelia in occasione del 40° anniversario di Notre-Dame de Chrétienté

[Sabato 8 maggio 2022, presso la chiesa di Saint-Roch a Parigi, alla presenza di circa 900 fedeli, si è svolta una Messa pontificale celebrata da Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., padre abate dell’abbazia Sainte-Madeleine du Barroux, per commemorare i 40 anni dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté, organizzatrice dell’annuale Pellegrinaggio di Pentecoste da Parigi a Chartres. Qui di seguito lomelia di Dom Louis-Marie (trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.).]

Reverendi Padri Abati,
Signor Cappellano,
Signor Presidente,
Cari Amici di Notre-Dame de Chrétienté,

La Provvidenza è stata così gentile da fare celebrare a un padre abate benedettino la santa Messa per solennizzare i quarant’anni dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté. Permettetemi dunque di salutare – da lontano per la distanza, ma da molto vicino con il cuore – Sua Eminenza il cardinale Robert Sarah, che ha preferito rinunciare a celebrare questa Messa per ragioni diplomatiche.
È dunque un benedettino che è qui, a duplice titolo: come superiore di una comunità fondata, mezzo secolo fa, sulla celebrazione della sacra liturgia secondo gli antichi libri liturgici, e come successore di Dom Gérard, che vi saluta dal cielo. Il fondatore dell’abbazia di Sainte-Madeleine è stato sin dall’inizio un ardente sostenitore del pellegrinaggio, incoraggiando i laici che furono all’origine di quest’opera audace e – va detto – di reazione contro l’apostasia generalizzata di una società impazzita.
Dopo quarant’anni di fedeltà, di lotta, di prove, di lacrime, quarant’anni di ammirevole generosità da parte di tanti cattolici, di tanti laici e sacerdoti, dopo quarant’anni di fatica, di croci, ma anche di gioia e di speranza, quale bilancio possiamo fare?
In quanto monaco benedettino, permettetemi di trasmettervi alcune esortazioni di san Benedetto indirizzate al padre abate. Perché il padre abate?
Perché tutti voi qui presenti, che avete una certa responsabilità nel pellegrinaggio, partecipate alla grazia di Cristo capo.
Sì, lei, signor Presidente, e tutti voi, suoi collaboratori, fino ai capi dei capitoli e tutti i “decani” (cfr. Regola, cap. 21), come li chiama san Benedetto. Sì, tutti voi, ognuno al suo posto, senza clericalismo e senza alcun anticlericalismo, siete parte di questa grande opera al servizio della gloria di Dio e della salvezza delle anime.
La prima esortazione è di ricordare il nome che portate (cfr. Regola, cap. 2, 1-2).
Per san Benedetto, questo è molto importante. Perché per quest’uomo imbevuto di Sacra Scrittura, il nome è una chiara identità. Il nome è anche una missione. “Nostra Signora della Cristianità”: questo è il vostro nome. Nostra Signora, colei che è stata scelta da Dio. Un nome è una vocazione, una chiamata, un amore di preferenza. Sì! Siate certi che Dio ha puntato il suo dito su di voi, e ha detto: “Tu! Vieni e seguimi su questa strada. Vieni dietro di me in una vicinanza interiore fatta di grazia, nel dono dello Spirito Santo e d’inabitazione interiore”.
Nostra Signora della Cristianità: ecco la vostra missione. Una missione che può apparire al di là di ogni speranza umana e che in una certa misura è destinata al fallimento, a tal punto il rapporto di forze è ineguale. Ma cosa posso dirvi? Solo che è il vostro nome, la vostra missione, quindi è la vostra ragion d’essere: lavorare per stabilire il letto temporale del fiume spirituale. Non abbiate paura e soprattutto non scoraggiatevi mai. Ci sono voluti sei secoli a san Benedetto per coprire l’Europa con un manto bianco di monasteri di monaci e monache. E non era peraltro il suo progetto. Ma, cercando veramente Dio, ha “avviato un processo”, come dice Papa Francesco.
Nostra Signora della Cristianità è un nome, è una missione, è un inizio. Dopo 40 anni di esistenza, la vostra missione è appena iniziata.
La seconda esortazione che vi trasmetto di san Benedetto all’abate è di insegnare ai figli con la sana dottrina e l’esempio (cfr. Regola, cap. 2, 11-12). Più con l’esempio che con la dottrina, certo, ma mai senza di essa.
Accogliete questa esortazione con fierezza, perché per 40 anni, indipendentemente dai presidenti, dai cappellani, questa preoccupazione dottrinale è sempre stata cruciale. Con un’ovvia preoccupazione per l’adattamento, ma senza mitigazione o debolezza.
Alcuni potrebbero essersi chiesti se un pellegrinaggio fosse il luogo ideale per l’insegnamento. Don Coiffet si era posto la domanda e la risposta era venuta naturalmente: sì, e soprattutto nel nostro tempo che vede una grande crisi della fede. Ciò che è in gioco, soprattutto oggi, non è solo la conoscenza. È vero che anche i cristiani ignorano i misteri più basilari della fede: la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, la presenza reale nell’eucaristia, la natura sacrificale della santa Messa.
Ma il male non è più profondo? Santa Bernadette di Lourdes ignorava molti punti della dottrina, ma aveva la fede, aveva questa virtù soprannaturale dell’obbedienza dell’intelligenza a una rivelazione, a una verità trascendente, che viene da Dio e che è trasmessa da Dio attraverso la Chiesa. Il dramma va così lontano perché non solo le anime non sanno più dove trovare la luce, ma arrivano al punto di pensare che non ci sia luce autentica proveniente dall’alto. Il mondo moderno non è solo un’apostasia della vita interiore, è anche un rifiuto della trascendenza. Le sintesi sinodali mostrano fino a che punto anche i cristiani impegnati hanno perso non solo la fede, ma il senso della fede.
Quindi, sì, è importante e urgente dare, durante questi incontri di giovani, il gusto per la dottrina, il senso della fede. Sì, è della massima importanza dare loro la possibilità di alzare gli occhi verso la verità e – perdonatemi l’espressione – d’infilare il muso nella verità. Compelle intrare, “spingili a entrare” (Lc 14,23). A volte basta un’esperienza, uno shock sentito grazie allo splendore della verità, per aprire all’anima un cammino di conversione e d’impegno al servizio del Signore.
San Benedetto aggiunge che il buon esempio è decisivo, e vorrei salutare oggi tutti i laici che hanno dimostrato una generosità edificante nel preparare, organizzare, accompagnare, a volte adattare, il corso del pellegrinaggio. E vorrei salutare tutti i sacerdoti che camminano coraggiosamente ogni anno in mezzo al gregge per confessare, insegnare, illuminare, adattarsi a ogni situazione.  Ma soprattutto, vorrei incoraggiarvi, se necessario, a prendervi cura della sacra liturgia. Perché qual è l’esempio migliore, il segno più eloquente dello splendore della verità di una sacra liturgia? Se amiamo la liturgia celebrata secondo il messale di san Pio V, è soprattutto per il suo senso del sacro e per il rispetto dovuto a Dio.
È innegabile che molti giovani abbiano scoperto questo universo che, per loro, non è una cosa vecchia, ma una novità totale. La liturgia tradizionale non è nostalgia del passato, è l’ingresso in un mondo nuovo. Mi fermo qui perché sento che sto predicando ai convertiti.
Mi rimane una terza istruzione da trasmettervi da san Benedetto, e che rileggo due volte l’anno nel capitolo mattutino con tremore.
San Benedetto esorta l’abate a ricordare spesso che sarà responsabile di fronte al Signore nel giorno del giudizio, non solo per le proprie azioni, ma anche per quelle del suo gregge (Regola, capp. 2 e 64).
Sì, il Signore ci affida le anime. E se ognuno ha la responsabilità ultima dei propri meriti e dei propri difetti, abbiamo anche la missione di portare i fardelli gli uni degli altri (Gal 6,2). Abbiamo quindi una parte di responsabilità per la salvezza delle anime. È d’altro canto una missione generale che ogni cristiano riceve al battesimo: quella di partecipare, di prendere parte alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.
San Benedetto parla molto spesso dei fini ultimi e dei conti che ognuno dovrà fare con il Signore per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto. È una chiamata alla responsabilità e, per noi, a renderci conto che questo regno di Dio per il quale lavoriamo non è di questo mondo. Notre-Dame de Chrétienté, se è stata fondata per lavorare per il radicamento delle verità cristiane nella società, non deve mai dimenticare l’orizzonte eterno che è il vertice della storia.
San Benedetto specifica due punti particolari sui quali il padre abate sarà giudicato per quanto riguarda il suo ministero: la dottrina dei suoi fratelli e la loro obbedienza (Regola, cap. 2,6).
Ho già parlato della dottrina.
Ed è con le pinze che mi avvicino al tema dell’obbedienza.
Con le pinze perché i giovani cattolici in generale sono in collera. Alcuni vescovi ne sono emozionati e sorpresi. Bene, voglio dire ai giovani cattolici, a quei giovani che rimangono fedeli alla fede, alla liturgia tradizionale e alla Chiesa cattolica, che questa collera è comprensibile. Perché la collera è quella passione che Dio ha creato per aiutarci ad affrontare il male. E Dio sa quanto siete stati aggrediti.
Ma aggrappatevi alla chiamata del Signore: “Adiratevi e non peccate”, Irascimini et nolite peccare (Ef 4,26, citando Sal 4,5). Aiutiamo i giovani a mantenere la linea di cresta. Ho ancora, nell’orecchio e nel cuore, il grande grido di don Alexis Garnier: “duplice fedeltà”. Lo faccio mio oggi. È una sfida. Ma il pellegrinaggio di Notre-Dame de Chrétienté non porta forse il nome di “Pellegrinaggio di Pentecoste”, e quindi dello Spirito Santo, e quindi dei doni dello Spirito Santo che ci danno la forza di percorrere la strada giusta in condizioni estreme? Devo concludere questa omelia e lo farò suggerendovi all’orecchio un ultimo consiglio benedettino. San Benedetto dice all’abate: “Non preoccuparti troppo, mio brav’uomo, altrimenti non avrai mai riposo” (Regola, cap 64,16).
No, non ti preoccupare troppo perché sei troppo piccolo per essere responsabile di tutto.
Non ti preoccupare troppo perché il Signore è più grande di te, ed è il vero Re delle nazioni, e lo sa.
Non ti preoccupare troppo perché Maria è qui, colei che ha dato alla luce il Salvatore in una miserabile mangiatoia, colei che ha visto morire su una croce il vero Re, colei che lo ha visto risorto, colei che ha visto dei poveri uomini andare a predicare alle nazioni.
È ancora qui.
È sempre qui.
Amen.


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domenica 9 ottobre 2022

La Tradizione è la giovinezza della Chiesa

Video commemorativo per il 40mo anniversario del Pellegrinaggio Parigi-Chartres.


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domenica 31 luglio 2022

L’epopea monastica

Dom Patrice Cousin O.S.B. - Dom Philibert Schmitz O.S.B., L’épopée monastique. Précis d’histoire des moines et des moniales. Complété, corrigé et actualisé par Cyrille DevillersEditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2022, pp. 976.

Nota dell’editore

La sintesi di Dom Patrice Cousin O.S.B. (Précis d’histoire monastique, 1956) ha molti meriti. Se altri lavori gli sono succeduti, essa conserva la sua importanza e testimonia un’impressionante erudizione monastica. Al suo tempo, essa fu accolta dal mondo universitario come un’opera senza eguali, poiché molto completa e in quanto apre con la sua bibliografia ragionata ampie prospettive. Dom Patrice Cousin era d’altro canto consapevole dei limiti del suo volume:
“Amico lettore, apri questo manuale scritto per iniziarti alla storia monastica e farti seguire la curva della sua evoluzione storica. Alcuni brani e capitoli ti piaceranno; altri ti interesseranno di meno; forse addirittura vi troverai delle inesattezze e delle omissioni. Non temere di avvertire l’autore. Alla nostra epoca, le opere invecchiano rapidamente, ma precisamente rimangono vive se si può stabilire un dialogo fra l’autore e i suoi lettori”.
Sessantacinque anni dopo la pubblicazione del Précis d’histoire monastique, è a questo dialogo fruttuoso che ci siamo voluti dedicare. S’imponeva un aggiornamento complessivo del suo lavoro. Alcuni brani avevano semplicemente bisogno di essere ringiovaniti; altri (soprattutto nella storia antica) necessitavano di essere scritti nuovamente; la bibliografia necessitava di essere completata. I libri che si trovano citati non sono sempre stati utilizzati nella redazione del testo rivisto.
Sono stati adottati due metodi: sia le correzioni e i complementi sono entrati nel testo; sia il testo di Cousin è stato rispettato e vi si è aggiunto un paragrafo di correzione con altro stile tipografico.
Ciò non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di numerosi eruditi e specialisti che hanno accettato di mettere mano a quest’opera.
Ringraziamo in particolare Padre Vincent Desprez, Padre Etienne Baudry, Daniel-Odon Hurel, Eric Delaissé, Frédéric Curzawa.
La storia delle monache necessitava di essere trattata separatamente: essa è l’oggetto di una seconda parte, tratta dal tomo VII della Histoire de l’ordre de saint Benoît (1956) di Dom Philibert Schmitz O.S.B. Il testo è stato rispettato, ma è stato arricchito di appendici, da una nuova bibliografia e da commentari di Daniel-Odon Hurel.

Le Barroux, settembre 2021

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lunedì 18 luglio 2022

S come sonno - San Benedetto per tutti / 16

In tempi in cui la nostra società, e specialmente i nostri giovani, non brillano né per equilibrio né per buon senso, la sapienza pratica della Regola ci offre preziosi richiami anche su un punto così basilare come quello del sonno. Diverse evidenze guidano il realismo di san Benedetto in quest’ambito.
Anzitutto, la quantità di sonno è una questione direttamente correlata alla virtù della prudenza (RB VIII), aspetto che è bene ripetere in un momento in cui l’esaurimento è una realtà tristemente di moda. Inoltre, a san Benedetto non piacciono i monaci “sonnolenti” (RB IV). Egli inizia dando ai suoi monaci un tempo di sonno sufficiente. Sano realismo! Non si può vivere bene ciò che si deve vivere se si è continuamente stanchi e, con rare eccezioni, la mancanza abituale di sonno non ha mai portato al fervore, ma allo squilibrio o addirittura al collasso.
Poi, San Benedetto stabilisce un principio semplice e non negoziabile: c’è un’ora per andare a letto e un’ora per alzarsi! La questione del tempo di sonno è quindi in parte una questione di disciplina personale, e non principalmente inerente allo stato di vita.  Il monaco ha, siatene certi, come tutti voi, la tentazione di fare mille cose più o meno interessanti o urgenti nel momento in cui sarebbe ragionevole andare a letto!  Si noti anche che, in san Benedetto, la sveglia è energica. Rimanere a letto? Non se ne parla! Se il monaco riposa, è per essere pronto al suo dovere di stato non appena si sveglia.
Infine, c’è un tempo in cui una certa penitenza nel sonno può essere del tutto propizia, ed è quello della Quaresima (RB XLIX). Il tempo così risparmiato sarà messo a beneficio, non di Internet, ma della vita di unione con Dio: lettura spirituale, preghiera...
Concludendo, siamo quasi imbarazzati di avere ricordato queste evidenze. Ma rimane una domanda: a casa, cari amici, come vengono vissute queste prove?
La prossima volta, L come lavoro.

[Fr. Ambroise O.S.B., “Saint-Benoît pour tous...”, La lettre aux amis, dellAbbazia Sainte-Marie de la Garde, n. 41, 6 luglio 2022, p. 4, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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lunedì 4 luglio 2022

Le Barroux - La vita monastica in 3 minuti

 


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