giovedì 27 agosto 2015

Ad quosdam monachos Ordinis Sancti Benedicti coram admissos

È con gioia che vi incontro oggi, figli di san Benedetto dell’abbazia Sainte-Madeleine di Barroux, che avete voluto manifestare con questo pellegrinaggio comunitario la vostra fedeltà al Signore e il vostro attaccamento alla sua Chiesa.
Con voi, io rendo grazie alla divina Provvidenza che vi ha aiutato, durante i dolorosi avvenimenti del giugno 1988, a ritornare alla comunione con la Sede apostolica. Da allora il vostro attaccamento al successore di Pietro si è costantemente rafforzato e mi è gradito sapere che le vostre relazioni con la Chiesa diocesana diventano giorno dopo giorno più leali e fraterne.
Voi siete stati ugualmente, per le monache benedettine dell’Annunciazione che stanno lavorando per costruire il loro monastero non lontano dal vostro, un prezioso incoraggiamento e un appoggio costante nel loro cammino di comunione, e avete contribuito in maniera particolarmente felice ed efficace al consolidamento dei loro legami con la diocesi.
La Santa Sede ha concesso al vostro monastero la facoltà di utilizzare i libri liturgici in uso nel 1962, al fine di rispondere alle aspirazioni di coloro “che si sentono vincolati ad alcune precedenti forme liturgiche e disciplinari della tradizione latina” (Ecclesia Dei, 5c), confermando così le disposizioni della costituzione conciliare sulla santa liturgia che ricorda che “La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità; rispetta anzi e favorisce le qualità e le doti di animo delle varie razze e dei vari popoli” (Sacrosanctum Concilium, 37). È evidente che, lungi dal cercare di mettere un freno all’applicazione della riforma intrapresa dopo il Concilio, questa concessione è destinata a facilitare la comunione ecclesiale delle persone che si sentono legate a queste forme liturgiche (Ecclesia Dei, 5c).
Io esprimo l’augurio che l’“Opera di Dio” e in particolare, l’Eucaristia, così celebrate nel vostro monastero contribuiscano efficacemente alla realizzazione del vostro ideale monastico, il quale, sicuramente, trova il suo nutrimento anche nel lavoro, nel silenzio che favorisce la contemplazione, e nell’impegno a ricercare Dio dovunque, in modo tale che, comunità giovane e fervente, siate capaci di testimoniare delle realtà invisibili nel mondo contemporaneo. Così, insieme con gli altri monasteri benedettini, voi continuerete ad essere dei luoghi di ritiro per il rinnovamento spirituale, dove riservando giustamente il primo posto a Dio, “ciò che è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati” (Sacrosanctum Concilium, 2).
Colgo l’occasione di questo incontro per rivolgermi a coloro che sono ancora legati alla Fraternità san Pio X. Li invito a rimettersi, istantaneamente, alla guida del successore di Pietro e a prendere contatto con la Commissione “Ecclesia Dei”, istituita per facilitare il reinserimento nella piena comunione ecclesiale. L’abbazia di Sainte-Madeleine di Barroux deve essere per loro un incoraggiamento a ritrovare l’unità feconda della Chiesa intorno al vescovo di Roma.
Io affido alla vostra preghiera la grande intenzione della riconciliazione di tutti i figli e le figlie della Chiesa nella stessa comunione.
Per aiutarvi nella vostra vita monastica nel cuore della Chiesa, nostra Madre, vi benedico di tutto cuore.

[San Giovanni Paolo II (1920-2005), Udienza ai religiosi dell'Abbazia Sainte-Madeleine du Barroux, del 28 settembre 1990, in Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale / Acta Ioannis Pauli Pp. IIAn. et vol. LXXXIII, 6 Maii 1991, n. 5, pp. 395-397]

sabato 22 agosto 2015

Rendiamo grazie al Signore per la tradizione monastica che ci è stata tramandata

Cari amici,
L’Anno della Vita Consacrata coincide con il cinquantesimo anniversario del documento redatto durante il Concilio Vaticano II, Perfectae Caritatis, sul rinnovamento della vita religiosa. Il secondo paragrafo descrive una doppia strategia per questo rinnovamento: 1) un ritorno allo spirito del fondatore e 2) l’adattamento alle mutate condizioni dei tempi. Qui a Norcia prendiamo questa esortazione in seria considerazione, senza però confondere le due strategie. Per quanto riguarda la prima, è la Regola di San Benedetto che ci rivela lo spirito del fondatore. Per venire incontro alla seconda strategia, utilizziamo il computer ed abbiamo realizzato un bellissimo sito internet (www.osbnorcia.org).
Uno dei vantaggi del vivere nel luogo natale di San Benedetto e di Santa Scolastica è l’esposizione ad altre fonti, oltre che a quelle scritte, come l’archeologia e la geografia. La cripta fu costruita nel primo secolo d.C. e aveva la funzione di una basilica pre-cristiana, luogo di amministrazione pubblica. Le pietre stesse ci raccontano la storia. Nella geografia locale invece, troviamo tracce delle vite dei santi.
Per esempio, nella basilica c’è un dipinto di Santa Scolastica che ha di fianco a sé altri due santi, Eutizio e Spes. Questi ultimi vissero a circa quindici chilometri da Norcia nella Valle Castoriana. San Gregorio Magno racconta, nei suoi Dialoghi, di come San Spes fosse già un monaco anziano e saggio, nel periodo in cui Benedetto e Scolastica erano bambini. Eutizio e i santi gemelli erano invece coevi. Quindi, mentre Benedetto e Scolastica crescevano, questa zona era già abitata da molti monaci e con tutta probabilità San Benedetto ricevette da essi la tradizione monastica. Anche se è conosciuto come il Patriarca del Monachesimo Occidentale, non è stato San Benedetto ad inventarlo. Ne ha ricevuto la tradizione, l’ha interiorizzata e gli ha dato la sua impronta, prima di passarla ai suoi seguaci. Questa stessa dinamica si applica ai fedeli. Prima di tutto noi riceviamo la fede dalla Chiesa, dai nostri genitori, quindi non siamo noi ad inventarla. In seguito dobbiamo farla nostra, interiorizzandola. Infine, il nostro compito è quello di trasmettere la nostra fede ai nostri figli.
In quest’Anno della Vita Consacrata, rendiamo grazie al Signore per la tradizione monastica che ci è stata tramandata. È una sorgente di vita e una guida sicura per vivere il Vangelo. È una gioia per noi interiorizzare questa tradizione e diffonderla è parte della nostra missione.
Le “mutate condizioni dei tempi” hanno avuto un impatto negativo sulla trasmissione della fede ai giorni nostri. La cultura secolarizzata presenta enormi ostacoli da superare. Noi monaci affrontiamo queste difficoltà, sapendo che anche voi fate lo stesso; in fin dei conti, siamo tutti “sulla stessa barca”. Per questo motivo siamo lieti di tenerci in contatto con i nostri amici sparsi per il mondo. In questo modo speriamo che la nostra testimonianza rafforzi la vostra fede. Sappiate, tuttavia, che il vostro buon esempio rafforza anche la nostra.
Con preghiere di gratitudine, in Domino,
Rev.mo Padre Cassiano Folsom, O.S.B., Priore

[I monaci di Norcia. Notiziario del Monastero di San Benedetto, anno XVI, n. 2, estate 2015, p. 1]