«Cos’è la liturgia?», chiese un giorno Carlo Magno al suo saggio ministro e cappellano Alcuino. «La liturgia – rispose il monaco – è la gioia di Dio!». La liturgia è la gioia di Dio perché è il culto che gli rende il suo Figlio unigenito, eterno sacerdote; perché è il culto pubblico, l’espressione dell’omaggio, dell’adorazione, della lode, dell’azione di grazia che la Santa Chiesa rende – essa pure – alla maestà divina, mettendo in opera il sacerdozio regale del suo sposo, il Cristo, nostro Signore.
La liturgia è la gioia di Dio perché lungo il corso del ciclo annuale in cui si svolge, è tutto il mistero del Verbo incarnato, redentore di tutti gli uomini – il solo mistero che, finalmente, interessa a Dio –, che si dispiega, che è commemorato e, in qualche modo, reso nuovamente presente, ri-attualizzato: la venuta di Cristo sulla terra, la sua nascita, la sua manifestazione al mondo, la sua predicazione del regno dei cieli, la sua dolorosa passione, la sua morte sulla croce, la sua gloriosa risurrezione, la sua ammirevole ascensione, il dono dello Spirito Santo consolatore fatto alla sua Chiesa.
La liturgia è la gioia di Dio perché, ogni giorno, mediante il ministero sacerdotale, si rinnova sull’altare il sacrificio unico dell’agnello che toglie i peccati del mondo e che rende al Padre, in nome dell’intera creazione, «ogni onore e ogni gloria». La Messa è il cuore della liturgia e le altre parti del servizio divino, dell’Ufficio divino, ne sono come l’irradiamento. Soprattutto in questo punto centrale Dio trova la sua gioia, poiché è là – nel Santo Sacrificio – che si ristabiliscono le relazioni dell’uomo con Dio, infrante dal peccato; che si equilibra il rapporto di tutto il creato con il suo Creatore.
La liturgia è la gioia di Dio perché è la sua opera. Egli ne è l’oggetto. Egli ne è il fine. La liturgia magnifica Dio. Egli è l’agente principale di quest’opera che realizza cose divine, ma che ha voluto vedersi compiere tramite mani e su labbra umane.
Gioia di Dio, la liturgia è inoltre – afferma dom Guéranger – la «gioia dei popoli», ovvero la gioia degli uomini diventati figli di Dio, nostra gioia! «Essendo la grazia santificante che fiorisce in canto e si esprime in fede, speranza e carità, la liturgia è l’atto proprio di colui che ha la grazia, che è abilitato dal carattere battesimale a trattare con Dio»; è il bene proprio dei figli di Dio.
La liturgia è la gioia degli uomini; gli uomini sono fatti per Dio, per andare a Dio; hanno bisogno di redenzione, di santità, per ritrovare o mantenere il contatto con il Dio santo. Ed è la liturgia a procurarglielo. «In essa, lo Spirito Santo ha avuto l’arte di concentrare, di eterizzare, di diffondere in tutto il Corpo di Cristo la pienezza inalterabile dell’opera redentrice, tutte le ricchezze soprannaturali del passato della Chiesa, del presente, dell’eternità».
La liturgia è la gioia degli uomini perché è per loro il mezzo privilegiato dell’approccio divino, «una strada maestra, quasi sacramentale»; la fonte del loro progresso spirituale: giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, «il filo del pendolo liturgico imprime nell’anima battezzata una più grande similitudine con il Signore».
Per mezzo della liturgia la nostra fede s’illumina di anno in anno, si affina in noi il senso di Dio, la preghiera ci conduce a una migliore conoscenza delle cose di Dio, poiché «il ciclo liturgico è un Credo vissuto». I misteri rimangono misteri, ma il loro splendore diventa più vivo… La speranza, anch’essa, s’accelera davanti allo spettacolo dei mirabilia Dei, delle meraviglie che Dio ha compiuto in favore dell’uomo. Infine la nostra carità s’infiamma sotto l’azione dello Spirito Santo che opera in noi nella divina liturgia.
La liturgia è la gioia degli uomini perché è la più alta scuola di preghiera: in maniera persuasiva, quasi senza vincoli, essa c’insegna la contemplazione cristiana, che è preghiera e amore. Nell’ambito della liturgia riceviamo i sacramenti, canali della grazia; è in tale contesto che partecipiamo al sacrificio del Calvario, che ci comunichiamo al Corpo di Cristo. Quando, sacerdote, io dico Messa, «ho nelle mani quel che occorre per dire a Dio un grazie degno di Lui, giacché offro a Lui Gesù Cristo. Quando, membro di Cristo per il battesimo, mi comunico, io possiedo Gesù Cristo. Quando si ha Gesù Cristo, si ha tutto. La supplica, l’adorazione, l’azione di grazie, è Lui, e quando Lo offro al buon Dio, io rimango con il buon Dio, perché Gesù Cristo è tutto, è l’Offerta Infinita!». Mediante l’eucarestia tocchiamo Dio e Dio ci tocca, ed è già per noi un anticipo di Cielo. Dove troveremo un più grande soggetto di gioia?
La liturgia è, ancora, la gioia degli uomini perché è un’opera di bellezza, adatta a rapire lo spirito e il cuore dall’inizio alla fine; ci fa cantare Dio e gioire in Lui. La liturgia della Chiesa è il più vasto, il più grandioso, il più vivo dei poemi. La poesia è ovunque nella liturgia, dice ancora dom Guéranger, poiché lei sola è all’altezza di ciò che dev’essere espresso. Tutto quel lirismo, tutte quelle preghiere, tutte quelle cerimonie, tutti i canti e i cantici dalle melodie così diversificate, sono state scelte e messe in opera dalla Chiesa per innalzarci al livello divino, per suggerirci la grandezza di Dio, per donarci quasi un anticipo della gioia del Cielo. Chi misura questo dono della Chiesa agli uomini? La Chiesa, tuttavia – di secolo in secolo –, ha aperto e aprirà tutto questo tesoro, questa magnificenza, ai minori dei suoi piccoli. La liturgia è così la nostra vita teologale diventata canto d’ammirazione e canto di allegria. Infine, la liturgia è la gioia degli uomini perché riporta ogni anno le feste dei santi che amiamo e che sono nostri intercessori presso Dio, Nostra Signora soprattutto!
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), La liturgie: joie de Dieu et joie des hommes (Sermon par un moine bénédictin), in Quatre bienfaits de la liturgie, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1995, pp. 35-40, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]
La liturgia è la gioia di Dio perché lungo il corso del ciclo annuale in cui si svolge, è tutto il mistero del Verbo incarnato, redentore di tutti gli uomini – il solo mistero che, finalmente, interessa a Dio –, che si dispiega, che è commemorato e, in qualche modo, reso nuovamente presente, ri-attualizzato: la venuta di Cristo sulla terra, la sua nascita, la sua manifestazione al mondo, la sua predicazione del regno dei cieli, la sua dolorosa passione, la sua morte sulla croce, la sua gloriosa risurrezione, la sua ammirevole ascensione, il dono dello Spirito Santo consolatore fatto alla sua Chiesa.
La liturgia è la gioia di Dio perché, ogni giorno, mediante il ministero sacerdotale, si rinnova sull’altare il sacrificio unico dell’agnello che toglie i peccati del mondo e che rende al Padre, in nome dell’intera creazione, «ogni onore e ogni gloria». La Messa è il cuore della liturgia e le altre parti del servizio divino, dell’Ufficio divino, ne sono come l’irradiamento. Soprattutto in questo punto centrale Dio trova la sua gioia, poiché è là – nel Santo Sacrificio – che si ristabiliscono le relazioni dell’uomo con Dio, infrante dal peccato; che si equilibra il rapporto di tutto il creato con il suo Creatore.
La liturgia è la gioia di Dio perché è la sua opera. Egli ne è l’oggetto. Egli ne è il fine. La liturgia magnifica Dio. Egli è l’agente principale di quest’opera che realizza cose divine, ma che ha voluto vedersi compiere tramite mani e su labbra umane.
Gioia di Dio, la liturgia è inoltre – afferma dom Guéranger – la «gioia dei popoli», ovvero la gioia degli uomini diventati figli di Dio, nostra gioia! «Essendo la grazia santificante che fiorisce in canto e si esprime in fede, speranza e carità, la liturgia è l’atto proprio di colui che ha la grazia, che è abilitato dal carattere battesimale a trattare con Dio»; è il bene proprio dei figli di Dio.
La liturgia è la gioia degli uomini; gli uomini sono fatti per Dio, per andare a Dio; hanno bisogno di redenzione, di santità, per ritrovare o mantenere il contatto con il Dio santo. Ed è la liturgia a procurarglielo. «In essa, lo Spirito Santo ha avuto l’arte di concentrare, di eterizzare, di diffondere in tutto il Corpo di Cristo la pienezza inalterabile dell’opera redentrice, tutte le ricchezze soprannaturali del passato della Chiesa, del presente, dell’eternità».
La liturgia è la gioia degli uomini perché è per loro il mezzo privilegiato dell’approccio divino, «una strada maestra, quasi sacramentale»; la fonte del loro progresso spirituale: giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, «il filo del pendolo liturgico imprime nell’anima battezzata una più grande similitudine con il Signore».
Per mezzo della liturgia la nostra fede s’illumina di anno in anno, si affina in noi il senso di Dio, la preghiera ci conduce a una migliore conoscenza delle cose di Dio, poiché «il ciclo liturgico è un Credo vissuto». I misteri rimangono misteri, ma il loro splendore diventa più vivo… La speranza, anch’essa, s’accelera davanti allo spettacolo dei mirabilia Dei, delle meraviglie che Dio ha compiuto in favore dell’uomo. Infine la nostra carità s’infiamma sotto l’azione dello Spirito Santo che opera in noi nella divina liturgia.
La liturgia è la gioia degli uomini perché è la più alta scuola di preghiera: in maniera persuasiva, quasi senza vincoli, essa c’insegna la contemplazione cristiana, che è preghiera e amore. Nell’ambito della liturgia riceviamo i sacramenti, canali della grazia; è in tale contesto che partecipiamo al sacrificio del Calvario, che ci comunichiamo al Corpo di Cristo. Quando, sacerdote, io dico Messa, «ho nelle mani quel che occorre per dire a Dio un grazie degno di Lui, giacché offro a Lui Gesù Cristo. Quando, membro di Cristo per il battesimo, mi comunico, io possiedo Gesù Cristo. Quando si ha Gesù Cristo, si ha tutto. La supplica, l’adorazione, l’azione di grazie, è Lui, e quando Lo offro al buon Dio, io rimango con il buon Dio, perché Gesù Cristo è tutto, è l’Offerta Infinita!». Mediante l’eucarestia tocchiamo Dio e Dio ci tocca, ed è già per noi un anticipo di Cielo. Dove troveremo un più grande soggetto di gioia?
La liturgia è, ancora, la gioia degli uomini perché è un’opera di bellezza, adatta a rapire lo spirito e il cuore dall’inizio alla fine; ci fa cantare Dio e gioire in Lui. La liturgia della Chiesa è il più vasto, il più grandioso, il più vivo dei poemi. La poesia è ovunque nella liturgia, dice ancora dom Guéranger, poiché lei sola è all’altezza di ciò che dev’essere espresso. Tutto quel lirismo, tutte quelle preghiere, tutte quelle cerimonie, tutti i canti e i cantici dalle melodie così diversificate, sono state scelte e messe in opera dalla Chiesa per innalzarci al livello divino, per suggerirci la grandezza di Dio, per donarci quasi un anticipo della gioia del Cielo. Chi misura questo dono della Chiesa agli uomini? La Chiesa, tuttavia – di secolo in secolo –, ha aperto e aprirà tutto questo tesoro, questa magnificenza, ai minori dei suoi piccoli. La liturgia è così la nostra vita teologale diventata canto d’ammirazione e canto di allegria. Infine, la liturgia è la gioia degli uomini perché riporta ogni anno le feste dei santi che amiamo e che sono nostri intercessori presso Dio, Nostra Signora soprattutto!
[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), La liturgie: joie de Dieu et joie des hommes (Sermon par un moine bénédictin), in Quatre bienfaits de la liturgie, Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1995, pp. 35-40, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]