[Grazie alla
cortese autorizzazione di Yves Chiron, riproduciamo l'ultima sezione del suo articolo “Les juges du Pape François”, in Aletheia. Lettre d'informations religieuses, anno XV, n.
223, 9 novembre 2014, pp. 1-4 (p. 4), trad.
it. di fr. Romualdo Obl.S.B. (per informazioni e abbonamenti ad Aletheia: Yves Chiron, 10 rue Racine, 85000, La Roche-sur-Yon, France)]
Circa
mezzo secolo fa, la Chiesa attraversava – in Francia e in altri Paesi – una grave
crisi. A quell’epoca mons. Lefebvre non aveva ancora creato la Fraternità
Sacerdotale San Pio X né il seminario di Écône. Alcuni laici cattolici erano in
prima linea, attraverso le pubblicazioni che dirigevano, per difendere la Chiesa,
la fede, il catechismo. Taluni potevano essere tentati da una rimessa in causa
radicale dell’autorità del Papa. L’entrata in vigore della Messa detta di Paolo
VI andò a dividere ancora di più i cattolici francesi.
Un
intervento, assai poco conosciuto, è stato importante per impedire le derive,
le tentazioni sedevacantiste (il termine cominciava appena a circolare) o le
tentazioni scismatiche.
Il
26 novembre 1969, in un appartamento privato di Versalilles, Dom Jean Roy,
Padre Abate di Fontgombault, riunì discretamente diversi responsabili laici di
pubblicazioni cattoliche. Erano presenti Pierre Lemaire, direttore della
rivista mensile Défense du Foyer e
delle edizioni Saint-Michel, Jean Madiran, direttore della rivista mensile Itinéraires, Marcel Clément, direttore
del quindicinale L’Homme nouveau, e
altri ancora.
Dopo
una cena in cui gli uni e gli altri poterono scambiare e confrontare le proprie
opinioni, Dom Jean Roy prese la parola per dare a tutti dei consigli e delle
raccomandazioni. Egli era in relazione con ciascuno di loro da molti anni,
anche se non aveva alcuna autorità formale nei loro confronti. Nella sua
allocuzione, lungamente preparata, egli rilasciò una specie di trattato d’azione
per i pubblicisti cattolici in tempo di crisi (la conferenza, dattilografata,
non è mai stata pubblicata né diffusa, malgrado l’accordo che Dom Jean Roy
aveva dato a uno dei partecipanti).
Egli
disse loro che «la prima, e in un certo
senso l’unica, legge della vostra attività nella Chiesa e per la Chiesa»
dev’essere «il vigore sempre crescente
della vostra vita soprannaturale alimentata da tutti i mezzi propri a
sviluppare la carità, una carità che trionferà su tutte le difficoltà che
incontrerete nel vostro compito».
Il
Padre Abate di Fontgombault raccomandava a questi responsabili di pubblicazioni
cattoliche di conservare «l’amore e il
culto della verità», la «rettitudine
dottrinale» e la «rettitudine storica».
La
sua lunga allocuzione si concentrò inoltre sull’attitudine dei pubblicisti
cristiani di fronte al Papa. Le raccomandazioni che faceva erano fondate su una
profonda teologia della Chiesa ed erano ispirate da una visione soprannaturale
della situazione presente:
«Certo, anche quando si
tratta del Papa, non abbiamo il diritto di chiamare il male bene, l’errore
verità. Se il Papa ci dicesse di fare qualcosa d’intrinsecamente malvagio, non
sarebbe il caso di obbedirgli, perché l’autorità non esiste che al fine del
bene. Talora è legittimo e persino obbligatorio di mettere a parte l’autorità,
anche sovrana, dei propri dubbi, delle proprie difficoltà, di fare da
contrappeso al suo cospetto, con i giusti mezzi, a delle pressioni indegne».
«Tutto questo detto,
occorre certamente riconoscere che molto spesso noi non abbiamo le informazioni
sufficienti per giudicare adeguatamente, non dico delle intenzioni e del cuore
del Papa – di cui solo Dio è giudice –, ma della sua condotta esteriore, poiché
egli vede le cose da più in alto che noi».
«E poi, se abbiamo la
certezza pratica che egli si sbagli, noi dobbiamo ciò nonostante esercitare la
fede nella funzione del Papa e l’obbedienza ai suoi ordini, la venerazione
filiale nei confronti della sua persona. […] certi
giorni può accadere che occorra molta umiltà e molta carità, una buona dose di
coraggio e della grandezza d’animo, per essere di fronte al Santo Padre ciò che
si deve essere. Ricordiamoci allora dell’esempio dei santi, e ricordiamoci che
fra i doni dello Spirito Santo vi è il dono di pietà, mediante il quale Dio ci
renderà eroici – se occorre – nell’esercizio delle virtù di venerazione».