Domenica 30 novembre 2014 inizia il Tempo dell’Avvento ed entra così in vigore il nuovo calendario liturgico. Per quanti desiderano recitare l’Ufficio monastico – che, lo ricordiamo, può essere ascoltato in diretta – e seguire il calendario liturgico dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, è ora disponibile online in formato pdf l'Ordo 2015 (il cui link permanente rimane durante l'anno anche nel menu "Liturgica" del blog Romualdica).
sabato 29 novembre 2014
giovedì 27 novembre 2014
Le disposizioni fondamentali dell’ascolto - San Benedetto per tutti / 1
San Benedetto per tutti…
«Ma
veramente per tutti»? Sì! Ma a una
condizione da parte nostra, quella di volere davvero imparare ad ascoltare. È
qui che inizia la difficoltà! Perché, monaco o meno, sapere ascoltare è un’arte
molto delicata, ne converrete! San Benedetto, sapendo che l’ascolto è il grande
tema della vita spirituale, ce ne parla sin dall’inizio del prologo della
Regola. Chiediamo dunque a lui le chiavi di quest’arte delicata. Ecco cosa ci
dice: «Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e
apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo
amore paterno e mettili in pratica…». In questo breve brano troviamo tre chiavi
fondamentali per insegnare a chiunque l’arte di ascoltare, e in fondo l’arte di
diventare discepoli. Vediamole:
1
- «Apri docilmente il tuo cuore». Per ascoltare
veramente, bisogna metterci il cuore. Tutti gli innamorati, gli amici, i familiari,
i superiori, lo sanno. Solo l’orecchio del cuore può creare in noi l’attenzione
e la disponibilità richieste per tenere pronta la nostra anima a ricevere
adeguatamente una parola.
2
- «Accogli volentieri». Volere essere discepoli è la prima condizione
per potere profittare dell’insegnamento di un maestro. Colui che non ha sete di
essere aiutato, illuminato e guidato, non potrà mai esserlo.
3
- «Mettili in pratica». Fare passare nella vita l’insegnamento
ricevuto è uno dei grandi mezzi per poterlo penetrare ancora di più.
Volete
provare? Leggete e ascoltate con queste medesime disposizioni i capitoli 2, 64
e 72 della Regola, applicandoli alla vostra situazione personale. Allora
potrete constatare che la parola di san Benedetto è davvero per tutti, anche
oggi!
[Fr. Ambroise O.S.B., "Saint-Benoît pour tous...", La lettre aux amis, del Monastero Sainte-Marie de la Garde, n. 18, novembre 2014, pp. 2-3, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]
giovedì 20 novembre 2014
L'esercizio eroico della virtù di venerazione
[Grazie alla
cortese autorizzazione di Yves Chiron, riproduciamo l'ultima sezione del suo articolo “Les juges du Pape François”, in Aletheia. Lettre d'informations religieuses, anno XV, n.
223, 9 novembre 2014, pp. 1-4 (p. 4), trad.
it. di fr. Romualdo Obl.S.B. (per informazioni e abbonamenti ad Aletheia: Yves Chiron, 10 rue Racine, 85000, La Roche-sur-Yon, France)]
Circa
mezzo secolo fa, la Chiesa attraversava – in Francia e in altri Paesi – una grave
crisi. A quell’epoca mons. Lefebvre non aveva ancora creato la Fraternità
Sacerdotale San Pio X né il seminario di Écône. Alcuni laici cattolici erano in
prima linea, attraverso le pubblicazioni che dirigevano, per difendere la Chiesa,
la fede, il catechismo. Taluni potevano essere tentati da una rimessa in causa
radicale dell’autorità del Papa. L’entrata in vigore della Messa detta di Paolo
VI andò a dividere ancora di più i cattolici francesi.
Un
intervento, assai poco conosciuto, è stato importante per impedire le derive,
le tentazioni sedevacantiste (il termine cominciava appena a circolare) o le
tentazioni scismatiche.
Il
26 novembre 1969, in un appartamento privato di Versalilles, Dom Jean Roy,
Padre Abate di Fontgombault, riunì discretamente diversi responsabili laici di
pubblicazioni cattoliche. Erano presenti Pierre Lemaire, direttore della
rivista mensile Défense du Foyer e
delle edizioni Saint-Michel, Jean Madiran, direttore della rivista mensile Itinéraires, Marcel Clément, direttore
del quindicinale L’Homme nouveau, e
altri ancora.
Dopo
una cena in cui gli uni e gli altri poterono scambiare e confrontare le proprie
opinioni, Dom Jean Roy prese la parola per dare a tutti dei consigli e delle
raccomandazioni. Egli era in relazione con ciascuno di loro da molti anni,
anche se non aveva alcuna autorità formale nei loro confronti. Nella sua
allocuzione, lungamente preparata, egli rilasciò una specie di trattato d’azione
per i pubblicisti cattolici in tempo di crisi (la conferenza, dattilografata,
non è mai stata pubblicata né diffusa, malgrado l’accordo che Dom Jean Roy
aveva dato a uno dei partecipanti).
Egli
disse loro che «la prima, e in un certo
senso l’unica, legge della vostra attività nella Chiesa e per la Chiesa»
dev’essere «il vigore sempre crescente
della vostra vita soprannaturale alimentata da tutti i mezzi propri a
sviluppare la carità, una carità che trionferà su tutte le difficoltà che
incontrerete nel vostro compito».
Il
Padre Abate di Fontgombault raccomandava a questi responsabili di pubblicazioni
cattoliche di conservare «l’amore e il
culto della verità», la «rettitudine
dottrinale» e la «rettitudine storica».
La
sua lunga allocuzione si concentrò inoltre sull’attitudine dei pubblicisti
cristiani di fronte al Papa. Le raccomandazioni che faceva erano fondate su una
profonda teologia della Chiesa ed erano ispirate da una visione soprannaturale
della situazione presente:
«Certo, anche quando si
tratta del Papa, non abbiamo il diritto di chiamare il male bene, l’errore
verità. Se il Papa ci dicesse di fare qualcosa d’intrinsecamente malvagio, non
sarebbe il caso di obbedirgli, perché l’autorità non esiste che al fine del
bene. Talora è legittimo e persino obbligatorio di mettere a parte l’autorità,
anche sovrana, dei propri dubbi, delle proprie difficoltà, di fare da
contrappeso al suo cospetto, con i giusti mezzi, a delle pressioni indegne».
«Tutto questo detto,
occorre certamente riconoscere che molto spesso noi non abbiamo le informazioni
sufficienti per giudicare adeguatamente, non dico delle intenzioni e del cuore
del Papa – di cui solo Dio è giudice –, ma della sua condotta esteriore, poiché
egli vede le cose da più in alto che noi».
«E poi, se abbiamo la
certezza pratica che egli si sbagli, noi dobbiamo ciò nonostante esercitare la
fede nella funzione del Papa e l’obbedienza ai suoi ordini, la venerazione
filiale nei confronti della sua persona. […] certi
giorni può accadere che occorra molta umiltà e molta carità, una buona dose di
coraggio e della grandezza d’animo, per essere di fronte al Santo Padre ciò che
si deve essere. Ricordiamoci allora dell’esempio dei santi, e ricordiamoci che
fra i doni dello Spirito Santo vi è il dono di pietà, mediante il quale Dio ci
renderà eroici – se occorre – nell’esercizio delle virtù di venerazione».
domenica 2 novembre 2014
Pie Iesu Domine, dona eis requiem
La morte può essere una cosa desiderabile. Non certo in quanto cessazione della vita, ma come l'avvenimento di una nascita misteriosa. Per designare il giorno della morte dei suoi figli migliori, la Chiesa impiega un termine caratteristico: Dies natalis. La morte non dovrebbe essere per noi tutti che il giorno della nostra nascita al Cielo.
C'è anche il volto tenebroso della morte e il suo corteo di sofferenza e di umiliazione. Non bisogna prendere questo alla leggera. Gesù è rabbrividito davanti alla morte del suo amico Lazaro. Ma come non desiderare l'istante che segue alla morte? Lo sbocciare dell'anima in Dio; in quel Dio cui ella non ha cessato di appellarsi con tutti i suoi voti durante il suo esilio; l'improvviso fiorire nella luce e nella pienezza! Purtroppo molti non concepiscono le gioie eterne che come l'estensione nel tempo dei nostri miseri piaceri terrestri. Contro questo impoverimento criminale della virtù della speranza, non vi è che un rimedio: la fede. Solo la fede teologale è capace di fare nascere in noi un autentico desiderio della vita eterna. Noi facciamo un credito illimitato a un Dio infinito. Cosa c'è di più coerente?
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), meditazione, in Missel quotidien complet pour la forme extraordinaire du rite romain, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2013, p. 2397, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]