[Come abbiamo avuto occasione di dire all'uscita dell’opera di Dom Anselmo Stolz
O.S.B. (1900-1942), Lo specchio del monaco, i monaci eremiti di Minucciano – la cui comunità abbiamo già presentato in precedenza, hanno intrapreso la lodevole
iniziativa della riproposizione di libri non più presenti nel circuito
editoriale, creando con alcuni amici l’associazione non commerciale
“Laboratorio della Fede”. Il 21 marzo 2012, nella festa del Transito di san
Benedetto, gli eremiti di Minucciano hanno pubblicato il quarto volume della
loro fatica editoriale, dando alle stampe una preziosa opera di Madre Cécile J.
Bruyère O.S.B. (1845-1909): La vita spirituale e l’orazione
secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica (312 pp.). Si tratta della famosa opera
originariamente comparsa con il titolo La vie spiritelle et
l’oraison, d’après la Sainte Écriture et la tradition monastique, la cui autrice – figlia spirituale di Dom Prosper
Guéranger O.S.B. (1805-1875) – è la famosa prima abbadessa del monastero
Sainte-Cécile di Solesmes, nonché figura di primissimo piano della spiritualità
francese e monastica. Riproduciamo con piacere un brano del libro, in cui si
tratta un tema che attraversa in filigrana l’intera opera, che espone il
primato della liturgia nella vita religiosa, in particolare sviluppando la
grazia che sgorga dal sacramento del battesimo. Ci sia permesso sollecitare i
lettori di Romualdica a
procurarsi con generosità copie del libro, per sé e i propri amici, che potrà essere richiesto
allegando un’offerta, al seguente indirizzo: Eremo della Beata Vergine del Soccorso, Via
dell’Eremo 2, 55034 Minucciano (Lucca)]
La lode ufficiale e sociale che la
Chiesa militante rende a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè l’insieme di
formule, cerimonie e canti che fanno da accompagnamento necessario al
sacrificio eterno, costituisce certamente la parte più alta del culto divino,
che è essenzialmente tributo di adorazione, di ringraziamento,
di lode e di impetrazione.
Nonostante l’avvolgesse di simboli, la
Legge antica non ignorava l’importanza della preghiera liturgica, le cui parole
sono state per la maggior parte ispirate da Dio e le cui formulazioni generiche
sono state fissate dalla Chiesa; sarebbe quasi impossibile notare tutti i passi
della Scrittura nei quali lo Spirito Santo rivendica su di essa i propri
diritti divini. Mosè fa dipendere le benedizioni del cielo dalla fedeltà del
popolo di Israele non solo ai comandamenti di Dio ma anche ai minimi
particolari del culto: “Osserva i precetti del tuo Dio, le prescrizioni e le
cerimonie che ti ha date”. Il libro dell’Ecclesiastico, quando loda qualche
personaggio, rivela come suo merito precipuo la sollecitudine dimostrata verso
il culto del vero Dio. E anche Ester, quando cerca di commuovere la
misericordia divina, fa valere questo argomento decisivo: “Essi vogliono
smentire le tue promesse, vogliono distruggere la tua eredità, chiudere le
bocche che lodano il tuo nome, mandare in rovina la gloria del tuo tempio e del
tuo altare”.
Nostro Signore stesso, durante tutta la
sua vita mortale, ha riaffermato con l’esempio l’importanza della preghiera
pubblica e sociale. Le sue frequenti visite a Gerusalemme non avevano altro
scopo; l’esattezza con la quale adempiva alle prescrizioni della legge mosaica
fin nei minimi particolari indica chiaramente quale posto la preghiera della
Chiesa debba occupare nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. I primi
cristiani, a loro volta, hanno ampiamente dimostrato che Nostro Signore non era
venuto ad abolire i riti della Sinagoga ma a realizzare ciò che in essi era in
figura, e a procurare al Padre suo adoratori in spirito e in verità. Le lettere
e gli Atti degli Apostoli indicano come i primi cristiani praticassero e
stimassero la preghiera comunitaria. Successivamente i Padri ci hanno
tramandato nei loro scritti, assieme al ricordo dell’importanza attribuita
dalle anime fedeli alla preghiera comunitaria, le forme che essa ha
successivamente assunto; la santa Chiesa, obbligando i chierici alla recita
dell’Ufficio divino, dimostra a sufficienza l’intenzione dello Spirito Santo
che la regge e la anima incessantemente.
Il Vangelo però, riferendo certi
atteggiamenti severi di Nostro Signore nei confronti dei giudei, ci fa capire
fino a qual punto Dio abbia a cuore la purezza di questo omaggio ufficiale che
egli si attende dalle sue creature. Il Salvatore, riprendendo un’espressione del
profeta Isaia, dice: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è
lontano da me. È vano il culto che mi rendono, insegnando dottrine che sono
precetti umani”. Sulle labbra del divino Maestro questo rimprovero assume un
accento di particolare gravità; esso è rivolto alle anime affette di
fariseismo, a quelle anime che fanno consistere tutto in un culto puramente
esteriore e che con molta ostentazione donano a Dio solo la minima parte
dell’uomo.
[Madre Cécile J. Bruyère O.S.B., La vita spirituale e l’orazione
secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica, trad. it., Laboratorio della Fede, Eremo della Beata Vergine del Soccorso
di Minucciano (Lucca) 2012, pp. 97-98]