Qualche mese fa, padre Étienne Kern, rettore del santuario di Paray-le-Monial, è venuto in abbazia per annunciare l’apertura di un giubileo delle apparizioni del Sacro Cuore a santa Marguerite-Marie. Il rettore ha voluto incontrarmi di persona perché desiderava invitare il maggior numero di persone possibile, senza dimenticare i fedeli legati all’antica liturgia. Il 27 dicembre, Mons. Rivière celebrerà la Messa inaugurale di questo giubileo, a 350 anni dalla prima apparizione. Il giubileo proseguirà fino al giugno 2025 e si concluderà con una Messa pontificale celebrata nella festa del Sacro Cuore da Mons. Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione.
Padre Kern ci assicura che siete tutti benvenuti, individualmente o in associazione, e che Mons. Rivière, Vescovo di Autun, ha autorizzato la celebrazione secondo la forma antica. È un segno della bontà del Signore che, dopo le grandi preoccupazioni degli ultimi anni, è venuto a consolarci incoraggiandoci a ripartire in questa grande unità di una stessa fede vissuta in modi diversi. Non è stato forse il Sacro Cuore di Gesù a versare sangue e acqua sul mondo? Non solo acqua, ma anche sangue. La storia della Chiesa dimostra che ci sono sempre state scuole di pensiero e di teologia diverse: Alessandria non era Antiochia, gli orientali non sono occidentali ma, come diceva san Giovanni Paolo II, la Chiesa ha due polmoni. Per noi che attualmente avanziamo su una linea sottile nel nostro attaccamento alla Santa Sede e alla liturgia tradizionale, questo pellegrinaggio a Paray-le-Monial è un invito del Signore a riprendere questo grande lavoro di unità, un’unità che deve avvenire con maggiore altezza, profondità e larghezza.
Non dimentichiamo che questo Cuore ferito e lacerato, che ha smesso di battere sulla croce, ha ripreso a vivere dopo l’apertura operata dalla lancia del soldato: non più per irrigare il corpo fisico di Cristo, ma per vivificare il suo Corpo Mistico, che è la Chiesa, attraverso l’acqua del battesimo e il sangue dell’eucaristia. Questo Cuore divino è la fonte e il culmine della vita cristiana: le nostre lotte non possono portare frutto se non scaturiscono dalla Sua grazia e non ritornano a Lui.
Esorto tutti i fedeli, specialmente quelli che sono preoccupati per le “nuove vie della Chiesa”, quelli che si sentono totalmente sopraffatti, quelli che sono scoraggiati e quelli che si preparano a combattere, ad approfittare di questo giubileo per trovare luce e forza. Il tempo non è contro di noi, perché c’è la grazia di Dio. Il Sacro Cuore non è una storia del passato, ma una realtà radicata nell’eternità di Dio. Lo stesso Baudelaire, nella sua poesia L’Horloge, ammetteva che “i minuti, mortale pazzerello, sono ganghe da non farsi sfuggire senza estrarne oro!”. Spero che questo giubileo sia per tutti voi come un nuovo Tabor, una vetta dove il Signore vi mostrerà la Sua potenza e la Sua bontà.
Uno dei misteri più belli della devozione al Sacro Cuore è mirabilmente riassunto nella colletta della Messa della festa. La preghiera della Chiesa ci indica una direzione in cui la riparazione rimane inseparabilmente legata alla carità. Inoltre, è il fervente omaggio della pietà che costituisce l’anima della riparazione. Non si tratta di farsi del male per compensare il male che si scatena nel mondo, e spesso nella nostra stessa vita, ma di riorientare la nostra anima verso Colui che è, ripeto, la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana. Nella sua enciclica Haurietis Aquas, Pio XII ci ricordava che la devozione al Sacro Cuore è la via più rapida e diretta per diventare santi, ma anche un cammino di vera conversione. La nostra conversione è urgente. Come possiamo voler salvare il mondo se non iniziamo a reindirizzare le nostre anime come una calamita verso il polo? Il modo migliore per riparare è fare del bene, e cominciare a conoscere e amare meglio il Signore, così ben raffigurato nel suo Sacro Cuore. La santità non è forse imitazione di Nostro Signore? Come possiamo imitarlo se non lo guardiamo con pietà? E non è forse proprio dal Sacro Cuore che santi come Madre Teresa hanno tratto la forza per fare tanto bene in modo così disinteressato? Sì, cento volte sì. Ebbene, allora! Andiamo a Paray-le-Monial e chiediamo al Signore questa carità, che vuole solo diffondersi nella storia.
[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di Les amis du monastère, n. 187, 8 settembre 2023, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]