giovedì 28 febbraio 2013

Dom Gérard e Benedetto XVI

Oggi 28 febbraio 2013 ricorre il quinto anniversario della morte di Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), fondatore e primo abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, e l'ultimo giorno di pontificato di Papa Benedetto XVI. Oremus:
Presta, quaesumus, Domine: ut anima famulum tuum Geraldum abbatem, quem, in hoc saeculo commemorantem, sacris muneribus decorasti; in caelesti sede gloriosa semper exultet. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Settembre 1995: il cardinale Joseph Ratzinger e Dom Gérard Calvet O.S.B. in occasione
della visita del futuro Papa Benedetto XVI all'abbazia benedettina Sainte-Madeleine di Le Barroux
Oremus pro Pontifice nostro Benedicto.
Dominus conservet eum et vivificet eum
et beatum faciat eum in terra
et non tradat eum in animam inimicorum eius.
Settembre 1995: il cardinale Joseph Ratzinger e Dom Gérard Calvet O.S.B. in occasione
della visita del futuro Papa Benedetto XVI all'abbazia femminile Notre-Dame de l'Annonciation di Le Barroux

venerdì 15 febbraio 2013

Operi Dei nihil praeponatur

Domenica 24 settembre 1995: il cardinale Joseph Ratzinger celebra una Messa pontificale nella
forma extraordinaria del Rito romano all'abbazia benedettina Sainte-Madeleine di Le Barroux
Dopo la Prima Guerra Mondiale, era cresciuto, proprio nell’Europa centrale e occidentale, il movimento liturgico, una riscoperta della ricchezza e profondità della liturgia, che era finora quasi chiusa nel Messale Romano del sacerdote, mentre la gente pregava con propri libri di preghiera, i quali erano fatti secondo il cuore della gente, così che si cercava di tradurre i contenuti alti, il linguaggio alto, della liturgia classica in parole più emozionali, più vicine al cuore del popolo. Ma erano quasi due liturgie parallele: il sacerdote con i chierichetti, che celebrava la Messa secondo il Messale, ed i laici, che pregavano, nella Messa, con i loro libri di preghiera, insieme, sapendo sostanzialmente che cosa si realizzava sull’altare. Ma ora era stata riscoperta proprio la bellezza, la profondità, la ricchezza storica, umana, spirituale del Messale e la necessità che non solo un rappresentante del popolo, un piccolo chierichetto, dicesse “Et cum spiritu tuo” eccetera, ma che fosse realmente un dialogo tra sacerdote e popolo, che realmente la liturgia dell’altare e la liturgia del popolo fosse un’unica liturgia, una partecipazione attiva, che le ricchezze arrivassero al popolo; e così si è riscoperta, rinnovata la liturgia.
Io trovo adesso, retrospettivamente, che è stato molto buono cominciare con la liturgia, così appare il primato di Dio, il primato dell’adorazione. “Operi Dei nihil praeponatur”: questa parola della Regola di san Benedetto (cfr 43,3) appare così come la suprema regola del Concilio. Qualcuno aveva criticato che il Concilio ha parlato su tante cose, ma non su Dio. Ha parlato su Dio! Ed è stato il primo atto e quello sostanziale parlare su Dio e aprire tutta la gente, tutto il popolo santo, all’adorazione di Dio, nella comune celebrazione della liturgia del Corpo e Sangue di Cristo. In questo senso, al di là dei fattori pratici che sconsigliavano di cominciare subito con temi controversi, è stato, diciamo, realmente un atto di Provvidenza che agli inizi del Concilio stia la liturgia, stia Dio, stia l’adorazione. Adesso non vorrei entrare nei dettagli della discussione, ma vale la pena sempre tornare, oltre le attuazioni pratiche, al Concilio stesso, alla sua profondità e alle sue idee essenziali.
Ve n’erano, direi, diverse: soprattutto il Mistero pasquale come centro dell’essere cristiano, e quindi della vita cristiana, dell’anno, del tempo cristiano, espresso nel tempo pasquale e nella domenica che è sempre il giorno della Risurrezione. Sempre di nuovo cominciamo il nostro tempo con la Risurrezione, con l’incontro con il Risorto, e dall’incontro con il Risorto andiamo al mondo. In questo senso, è un peccato che oggi si sia trasformata la domenica in fine settimana, mentre è la prima giornata, è l’inizio; interiormente dobbiamo tenere presente questo: che è l’inizio, l’inizio della Creazione, è l’inizio della ricreazione nella Chiesa, incontro con il Creatore e con Cristo Risorto. Anche questo duplice contenuto della domenica è importante: è il primo giorno, cioè festa della Creazione, noi stiamo sul fondamento della Creazione, crediamo nel Dio Creatore; e incontro con il Risorto, che rinnova la Creazione; il suo vero scopo è creare un mondo che è risposta all’amore di Dio.
Poi c’erano dei princìpi: l’intelligibilità, invece di essere rinchiusi in una lingua non conosciuta, non parlata, ed anche la partecipazione attiva. Purtroppo, questi princìpi sono stati anche male intesi. Intelligibilità non vuol dire banalità, perché i grandi testi della liturgia – anche se parlati, grazie a Dio, in lingua materna – non sono facilmente intelligibili, hanno bisogno di una formazione permanente del cristiano perché cresca ed entri sempre più in profondità nel mistero e così possa comprendere. Ed anche la Parola di Dio – se penso giorno per giorno alla lettura dell’Antico Testamento, anche alla lettura delle Epistole paoline, dei Vangeli: chi potrebbe dire che capisce subito solo perché è nella propria lingua? Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere, nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo. […]
Vorrei adesso aggiungere […]: c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. […] E così anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come una cosa dove si fanno cose comprensibili, una cosa di attività della comunità, una cosa profana. E sappiamo che c’era una tendenza, che si fondava anche storicamente, a dire: la sacralità è una cosa pagana, eventualmente anche dell’Antico Testamento. Nel Nuovo vale solo che Cristo è morto fuori: cioè fuori dalle porte, cioè nel mondo profano. Sacralità quindi da terminare, profanità anche del culto: il culto non è culto, ma un atto dell’insieme, della partecipazione comune, e così anche partecipazione come attività. Queste traduzioni, banalizzazioni dell’idea del Concilio, sono state virulente nella prassi dell’applicazione della Riforma liturgica; esse erano nate in una visione del Concilio al di fuori della sua propria chiave, della fede. […]
Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata…
[Benedetto XVI, Riviviamo il Concilio Vaticano II - Ricordi e speranze di un testimone, discorso in occasione dell’incontro con i parroci e i sacerdoti della diocesi di Roma, 14 febbraio 2013]

giovedì 14 febbraio 2013

Due uffici liturgici supplementari in diretta da Le Barroux

Come abbiamo già avuto modo di ricordare, a partire dall'Avvento del 2011 i monaci dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux diffondono ogni giorno in diretta gli uffici liturgici del monastero, cantati integralmente in gregoriano nella forma extraordinaria del Rito romano (Breviario monastico del 1963).
Dal 2012, inoltre, amici statunitensi dell'abbazia francese hanno reso disponibile – in particolare per quanti non vivono nella zona di fuso orario dell’Europa – la pagina Internet http://barrouxchant.com, che registra automaticamente gli uffici e li mette a disposizione per essere ascoltati in differita, o per scaricarli.
In occasione della Quaresima 2013, a partire da domenica 17 febbraio, la diffusione in diretta si arricchisce di due uffici supplementari (Lodi e Nona), che come i precedenti è possibile ascoltare in diretta via Internet, oppure tramite le applicazioni disponibili per gli smartphone (iPhone o Android). Questi gli orari degli uffici liturgici disponibili in diretta a partire dal 17 febbraio:

Lodi ore 6.00
Prima ore 7.45 (talora ore 8.00)
Sesta ore 12.15
Nona ore 14.15 (domenica e alcune feste ore 14.30)
Vespri ore 17.30
Compieta ore 19.45

lunedì 11 febbraio 2013

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto

Dominus conservet eum et vivificet eum et
beatum faciat eum in terra
et non tradat eum in animam inimicorum eius

lunedì 4 febbraio 2013

L'irradiamento dell'abbazia Notre-Dame di Fontgombault

Veduta aerea dell'abbazia Saint-Paul de Wisques
Abbiamo già avuto occasione di ricordare l’abbazia benedettina Notre-Dame di Fontgombault, da ultimo in occasione della benedizione abbaziale del nuovo Padre Abate Dom Jean Pateau O.S.B., quale successore di Dom Antoine Forgeot O.S.B. Monastero facente parte della Congregazione di Solesmes, l’abbazia di Fontgombault è stata fondata nel 1948 e si è distinta nei decenni successivi per l’impegno di fedeltà alla Santa Sede e alla tradizione monastica ed ecclesiale, con particolare riguardo per le antiche usanze liturgiche: a partire dal 1984, quando un indulto del beato Giovanni Paolo II (1978-2005) ha permesso la celebrazione della Messa nella forma extraordinaria del Rito romano, e poi in maniera compiuta dal 1988, l’abbazia di Fontgombault ha profittato di tale permesso per tornare alla celebrazione secondo i libri liturgici del 1962 e il Breviario monastico tradizionale. Questa scelta ha prodotto dei risultati, anche in termini di abbondanza di vocazioni, di tutto rilievo, tant’è che da Fontgombault sono nate nel tempo nuove abbazie “figlie”, ugualmente legate alle usanze monastiche tradizionali e alla forma extraordinaria del Rito romano: in Francia a Randol (1971), Triors (1984) e Gaussan (1994, in seguito – nel 2007 – trasferitasi a Donezan), e negli Stati Uniti d’America a Clear Creek (1999). L’irradiamento per cui Fontgombault è da molti considerata un faro di fedeltà monastica e liturgica, è ulteriormente testimoniato dalle Giornate Liturgiche di Fontgombault del 2001, alle quali partecipò l’allora cardinale Joseph Ratzinger con una relazione di grande rilievo in cui si anticipavano alcune scelte del motu proprio Summorum pontificum, pubblicato nel 2007 durante l’attuale pontificato di Benedetto XVI.
È di questi giorni la notizia di un ulteriore e importante nuovo sviluppo dell’abbazia benedettina Notre-Dame di Fontgombault, e dell’impostazione quanto alle osservanze e alla vita liturgica di cui essa è un importante vettore. Infatti, la storica abbazia Saint-Paul de Wisques – fondata nel 1889 e facente parte anch’essa della Congregazione di Solesmes; situata nella regione francese Nord-Pas-de-Calais, all’inizio del secolo XX si è posta alle origini dell’abbazia San Paolo di Oosterhout, nei Paesi Bassi –, trovandosi a dovere fare fronte al declino numerico della comunità, che avrebbe presto condotto alla chiusura del monastero, ha accolto la proposta proveniente dai fratelli di Fontgombault, i quali durante l’anno in corso invieranno un numero relativamente importante di monaci, onde potere così ristabilire un’integrale osservanza della vita comune secondo la Regola di san Benedetto. La notizia è stata accolta con gioia e gratitudine dall’abbazia Saint-Paul de Wisques, che ha informato della decisione assunta attraverso il proprio sito Internet, con un comunicato del 13 gennaio 2013 dal titolo “Une bonne nouvelle : l’Abbaye Saint Paul ne fermera pas ses portes !”.