tag:blogger.com,1999:blog-11743115170804663322024-03-16T02:10:58.160+01:00RomualdicaRomualdica - Note di un oblato benedettinoobl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comBlogger531125tag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-75667124213083467482023-09-19T12:43:00.001+02:002023-09-19T12:43:34.661+02:00Giubileo del Sacro Cuore<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiek6bvuV-iduKNkkvCRQV2jyTVpsVn_mK2dSLWDEXgm56iilx2Y-Zxp-MH81uz12DWht7DtwdGdTgjmThFHTTZVZnycgEWgOuc_W5479cztmDw5wZwmsoedIMS6OY-ooDBtb1fBQ6ZXH-25C_j0rbA13JXp3UKJfIAA30sKbYgfkqT8HOtMqnz9zEV-oJZ/s600/LA187-edito.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="450" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiek6bvuV-iduKNkkvCRQV2jyTVpsVn_mK2dSLWDEXgm56iilx2Y-Zxp-MH81uz12DWht7DtwdGdTgjmThFHTTZVZnycgEWgOuc_W5479cztmDw5wZwmsoedIMS6OY-ooDBtb1fBQ6ZXH-25C_j0rbA13JXp3UKJfIAA30sKbYgfkqT8HOtMqnz9zEV-oJZ/w300-h400/LA187-edito.jpg" width="300" /></a></div>Qualche mese fa, padre Étienne Kern, rettore del santuario di Paray-le-Monial, è venuto in abbazia per annunciare l’apertura di un giubileo delle apparizioni del Sacro Cuore a santa Marguerite-Marie. Il rettore ha voluto incontrarmi di persona perché desiderava invitare il maggior numero di persone possibile, senza dimenticare i fedeli legati all’antica liturgia. Il 27 dicembre, Mons. Rivière celebrerà la Messa inaugurale di questo giubileo, a 350 anni dalla prima apparizione. Il giubileo proseguirà fino al giugno 2025 e si concluderà con una Messa pontificale celebrata nella festa del Sacro Cuore da Mons. Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Padre Kern ci assicura che siete tutti benvenuti, individualmente o in associazione, e che Mons. Rivière, Vescovo di Autun, ha autorizzato la celebrazione secondo la forma antica. È un segno della bontà del Signore che, dopo le grandi preoccupazioni degli ultimi anni, è venuto a consolarci incoraggiandoci a ripartire in questa grande unità di una stessa fede vissuta in modi diversi. Non è stato forse il Sacro Cuore di Gesù a versare sangue e acqua sul mondo? Non solo acqua, ma anche sangue. La storia della Chiesa dimostra che ci sono sempre state scuole di pensiero e di teologia diverse: Alessandria non era Antiochia, gli orientali non sono occidentali ma, come diceva san Giovanni Paolo II, la Chiesa ha due polmoni. Per noi che attualmente avanziamo su una linea sottile nel nostro attaccamento alla Santa Sede e alla liturgia tradizionale, questo pellegrinaggio a Paray-le-Monial è un invito del Signore a riprendere questo grande lavoro di unità, un’unità che deve avvenire con maggiore altezza, profondità e larghezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non dimentichiamo che questo Cuore ferito e lacerato, che ha smesso di battere sulla croce, ha ripreso a vivere dopo l’apertura operata dalla lancia del soldato: non più per irrigare il corpo fisico di Cristo, ma per vivificare il suo Corpo Mistico, che è la Chiesa, attraverso l’acqua del battesimo e il sangue dell’eucaristia. Questo Cuore divino è la fonte e il culmine della vita cristiana: le nostre lotte non possono portare frutto se non scaturiscono dalla Sua grazia e non ritornano a Lui.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Esorto tutti i fedeli, specialmente quelli che sono preoccupati per le “nuove vie della Chiesa”, quelli che si sentono totalmente sopraffatti, quelli che sono scoraggiati e quelli che si preparano a combattere, ad approfittare di questo giubileo per trovare luce e forza. Il tempo non è contro di noi, perché c’è la grazia di Dio. Il Sacro Cuore non è una storia del passato, ma una realtà radicata nell’eternità di Dio. Lo stesso Baudelaire, nella sua poesia <i>L’Horloge</i>, ammetteva che “i minuti, mortale pazzerello, sono ganghe da non farsi sfuggire senza estrarne oro!”. Spero che questo giubileo sia per tutti voi come un nuovo Tabor, una vetta dove il Signore vi mostrerà la Sua potenza e la Sua bontà.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Uno dei misteri più belli della devozione al Sacro Cuore è mirabilmente riassunto nella colletta della Messa della festa. La preghiera della Chiesa ci indica una direzione in cui la riparazione rimane inseparabilmente legata alla carità. Inoltre, è il fervente omaggio della pietà che costituisce l’anima della riparazione. Non si tratta di farsi del male per compensare il male che si scatena nel mondo, e spesso nella nostra stessa vita, ma di riorientare la nostra anima verso Colui che è, ripeto, la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana. Nella sua enciclica <i>Haurietis Aquas</i>, Pio XII ci ricordava che la devozione al Sacro Cuore è la via più rapida e diretta per diventare santi, ma anche un cammino di vera conversione. La nostra conversione è urgente. Come possiamo voler salvare il mondo se non iniziamo a reindirizzare le nostre anime come una calamita verso il polo? Il modo migliore per riparare è fare del bene, e cominciare a conoscere e amare meglio il Signore, così ben raffigurato nel suo Sacro Cuore. La santità non è forse imitazione di Nostro Signore? Come possiamo imitarlo se non lo guardiamo con pietà? E non è forse proprio dal Sacro Cuore che santi come Madre Teresa hanno tratto la forza per fare tanto bene in modo così disinteressato? Sì, cento volte sì. Ebbene, allora! Andiamo a Paray-le-Monial e chiediamo al Signore questa carità, che vuole solo diffondersi nella storia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #660000; font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #660000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di <i>Les amis du monastère</i>, n. 187, 8 settembre 2023, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-66501828140203362362023-08-30T17:01:00.000+02:002023-08-30T17:01:47.014+02:00Diurnale monastico<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxN3Em2aQfA5mObAXxO91TEUlbQa6he4gW7bsjYeKszPTUs0RSy-H_Dlj9VhTPh8aPnjIklq4OVzznmm4mfCjfcLGPxS5jzOecNL7quWdLvAD-asohOUP8dO0taP2kaocraWPS0ribcRYz-9y4rFSnKTiZYAuFjrjgcwvxpSkk45C8u6rwsZgWHL2XE5Ji/s968/diurnale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="968" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxN3Em2aQfA5mObAXxO91TEUlbQa6he4gW7bsjYeKszPTUs0RSy-H_Dlj9VhTPh8aPnjIklq4OVzznmm4mfCjfcLGPxS5jzOecNL7quWdLvAD-asohOUP8dO0taP2kaocraWPS0ribcRYz-9y4rFSnKTiZYAuFjrjgcwvxpSkk45C8u6rwsZgWHL2XE5Ji/w248-h400/diurnale.jpg" width="248" /></a></div>“La Chiesa, madre e maestra, ci ha dato nella liturgia un metodo di educazione spirituale i cui principali benefici sono: il primato della contemplazione, il senso della Chiesa, il gusto della bellezza, l’amore della Regola, una soave attrazione del Cielo” (Dom Gérard Calvet O.S.B. [1927-2008]).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Fra il Natale 2014 e la Pasqua 2018, abbiamo avuto il piacere di mettere progressivamente a disposizione dei lettori di Romualdica – grazie al prezioso aiuto di valenti amici – alcuni fascicoli intesi come estratti del <i>Breviarium monasticum</i> del 1963, in latino con traduzione italiana a fronte, i cui file pdf rimangono a disposizione e sono raggiungibili nell’apposito riquadro in homepage. In quell’arco di tempo sono stati pubblicati i seguenti estratti dell’Ufficio benedettino: la Compieta, i Vespri domenicali, l’Ora Terza settimanale, l’Ora Sesta settimanale, l’Ora Nona settimanale, le Lodi domenicali (fuori del tempo pasquale) e le Lodi domenicali (nel tempo pasquale).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><b>Accogliamo ora con sincera gratitudine la pubblicazione, per i tipi della casa editrice Monasterium (Cellio [VC] 2023, 288 pp., euro 23,00), del <a href="https://monasterium.org/Diurnale-monastico-p571102548" target="_blank"><i>Diurnale monastico</i> latino-italiano</a>, sulla base del Breviario monastico del 1963 a uso benedettino, in forma abbreviata – ovvero privo del Temporale e del Santorale –, e che comprende l’ordinario delle Ore diurne, conservando l’andamento dei salmi stabiliti da san Benedetto nella sua Regola. La preghiera è suddivisa secondo le Ore liturgiche (Lodi, Ora Prima, Ora Terza, Ora Sesta, Ora Nona, Vespri, Compieta) e secondo il giorno della settimana, a partire dalla domenica e festivi, cui seguono i giorni feriali dal lunedì al sabato.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Come è precisato nella presentazione: “Questo Diurnale abbreviato rappresenta un utile sussidio per i fedeli in generale, e gli Oblati benedettini in particolare, affinché ci si possa unire ogni giorno alla grande preghiera solenne dei monaci. Nella ripetizione e meditazione di salmi e antifone si può trovare, infatti, il nutrimento quotidiano della propria anima”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">A maggior ragione un tale sussidio liturgico si potrà rivelare prezioso – e per questo se ne auspica un’ampia diffusione e utilizzo –, in quanto attraverso l’apposito <a href="https://www.barroux.org/offices-de-chaque-jour/" target="_blank">link interno</a> al sito Internet dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, è possibile seguire in diretta gli uffici liturgici monastici, cantati integralmente in gregoriano nella forma extraordinaria del Rito romano (Breviario monastico del 1963).</span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-24899359946215518522023-08-23T15:57:00.005+02:002023-08-23T16:08:56.858+02:00Dove Dio dimora<div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9wuqc2v1mSdF_YCufUf7QQjfSiqbdJ_erSW_GFkAsdeKIJNfWXZPPtnpJOLjcGeTmYJLYGthF1ojqFMythDIjfpfjg_jHs32z-MYPUfAAkl8YGuZ-HIGo1CUG5LWD3L-tQ1LUwiO5QXPVeQfnexSwqjGEHV55wptwo_wyyAUSf8YHbGkcl5A-fuCNo1C_/s1000/slide-seven.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="1000" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9wuqc2v1mSdF_YCufUf7QQjfSiqbdJ_erSW_GFkAsdeKIJNfWXZPPtnpJOLjcGeTmYJLYGthF1ojqFMythDIjfpfjg_jHs32z-MYPUfAAkl8YGuZ-HIGo1CUG5LWD3L-tQ1LUwiO5QXPVeQfnexSwqjGEHV55wptwo_wyyAUSf8YHbGkcl5A-fuCNo1C_/w640-h256/slide-seven.jpg" width="640" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Don Johannes Maria Schwarz, nato nel 1978 nei pressi di Linz (Austria), ordinato sacerdote nel 2004 nell’arcidiocesi di Vaduz (Liechtenstein). Ha conseguito prima la Licenza e poi il Dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica di Lugano. Nel 2014 è stato nominato vicedirettore del Seminario Leopoldinum di Heiligenkreuz (Austria). Il 1° maggio 2013 è partito per un <a href="https://projektor.com/u/birettballett/to-where-god-dwells" target="_blank">pellegrinaggio a piedi a Gerusalemme</a> ed è tornato in Liechtenstein il 2 agosto 2014, dopo avere percorso circa 14.000 chilometri. Da quasi cinque anni conduce vita eremitica nelle vicinanze di Torre Pellice, in Piemonte, presso l’<a href="https://youtu.be/3W1DjBI-8nM" target="_blank">Eremo Sant’Onofrio</a>, nel quale ha costruito la cappella ove celebra nella forma extraordinaria del rito romano.</div></span></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/9J34911kvBE" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-33030540234555485582023-07-18T11:45:00.004+02:002023-07-18T11:45:39.017+02:00Z come zelo - San Benedetto per tutti / 18 [fine]<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhemBOAS-8j-X95L4ZYsW8Sd9XHWdAJJxJEc3LemQNx8E73DABcOwucDZLZdq0mjYI-N6ickBrpaO8Vu_Wl-sEF7hmHbFkieJNEvXlo4FxvkcizQ1TNDOpLlmBfd3rUh9Z60n4bCy6GKptBWqs3v-yL5a5cbjMJ_Oz0phLPwBDTUj7gmuyAS-41CCiTVjEH/s937/benedetto-beato-angelico.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="937" data-original-width="768" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhemBOAS-8j-X95L4ZYsW8Sd9XHWdAJJxJEc3LemQNx8E73DABcOwucDZLZdq0mjYI-N6ickBrpaO8Vu_Wl-sEF7hmHbFkieJNEvXlo4FxvkcizQ1TNDOpLlmBfd3rUh9Z60n4bCy6GKptBWqs3v-yL5a5cbjMJ_Oz0phLPwBDTUj7gmuyAS-41CCiTVjEH/w328-h400/benedetto-beato-angelico.jpeg" width="328" /></a></div>Siamo zelanti nella nostra vita spirituale, cioè, in breve, nella nostra vita di carità? Questa domanda è essenziale poiché, secondo sant’Agostino, “un’anima senza zelo è un’anima senza amore”. È bene ripetere a noi stessi di tanto in tanto che la nostra carità vale concretamente quanto vale il nostro zelo nel praticarla. Questa convinzione non è meno viva per san Benedetto, che nel capitolo 72 – gioiello della Regola – esorta giustamente i suoi monaci alla pratica di questo zelo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Per lui, essere zelante nell’amore del prossimo significa, molto concretamente: onorarlo, sopportarlo con molta pazienza in tutte le sue infermità fisiche o morali, servirlo, cercare il suo vantaggio piuttosto che il nostro, amarlo per sé stesso e non per quello che potrebbe darci in cambio. E quando questo prossimo ha su di noi un rapporto di autorità, amarlo ancora con una carità sincera e umile.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Essere zelanti nel nostro amore per Dio significa avere per Lui “un timore ispirato dall’amore”. Conoscere questo timore filiale che consiste nel non temere nulla tanto da rattristare, anche leggermente, un Dio-Padre infinitamente buono.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">San Benedetto nota come ultimo segno del buon zelo: “Non antepongano assolutamente nulla a Cristo” (RB LXXII,11). Qui, mi sembra, abbiamo sia la chiave di volta sia il fondamento dello zelo a cui ci invita. Perché per san Benedetto andiamo a Dio attraverso Cristo che è la Via. Esortandoci a fare di Nostro Signore il nostro tesoro più grande, egli vuole avvicinarci allo zelo per eccellenza, affinché il suo zelo passi in noi. Lui il cui zelo per il Padre (“Lo zelo per la tua casa mi divorerà”, Gv 2,17) e per il prossimo (“avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”, Gv 13,1) è rimasto fino alla morte. Non illudiamoci: lo zelo a cui ci invita san Benedetto non può che essere quello di Gesù in noi. In altre parole, tale zelo si impara ai piedi del tabernacolo. E sappiamo, ci assicura san Benedetto, che ci condurrà, seguendo Cristo, “alla vita eterna” (RB LXXII,12)!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Cari amici, abbiamo appena terminato una lettura della Regola. Essendo la Regola inesauribile, potremmo benissimo iniziarne una seconda. Essendo questa lettera per voi, vi poniamo semplicemente la domanda: vorreste o meno che prosegua questa rubrica <i>San Benedetto per tutti</i>? Attendiamo il vostro parere alla mail: <a href="mailto:contact@la-garde.org">contact@la-garde.org</a>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Grazie a tutti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Fr. Ambroise</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Fr. Ambroise O.S.B., “Saint-Benoît pour tous...”, <i>La lettre aux amis</i>, dell’<a href="https://www.la-garde.org/" target="_blank">Abbazia Sainte-Marie de la Garde</a>, n. 44, 16 luglio 2023, p. 4, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></span></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-30135163230007098722023-06-12T17:26:00.001+02:002023-06-12T17:26:11.538+02:00Tradizione, morte delle civiltà e passatismo<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt9LPR385WbCrPbfbw2-Oxkbjj0_6JB6OC5g8A5SROiHd-MFQZmcpEvG9Oo4oylSjLHs4oxsdegs3h2528KiS_ooqXzoo3rt05goPG-mnCML6oUCV-krffTUYYEU8bJJ65MnCkQ7S684-Nzewearoq8zXKKHoGA3OpbCLRzOypAOK7GgctbfGvvspgDA/s1178/demain-la-chretiente.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1178" data-original-width="752" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt9LPR385WbCrPbfbw2-Oxkbjj0_6JB6OC5g8A5SROiHd-MFQZmcpEvG9Oo4oylSjLHs4oxsdegs3h2528KiS_ooqXzoo3rt05goPG-mnCML6oUCV-krffTUYYEU8bJJ65MnCkQ7S684-Nzewearoq8zXKKHoGA3OpbCLRzOypAOK7GgctbfGvvspgDA/w255-h400/demain-la-chretiente.jpg" width="255" /></a></div>La scomparsa di questi costumi e tradizioni è un segno della morte delle civiltà. Il filosofo Gustave Thibon risponde in anticipo al rimprovero di passatismo: “Che cosa m’importa il passato in quanto passato? Non vedete che quando piango per la rottura di una tradizione, è soprattutto al futuro che penso? Quando vedo marcire una radice ho pietà dei fiori che domani appassiranno per mancanza di linfa (il nostro sguardo cui manca la luce)”.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Ciò che rattrista il filosofo non è ciò che è stato cancellato dal passato, bensì ciò che è confiscato al futuro. È anche pensando al futuro che Padre Calmel incoraggiava i suoi fedeli a formare, nella preghiera e nell’amicizia, comunità fraterne dove la grazia possa fiorire:<br /></span><span style="font-family: georgia;">“Sotto l’egida della Vergine che schiaccia il Drago, i cristiani che pregano e si amano veramente in Cristo si stringeranno per mano, come fratelli, sulle onde impetuose di un mondo che ha rinnegato Dio e sta distruggendo l’uomo. Uniti dalla preghiera e dall’amicizia, per quanto ostacolati dalla pressione generale, riusciranno a mantenere o ricostituire una sorta di ambiente temporale veramente civile, sufficiente a permettere alle anime di buona volontà di non andare alla deriva e perdersi senza ritorno, ma di rimanere salde e vive. Di continuare il loro canto interiore, celebrare incessantemente l’amore e la bellezza di Dio attraverso le prove dell’esilio” (<i>Itinéraires</i>, novembre 1965).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span><span style="font-family: georgia;"><span style="color: #660000; font-size: xx-small;"><b>[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), <i>Demain la Chrétienté</i>, nuova ed. rivista (1a ed. 1986), prefazione di Gustave Thibon, postfazione di Bernard Antony, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2005, p. 190, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></span></span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-46450243864698553352023-03-01T17:39:00.000+01:002023-03-01T17:39:10.824+01:00L'abbazia Sainte-Marie de la Garde costruisce<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">L’abbazia Sainte-Marie de la Garde costruisce: <a href="https://www.credofunding.fr/fr/sainte-marie-de-la-garde" target="_blank">aiutiamo i monaci</a> nel cantiere della Grande Speranza!</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/sIcOpMh452A" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-235605366581572932023-02-27T12:27:00.001+01:002023-02-27T12:27:45.479+01:00La forza del digiuno<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuxIbffw52wQNRc0r37uqbKXth9xPyPnsM0v2-W5H_fwmIEAOJ6SBdhgDA-51mOuBVFyWgHwLLmp3rp_oJ5eFTgnTPcqtAFVZJk040wJtp_0-kr3ibp4AOVNHWFHu-wXw-w7TM_UZ8bDKdeTScpX2kS2Oy2moTf_nziindv0ZiV_12kllGzBJLyJcJMA/s1024/Duccio_di_Buoninsegna_La%20tentazione%20di%20Cristo%20sul%20monte.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1024" height="375" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuxIbffw52wQNRc0r37uqbKXth9xPyPnsM0v2-W5H_fwmIEAOJ6SBdhgDA-51mOuBVFyWgHwLLmp3rp_oJ5eFTgnTPcqtAFVZJk040wJtp_0-kr3ibp4AOVNHWFHu-wXw-w7TM_UZ8bDKdeTScpX2kS2Oy2moTf_nziindv0ZiV_12kllGzBJLyJcJMA/w400-h375/Duccio_di_Buoninsegna_La%20tentazione%20di%20Cristo%20sul%20monte.jpeg" width="400" /></a></div>Quando questa lettera vi raggiungerà, la Quaresima sarà già ben avviata, ma sarà ben lungi dall’essere conclusa. Non dimenticate che è un tempo sacro, un momento di grazia, donato dal Signore attraverso la sua Chiesa. Le opere di penitenza, di preghiera e di elemosina acquistano una virtù speciale semplicemente perché questo tempo è particolarmente santificato dal grande mistero della Passione e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, che esso prepara.</span></div><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Da alcuni decenni, le autorità ecclesiastiche giustamente ci ricordano che lo spirito vale più della pratica. Lo stesso san Benedetto ci dice nella Regola che la cosa più importante è attendere la santa festa di Pasqua con la gioia che viene dallo Spirito Santo. Ma attenzione, lo spirito senza le opere concrete va contro il buon senso e la natura umana. Si rischia di vivere una religione disincarnata trascurando di privarsi, per esempio, dei cibi a base di carne, ciò che è stato per lungo tempo proprio dei cristiani durante il tempo della Quaresima.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">San Benedetto dà indicazioni ben precise per una buona Quaresima. Ogni monaco, oltre alle prescrizioni della comunità, è invitato a prendere risoluzioni sul bere, il mangiare, il dormire, la ricreazione, le parole, le letture. Tutto questo è scritto su un biglietto quaresimale, in modo che il monaco non dimentichi ciò che ha promesso al Signore e per dargli coraggio durante questo tempo che dura sei settimane.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Lasciate che vi riveli le pratiche dell’abbazia riguardo al digiuno. Il Mercoledì delle Ceneri, i monaci prendono un caffè e un pezzo di pane al mattino, un pranzo normale a mezzogiorno e un semplice brodo la sera. Il resto della Quaresima, la sera, invece del brodo, prendono una zuppa, un frutto e un pezzo di pane. Il Venerdì Santo, prendono un caffè con un pezzo di pane al mattino, a mezzogiorno pranzano in ginocchio con zuppa, alcune patate, un pezzo di pane e una mela. La sera, brodo. Inoltre, ogni monaco può ancora rimuovere qualcosa di propria iniziativa, però con l’accordo dell’abate, per non cadere nell’eccesso e nella presunzione.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">I monaci vi possono testimoniare le virtù di questo digiuno. Attraverso il digiuno, l’anima diventa più consapevole del prezzo delle cose, del dono di Dio. Più che nei giorni festivi, il pasto è delizioso, nonostante la sua semplicità. Troviamo la gioia delle cose semplici che diserta tanto il cuore appesantito. Il digiuno affina la punta dell’anima, purifica il cuore, illumina la coscienza e la lenisce con penitenza ristoratrice, dona un certo autocontrollo, rafforza e approfondisce la preghiera. Una Quaresima ben fatta non può che dare un magnifico impulso alla vita interiore.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Ma tutti questi frutti, per quanto buoni e verificabili, non eguagliano la virtù principale che il Signore ha loro conferito, quella di scacciare i demoni. Il digiuno rimane il fondamento di questo potere contro il diavolo. È simile a un sacrificio, quello che Gesù praticò nel deserto agli albori della sua vita pubblica. Certo, il digiuno da solo non è sufficiente. Lo dice san Leone in un’omelia delle Quattro tempora d’inverno, dove precisa che, per la salvezza dell’anima, l’elemosina è altrettanto necessaria. Così, il digiuno consisterà nel privarsi per dare a chi è nel bisogno. Solo che, per scacciare il demonio, il digiuno deve essere accompagnato da un alleato molto importante: la preghiera.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Il demonio è stato sconfitto, ma rimane ben presente ovunque, nelle leggi, nella politica, nella cultura, nell’educazione, nei media, nella morale, e anche nella Chiesa, secondo il grido di san Paolo VI sul fumo di Satana. Non è sorprendente vedere sempre più persone usare gli esorcisti e vedere che gruppi satanisti stanno aumentando. Ogni peccato mortale dà più potere al diavolo. Ma non disperiamo mai della potenza superiore di Dio. E credete che attraverso il digiuno Dio ci offra di partecipare alla grande battaglia spirituale degli spiriti di luce contro gli spiriti delle tenebre. Possiamo essere sicuri della vittoria, per grazia di Dio, poiché Dio è l’unico Dio, e perché Gesù ha vinto la morte e il peccato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><div style="text-align: justify;"><b>[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di <i>Les amis du monastère</i>, n. 181, 2 marzo 2022, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></div></span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-5066587775290034142023-01-23T12:31:00.001+01:002023-01-23T12:31:18.066+01:00Della priorità di Dio e della liturgia divina<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4peJ8e3qrzaFnh62qp7KcQCA0c757AkB8CqGnUg4a49jWDs6-mZMqhTD2cZhf77k-5QDGKeJ0zb9KONScD0TJSdSfKrhMdPOZlltTl-3RteuUKn-2pFB83Hv4E1xxfXapXfoFFX8_-PO2kk1QWfE8SCg0TKuxxBBD6_xPimFv8IDOxHLETLVNqYXO3g/s997/Ratzinger_1995.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="997" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4peJ8e3qrzaFnh62qp7KcQCA0c757AkB8CqGnUg4a49jWDs6-mZMqhTD2cZhf77k-5QDGKeJ0zb9KONScD0TJSdSfKrhMdPOZlltTl-3RteuUKn-2pFB83Hv4E1xxfXapXfoFFX8_-PO2kk1QWfE8SCg0TKuxxBBD6_xPimFv8IDOxHLETLVNqYXO3g/w400-h301/Ratzinger_1995.jpeg" width="400" /></a></div>Nihil Operi Dei praeponatur</i>, nulla si anteponga al culto divino. Con queste parole san Benedetto, nella sua Regola (43,3), ha stabilito la priorità assoluta del Culto divino rispetto a ogni altro compito della vita monastica. Questo, anche nella vita monastica, non risultava immediatamente scontato, perché per i monaci era compito essenziale anche il lavoro nell’agricoltura e nella scienza. Sia nell’agricoltura come anche nell’artigianato e nel lavoro di formazione potevano certo esserci delle urgenze temporali che potevano apparire più importanti della liturgia. Di fronte a tutto questo Benedetto, con la priorità assegnata alla liturgia, mette inequivocabilmente in rilievo la priorità di Dio stesso nella nostra vita: «All’ora dell’Ufficio divino, appena si sente il segnale, lasciato tutto quello che si ha tra le mani, si accorra con la massima sollecitudine» (43,1).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nella coscienza degli uomini di oggi, le cose di Dio e con ciò la liturgia non appaiono affatto urgenti. C’è urgenza per ogni cosa possibile. La cosa di Dio non sembra mai essere urgente. Ora, si potrebbe affermare che la vita monastica è in ogni caso qualcosa di diverso dalla vita degli uomini nel mondo, e questo è senz’altro giusto. E tuttavia la priorità di Dio che abbiamo dimenticato vale per tutti. Se Dio non è più importante, si spostano i criteri per stabilire quel che è importante. L’uomo, nell’accantonare Dio, sottomette se stesso a delle costrizioni che lo rendono schiavo di forze materiali e che così sono opposte alla sua dignità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Negli anni successivi al Concilio Vaticano II sono nuovamente divenuto consapevole della priorità di Dio e della liturgia divina. Il malinteso della riforma liturgica che si è ampiamente diffuso nella Chiesa cattolica portò a mettere sempre più in primo piano l’aspetto dell’istruzione e della propria attività e creatività. Il fare degli uomini fece quasi dimenticare la presenza di Dio. In una tale situazione divenne sempre più chiaro che l’esistenza della Chiesa vive della giusta celebrazione della liturgia e che la Chiesa è in pericolo quando il primato di Dio non appare più nella liturgia e così nella vita. La causa più profonda della crisi che ha sconvolto la Chiesa risiede nell’oscuramento della priorità di Dio nella liturgia. Tutto questo mi portò a dedicarmi al tema della liturgia più ampiamente che in passato perché sapevo che il vero rinnovamento della liturgia è una condizione fondamentale per il rinnovamento della Chiesa. Sulla base di questa convinzione sono nati gli studi che sono raccolti nel presente volume XI dell’<i>Opera Omnia</i>. Ma al fondo, pur con tutte le differenze, l’essenza della liturgia in Oriente e Occidente è unica e la medesima. E così spero che questo libro possa aiutare anche i cristiani di Russia a comprendere in modo nuovo e meglio il grande regalo che ci è donato nella Santa Liturgia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-size: xx-small;"><b><span style="font-family: georgia;">[Benedetto XVI (1927-2022), Prefazione all’edizione in lingua russa del vol. XI, <i>Teologia della liturgia</i>, dell’<i>Opera Omnia</i> di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Il testo venne portato a termine l’11 luglio 2015, festa di san Benedetto. Trascritto da Idem, </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><i>Che cos'è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale</i>, Mondadori, Milano 2023, pp. </span></span><span style="font-family: georgia;">44-45]</span></b></span></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-71156331994470376532023-01-05T19:29:00.001+01:002023-01-05T19:29:30.378+01:00Storia di un’amicizia... benedettina<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK-o14vyQIjLHUzfkj77EUYYIpLHJQ20KD4rm0QPoLZ42ineQmKXbnT2_u10g3A9FAbA0M0Po5Q3c7TAAh3oR2uGcOIfc24lyTOCssUzaHLw6uFF-7mLkApJMki7rt3rl4r4ZiFAdSOMTy3WX_80BJI8tErV4aKURUzm08ac_mRcf-wunjuW01TUwLNQ/s1200/ratzinger_barroux.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="680" data-original-width="1200" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK-o14vyQIjLHUzfkj77EUYYIpLHJQ20KD4rm0QPoLZ42ineQmKXbnT2_u10g3A9FAbA0M0Po5Q3c7TAAh3oR2uGcOIfc24lyTOCssUzaHLw6uFF-7mLkApJMki7rt3rl4r4ZiFAdSOMTy3WX_80BJI8tErV4aKURUzm08ac_mRcf-wunjuW01TUwLNQ/w400-h227/ratzinger_barroux.jpeg" width="400" /></a></div>Quando penso a Benedetto XVI mi vengono allo spirito spontaneamente due versetti dell’epistola di san Paolo agli Efesini, quelli che evocano la capacità di “<i>comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza</i>”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Benedetto XVI è stato grande nella sua carità, quindi vorrei raccontarvi la storia di amicizia tra questo grande uomo e la nostra comunità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La prima menzione del nome di Ratzinger nelle nostre cronache fu fatta in occasione di una conferenza svolta da Jean Madiran al noviziato, il 22 settembre 1984, su un documento del cardinale sulla teologia della liberazione e le sue radici marxiste. Questo intervento è stato considerato a tal punto importante dai monaci da essere annotato. Da quella data, il nome del cardinale ricorre più e più volte nella storia della comunità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Solo tre mesi dopo, infatti, Dom Gérard fu convocato dal cardinale Ratzinger, che lo accolse con grande benevolenza, manifestandogli il suo fermo desiderio che la situazione canonica delle comunità tradizionali fosse migliorata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non posso fare a meno di notare che fu lui a prendere l’iniziativa: abbiamo solo risposto alla sua chiamata. Ciò che mette il cardinale dalla parte di Dio, la cui Provvidenza ha sempre l’iniziativa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed è certo che egli ha lavorato con tutte le sue forze per evitare la rottura tra Roma e il mondo tradizionalista. Ha ricevuto mons. Lefebvre in molte occasioni e ha redatto gli accordi del maggio 1988.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Quando mons. Lefebvre ritirò la firma di questo accordo, fu ancora il cardinale Ratzinger che, durante un’udienza privata con Papa Giovanni Paolo II, ottenne che la Santa Sede concedesse alle comunità che desideravano rimanere unite a Roma (compresa la nostra) l’uso, in privato e in pubblico, dei libri liturgici in vigore nel 1962, per i membri delle comunità e quanti frequentavano le loro case.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Furono inoltre ammessi la possibilità di fare appello a un vescovo per conferire gli ordini, il diritto per i fedeli di ricevere i sacramenti secondo i libri del 1962 e la possibilità di sviluppare lo slancio pastorale attraverso opere di apostolato, conservando i ministeri attualmente assunti (motu proprio <i>Ecclesia Dei</i>).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Con questo testo giuridico decisivo, il cardinale Ratzinger è diventato membro fondatore delle nostre comunità, una delle cui ragioni di esistenza è la celebrazione della liturgia secondo i libri antichi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gli atti di amicizia non si sono fermati nel 1988. Andando oltre il quadro canonico, il cardinale Ratzinger ha accettato di scrivere una lettera d’introduzione alla riedizione del messale tradizionale per i fedeli, che ha fatto digrignare alcuni denti episcopali francesi e ha scatenato una tempesta mediatica a causa della traduzione di una delle preghiere del Venerdì Santo.</span></div><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Papa Benedetto XVI risolverà la difficoltà dando un tono più irenico a questa preghiera fatta per il popolo ebraico, pur mantenendo l’intenzione fraterna della sua conversione.</div><div style="text-align: justify;">Fu ancora il cardinale Ratzinger a lavorare per un incontro tra Giovanni Paolo II e la comunità, che ebbe luogo nel settembre 1990 e durante il quale Dom Gérard poté fare conoscere le difficoltà di applicazione del motu proprio Ecclesia Dei.</div><div style="text-align: justify;">Il cardinale Ratzinger cercherà allora, con l’aiuto delle persone riguardate, di trovare delle soluzioni pratiche attraverso statuti specifici. Già nel 1991 il cardinale propendeva per la soluzione di un possibile ricorso da parte di tutti i fedeli ai loro vescovi per ottenere la celebrazione della messa tradizionale.</div><div style="text-align: justify;">Inutile ricordare che in un successivo 7 luglio 2007, vedrà la luce un documento pacificatore di Papa Benedetto XVI (<i>Summorum Pontificum</i>), in vista di una pace liturgica rispettosa delle diverse aspirazioni dei fedeli.</div><div style="text-align: justify;">Noto una menzione affascinante, che mostra la delicata onestà del cardinale: invitò Dom Gérard a visitare i vescovi per praticare la reciproca correzione fraterna. Sottoporre le nostre rispettose osservazioni e ascoltare le loro.</div><div style="text-align: justify;">Malgrado la tempesta mediatica dovuta al Messale del Barroux, il cardinale ha accettato con gioia di fornire, ancora una volta, una prefazione alla ripubblicazione di un secondo libro di monsignor Klaus Gamber: <i>Rivolti al Signore</i>.</div><div style="text-align: justify;">Fu anch’essa l’occasione di reazioni molto forti in Francia, poiché questo libro espone con rigore scientifico i fondamenti della celebrazione della Messa rivolta verso Oriente (simbolo di Cristo, sole nascente) piuttosto che verso i fedeli.</div><div style="text-align: justify;">L’amicizia tra il cardinale e la comunità culminò nella sua visita del settembre 1995. Ci teneva nonostante resistenze di ogni tipo. Qualche autorità ecclesiastica gli aveva chiesto di non venire nelle date previste a causa della vicenda di monsignor Gaillot e delle elezioni; rinviò la sua visita di qualche mese, ma venne.</div><div style="text-align: justify;">Ricordo molto bene la sua visita. Giovane novizio, mi trovai faccia a faccia con lui e il suo segretario, monsignor Josef Clemens. Arrivarono da Roma in auto (il loro aereo era stato cancellato a causa di uno sciopero) e si riposavano un po’ seduti su un baule.</div><div style="text-align: justify;">Ho conservato un ricordo indimenticabile della sua accoglienza ufficiale nell’abbaziale: processione, canto e preghiera, e in conclusione una benedizione pontificale. Le sue esortazioni erano tutte incentrate sulla vita interiore, così vitale per la vita della Chiesa.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Al termine della Messa, si è immerso nella folla e dopo il pranzo coronato dalle acclamazioni carolingie, ha avuto un incontro con i sacerdoti diocesani che lo hanno assalito con le loro domande. La sua parola d’ordine era, come dubitarne, soprannaturale: pazienza e preghiera. Penso che sia ancora di attualità.</div><div style="text-align: justify;">Nel 1998, in occasione del decimo anniversario del motu proprio <i>Ecclesia Dei</i>, presiedette un convegno a Roma, non esitando a dire che le difficoltà per la sua applicazione erano dovute a un’errata comprensione dei testi del Concilio Vaticano II, ma che non si doveva perdere la pazienza e soprattutto occorreva mantenere la fiducia attingendo dalla liturgia la forza necessaria per una testimonianza di fedeltà cattolica.</div><div style="text-align: justify;">In occasione della morte di Dom Gérard, inviò una lettera molto toccante in cui si è rivelata la sua amicizia. Ha ricordato che Dom Gerard aveva trascorso “<i>la maggior parte della sua vita rivolto verso il Signore, lodando Dio e guidando i suoi fratelli nella preghiera</i>”.</div><div style="text-align: justify;">Rendeva grazie “<i>per l’attenzione di Dom Gérard alla bellezza della liturgia latina, chiamata ad essere sempre più fonte di comunione e di unione nella Chiesa</i>”.</div><div style="text-align: justify;">Passando a ricordi più personali, ecco il resoconto di alcuni incontri.</div><div style="text-align: justify;">Dopo la mia elezione, nel 2004, sono andato a presentarmi al cardinale, che mi ha ricevuto con immensa benevolenza. Nonostante la mia giovinezza, l’inesperienza e le mie domande bizzarre, non mi ha mostrato altro che rispetto e incoraggiamento.</div><div style="text-align: justify;">L’ho rivisto quando era Papa, durante un’udienza generale: è stato molto simpatico, perché l’ufficiale che doveva presentarmi ha perso tempo a cercare il mio nome sulla lista e Papa Benedetto XVI lo ha preceduto chiamandomi “il padre abate del Barroux”, arrotondando la “r” in stile germanico.</div><div style="text-align: justify;">Poi mi chiese notizie delle monache, della comunità, di Dom Gérard, il suo “grande amico”. La sua gioia era di una sincerità contagiosa, e in sua presenza ci si dimenticava dei fotografi.</div><div style="text-align: justify;">L’ho incontrato un’ultima volta al <i>Mater Ecclesiae</i>. Era molto lucido. Nella conversazione, non una parola di troppo, ma un pensiero diretto espresso chiaramente. Ciò che mi ha colpito di più in quest’ultimo colloquio è stata la purezza del suo animo. Avvicinandomi a lui, mi sentivo come se stessi scaricando tutte le mie preoccupazioni ed entrando nella luce. Ricordo ancora il suo gesto di benvenuto.</div><div style="text-align: justify;">Per la Chiesa, Benedetto XVI rimarrà una pietra angolare ben inserita nella Casa del Signore, la <i>Domus Domini</i>. Da diversi anni, mi appoggio sulle sue udienze generali per tenere conferenze spirituali il primo venerdì del mese. C’è sempre una dottrina sicura, radicata e molto attuale.</div><div style="text-align: justify;">Un padre mi ha ricordato che è stato, come teologo, un grande artigiano, prima del Concilio, del rinnovamento degli studi teologici, attraverso il ritorno ai Padri della Chiesa e ai grandi scolastici. Durante il Concilio, don Joseph Ratzinger si è battuto per un rinnovamento della teologia fondamentale, specialmente sul tema della Rivelazione e del rapporto tra Scrittura e Tradizione.</div><div style="text-align: justify;">Dopo il Concilio, ha adottato un atteggiamento più difensivo contro le derive legate alla rivoluzione del maggio ‘68. Con la fiducia di san Paolo VI e soprattutto di san Giovanni Paolo II, egli ha contribuito a una serie di documenti magisteriali, dando un’interpretazione chiarificatrice dei testi del Concilio Vaticano II.</div><div style="text-align: justify;">La storica intervista a Vittorio Messori, <i>Rapporto sulla fede</i>, e il discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, hanno fatto la storia.</div><div style="text-align: justify;">Infine, credo che saremo tutti unanimemente d’accordo nel salutare la sua luminosa umiltà unita a un bel coraggio: dopo la pubblicazione della <i>Dominus Jesus</i>, le reazioni violentissime, lungi dallo spaventarlo, lo avevano rafforzato nell’urgenza di questo tipo di richiamo.</div><div style="text-align: justify;">Fu anche uno dei primi ad avviare la lotta contro gli abusi, prova della sua lucidità. Infine, concludo ricordando la profondità della sua dottrina fondata sul rapporto tra fede e ragione, sull’“<i>‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato</i>”.</div><div style="text-align: justify;">Ha avuto la saggezza di proporre alla Chiesa di puntare tutto sul solido fondamento delle virtù teologali con le sue tre encicliche: <i>Deus caritas est</i>, <i>Spe salvi</i> e l’ultima che ha fatto firmare dal suo successore, Papa Francesco, <i>Lumen Fidei</i>.</div><div style="text-align: justify;">Che Dio si degni di accoglierlo nella sua pace e nella sua luce! Che egli preghi per noi e ci benedica dall’alto del cielo!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><div style="text-align: justify;"><b>[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, “Histoire d’une amitié... bénédictine”, </b><b><i><a href="https://hommenouveau.fr/histoire-dune-amitie-benedictine/" target="_blank">L’Homme Nouveau</a></i>, 4 gennaio 2023,</b><b> trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></div></span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-67171581253087972292022-12-07T14:32:00.000+01:002022-12-07T14:32:43.641+01:00L come lavoro - San Benedetto per tutti / 17<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJVu3uThqTN9bVLY3UrJSaKmjQiMtweBI65z0bLJiqcb403GZHnGESfroot6O5Js4R5FnMW5n2YShMEcEOFvornZen5PmKyrfeB66QjO09__4BXIh_41gQkV3AVSmsJm9GyWCuHOlvWp5CgFNJfrjgBCgxRjEgnqNbG4tFWAc9obhZ-iebOnk2q51FWw/s697/St._Benedict_delivering_his_rule_to_the_monks_of_his_order.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="697" data-original-width="672" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJVu3uThqTN9bVLY3UrJSaKmjQiMtweBI65z0bLJiqcb403GZHnGESfroot6O5Js4R5FnMW5n2YShMEcEOFvornZen5PmKyrfeB66QjO09__4BXIh_41gQkV3AVSmsJm9GyWCuHOlvWp5CgFNJfrjgBCgxRjEgnqNbG4tFWAc9obhZ-iebOnk2q51FWw/w386-h400/St._Benedict_delivering_his_rule_to_the_monks_of_his_order.jpg" width="386" /></a></div>Ora et labora</i>... Per lavoro qui s’intende tutta quella parte della vita monastica diversa dalla preghiera (liturgica o privata) e dalla <i>lectio divina</i>. La visione benedettina del lavoro permette al monaco di viverlo nella gioia, una gioia anzitutto soprannaturale, beninteso. Vediamone le ragioni: conoscerle meglio potrà aiutarvi a impregnarne il vostro lavoro.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gioia di fare la volontà di Dio e così contribuire alla sua gloria. Il lavoro è infatti parte integrante del piano di Dio per l</span><span style="font-family: georgia;">’</span><span style="font-family: georgia;">uomo, sia prima che dopo il peccato originale. Il monaco sa dunque che lavorando compie così la volontà di Dio, tanto più che non sceglie il proprio lavoro, ma lo riceve umilmente dall’abate, rappresentante di Cristo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gioia di un lavoro ben fatto. Perché non si può degnamente pretendere di lavorare per la gloria di Dio senza che la qualità del lavoro ne risenta. Gioia di rendere fecondi i talenti che Dio ci ha donato, di metterli al servizio degli altri e contribuire così al bene comune della comunità. Gioia di poter fare l’elemosina grazie al frutto del nostro lavoro.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gioia di fare umilmente lavori spesso nascosti, senza prendersi sul serio, secondo questa raccomandazione dello stesso Nostro Signore: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’” (<i>Lc</i> 17,10).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gioia di unire a volte il nostro dolore a quello di Cristo. Quando il nostro lavoro assume un aspetto doloroso, ricordiamoci che Nostro Signore era un falegname e non una persona che viveva di rendite! Gioia, infine, di sapere che un lavoro così compiuto ci unisce veramente a Dio, poiché è già di per sé una vera preghiera.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Buon lavoro a tutti in una rinnovata gioia!</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La prossima volta, Z come <i>zelo</i>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Fr. Ambroise O.S.B., “Saint-Benoît pour tous...”, <i>La lettre aux amis</i>, dell’<a href="https://www.la-garde.org/" target="_blank">Abbazia Sainte-Marie de la Garde</a>, n. 42, 6 dicembre 2022, p. 4, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></span></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-87859022206961624472022-11-27T16:47:00.000+01:002022-11-27T16:47:38.240+01:00 Ordo Divini Officii 2023<p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: georgia;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black; font-family: georgia;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPkwmy8oA36vvO5tEjMIrmJOROCuLNdSHFDLWd0255Y7bzuiotGAyVqEq2heP2BumPe1ytOnooLu6VDV1M006I1SpcvwJCP_8trRObwxGuo8bhvE3E6UtDEnxvnRxp5U3mHIoRuQHNhe3S-3XJAZUvDTQVzjA4jII3kLdh3ZO5w0gi_u6VYMAMnGFDTg/s1298/Schermata%202022-11-27%20alle%2016.39.29.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="882" data-original-width="1298" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPkwmy8oA36vvO5tEjMIrmJOROCuLNdSHFDLWd0255Y7bzuiotGAyVqEq2heP2BumPe1ytOnooLu6VDV1M006I1SpcvwJCP_8trRObwxGuo8bhvE3E6UtDEnxvnRxp5U3mHIoRuQHNhe3S-3XJAZUvDTQVzjA4jII3kLdh3ZO5w0gi_u6VYMAMnGFDTg/w400-h271/Schermata%202022-11-27%20alle%2016.39.29.png" width="400" /></a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: georgia;"><span style="color: black; font-family: georgia;">Domenica 27 novembre 2022 è iniziato il Tempo dell’Avvento ed è perciò </span><span style="color: black;">entrato in vigore il nuovo calendario liturgico. Per quanti desiderano recitare l’Ufficio monastico – che </span><a href="https://www.barroux.org/fr/ecouteez-nos-offices.html" target="_blank">può essere ascoltato in diretta</a><span style="color: black;"> – e seguire il calendario liturgico nella forma extraordinaria del Rito romano in uso presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, è ora disponibile online in formato pdf l’</span><a href="https://www.barroux.org/images/stories/pdf/ordo-2023.pdf" target="_blank">Ordo Divini Officii 2023</a><span style="color: black;">.</span></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><b style="text-align: center;"><span style="color: #800180;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Il Tempo d</span></span><span style="font-family: georgia;">’</span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Avvento</span></span></span></b></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Per noi cristiani è sempre una gioia intima, quando iniziamo un nuovo anno liturgico. La nostra madre Chiesa ci tende caritatevolmente la mano e ci vuole guidare durante un anno santo, farci vivere un anno di vita divina. Nuovamente il Cristo mistico vuole crescere nelle sue membra, fare circolare nel suo corpo, che è la Chiesa, la corrente di vita divina. Questo è il fine di tutta la liturgia.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">L’anno liturgico non ci vuole parlare del passato, ma del presente. Esso non intende offrirci della storia, ma della realtà. Non ci vuole raccontare fatti trascorsi, quanto invece donarci la vita divina e svilupparla in noi.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Durante l’Avvento, sospiriamo con l’ardore dei giusti dell’Antico Testamento dopo la venuta del Salvatore; a Natale, gioiremo della sua nascita e per essa dell’acquisita redenzione; dopo l’Epifania, cercheremo di estendere il regno di Dio in noi e attorno a noi.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[</b></span></span><b style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small; text-align: left;">Dom Pius Parsch C.R.S.A. (1884-1954), cit. da <i>Le Guide dans l’anné liturgique</i></b><b style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small; text-align: left;">, in <i>Missel quotidien complet pour la forme extraordinaire du rite romain</i>, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2013, p. 3, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></p>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-41325083570075232552022-10-10T14:48:00.000+02:002022-10-10T14:48:51.140+02:00Omelia in occasione del 40° anniversario di Notre-Dame de Chrétienté <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtNSTHIyxkhDRxOcSqHEJZv_aVB6lXzPSLy9kB8OzYTKgUyKoGAS5dauJZgs762gO0Jln4mKaN4LfmvhOuic-sOCwJDvaFfbf4pHqrd2ChSvWvhYEevPvOhY3xoTKSieBmtT6kjAjJi9RYVghwwP8wtnG6DT-hfJicIn6Ehiax3T9DPMkS4YitMeFUcg/s2048/dsc04223-scaled.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1368" data-original-width="2048" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtNSTHIyxkhDRxOcSqHEJZv_aVB6lXzPSLy9kB8OzYTKgUyKoGAS5dauJZgs762gO0Jln4mKaN4LfmvhOuic-sOCwJDvaFfbf4pHqrd2ChSvWvhYEevPvOhY3xoTKSieBmtT6kjAjJi9RYVghwwP8wtnG6DT-hfJicIn6Ehiax3T9DPMkS4YitMeFUcg/w400-h268/dsc04223-scaled.jpeg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: xx-small;"><b><span style="font-family: georgia;">[<i>Sabato 8 maggio 2022, presso la chiesa di Saint-Roch a Parigi, alla presenza di circa 900 fedeli, si è svolta una <a href="https://www.lesalonbeige.fr/quelques-photos-de-la-messe-du-40e-anniversaire-de-notre-dame-de-chretiente/" target="_blank">Messa pontificale</a> celebrata da </i></span><i>Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., padre abate dell’abbazia Sainte-Madeleine du Barroux, per commemorare i 40 anni dell’associazione <a href="https://www.nd-chretiente.com/" target="_blank">Notre-Dame de Chrétienté</a>, organizzatrice dell’annuale <a href="http://romualdica.blogspot.com/2022/10/la-tradizione-e-la-giovinezza-della.html" target="_blank">Pellegrinaggio di Pentecoste</a> da Parigi a Chartres. Qui di seguito l</i></b></span><b style="font-size: x-small;"><i>’</i></b><span style="font-size: xx-small;"><b><i>omelia di </i></b></span><b style="font-size: x-small;"><i>Dom Louis-Marie (</i></b><span style="font-size: xx-small;"><b><i>trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.</i></b></span><b style="font-size: x-small;"><i>).</i></b><b style="font-size: x-small;">]</b></span></div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div>Reverendi Padri Abati,</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Signor Cappellano,</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Signor Presidente,</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Cari Amici di Notre-Dame de Chrétienté,</span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La Provvidenza è stata così gentile da fare celebrare a un padre abate benedettino la santa Messa per solennizzare i quarant’anni dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté. Permettetemi dunque di salutare – da lontano per la distanza, ma da molto vicino con il cuore – Sua Eminenza il cardinale Robert Sarah, che ha preferito rinunciare a celebrare questa Messa per ragioni diplomatiche.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È dunque un benedettino che è qui, a duplice titolo: come superiore di una comunità fondata, mezzo secolo fa, sulla celebrazione della sacra liturgia secondo gli antichi libri liturgici, e come successore di Dom Gérard, che vi saluta dal cielo. Il fondatore dell’abbazia di Sainte-Madeleine è stato sin dall’inizio un ardente sostenitore del pellegrinaggio, incoraggiando i laici che furono all’origine di quest’opera audace e – va detto – di reazione contro l’apostasia generalizzata di una società impazzita.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dopo quarant’anni di fedeltà, di lotta, di prove, di lacrime, quarant’anni di ammirevole generosità da parte di tanti cattolici, di tanti laici e sacerdoti, dopo quarant’anni di fatica, di croci, ma anche di gioia e di speranza, quale bilancio possiamo fare?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In quanto monaco benedettino, permettetemi di trasmettervi alcune esortazioni di san Benedetto indirizzate al padre abate. Perché il padre abate?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Perché tutti voi qui presenti, che avete una certa responsabilità nel pellegrinaggio, partecipate alla grazia di Cristo capo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Sì, lei, signor Presidente, e tutti voi, suoi collaboratori, fino ai capi dei capitoli e tutti i “decani” (cfr. <i>Regola</i>, cap. 21), come li chiama san Benedetto. Sì, tutti voi, ognuno al suo posto, senza clericalismo e senza alcun anticlericalismo, siete parte di questa grande opera al servizio della gloria di Dio e della salvezza delle anime.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La prima esortazione è di ricordare il nome che portate (cfr. <i>Regola</i>, cap. 2, 1-2).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Per san Benedetto, questo è molto importante. Perché per quest’uomo imbevuto di Sacra Scrittura, il nome è una chiara identità. Il nome è anche una missione. “Nostra Signora della Cristianità”: questo è il vostro nome. Nostra Signora, colei che è stata scelta da Dio. Un nome è una vocazione, una chiamata, un amore di preferenza. Sì! Siate certi che Dio ha puntato il suo dito su di voi, e ha detto: “Tu! Vieni e seguimi su questa strada. Vieni dietro di me in una vicinanza interiore fatta di grazia, nel dono dello Spirito Santo e d’inabitazione interiore”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nostra Signora della Cristianità: ecco la vostra missione. Una missione che può apparire al di là di ogni speranza umana e che in una certa misura è destinata al fallimento, a tal punto il rapporto di forze è ineguale. Ma cosa posso dirvi? Solo che è il vostro nome, la vostra missione, quindi è la vostra ragion d’essere: lavorare per stabilire il letto temporale del fiume spirituale. Non abbiate paura e soprattutto non scoraggiatevi mai. Ci sono voluti sei secoli a san Benedetto per coprire l’Europa con un manto bianco di monasteri di monaci e monache. E non era peraltro il suo progetto. Ma, cercando veramente Dio, ha “avviato un processo”, come dice Papa Francesco.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nostra Signora della Cristianità è un nome, è una missione, è un inizio. Dopo 40 anni di esistenza, la vostra missione è appena iniziata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La seconda esortazione che vi trasmetto di san Benedetto all’abate è di insegnare ai figli con la sana dottrina e l’esempio (cfr. <i>Regola</i>, cap. 2, 11-12). Più con l’esempio che con la dottrina, certo, ma mai senza di essa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Accogliete questa esortazione con fierezza, perché per 40 anni, indipendentemente dai presidenti, dai cappellani, questa preoccupazione dottrinale è sempre stata cruciale. Con un’ovvia preoccupazione per l’adattamento, ma senza mitigazione o debolezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Alcuni potrebbero essersi chiesti se un pellegrinaggio fosse il luogo ideale per l’insegnamento. Don Coiffet si era posto la domanda e la risposta era venuta naturalmente: sì, e soprattutto nel nostro tempo che vede una grande crisi della fede. Ciò che è in gioco, soprattutto oggi, non è solo la conoscenza. È vero che anche i cristiani ignorano i misteri più basilari della fede: la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, la presenza reale nell’eucaristia, la natura sacrificale della santa Messa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma il male non è più profondo? Santa Bernadette di Lourdes ignorava molti punti della dottrina, ma aveva la fede, aveva questa virtù soprannaturale dell’obbedienza dell’intelligenza a una rivelazione, a una verità trascendente, che viene da Dio e che è trasmessa da Dio attraverso la Chiesa. Il dramma va così lontano perché non solo le anime non sanno più dove trovare la luce, ma arrivano al punto di pensare che non ci sia luce autentica proveniente dall’alto. Il mondo moderno non è solo un’apostasia della vita interiore, è anche un rifiuto della trascendenza. Le sintesi sinodali mostrano fino a che punto anche i cristiani impegnati hanno perso non solo la fede, ma il senso della fede.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Quindi, sì, è importante e urgente dare, durante questi incontri di giovani, il gusto per la dottrina, il senso della fede. Sì, è della massima importanza dare loro la possibilità di alzare gli occhi verso la verità e – perdonatemi l’espressione – d’infilare il muso nella verità. <i>Compelle intrare</i>, “spingili a entrare” (<i>Lc</i> 14,23). A volte basta un’esperienza, uno shock sentito grazie allo splendore della verità, per aprire all’anima un cammino di conversione e d’impegno al servizio del Signore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">San Benedetto aggiunge che il buon esempio è decisivo, e vorrei salutare oggi tutti i laici che hanno dimostrato una generosità edificante nel preparare, organizzare, accompagnare, a volte adattare, il corso del pellegrinaggio. E vorrei salutare tutti i sacerdoti che camminano coraggiosamente ogni anno in mezzo al gregge per confessare, insegnare, illuminare, adattarsi a ogni situazione. Ma soprattutto, vorrei incoraggiarvi, se necessario, a prendervi cura della sacra liturgia. Perché qual è l’esempio migliore, il segno più eloquente dello splendore della verità di una sacra liturgia? Se amiamo la liturgia celebrata secondo il messale di san Pio V, è soprattutto per il suo senso del sacro e per il rispetto dovuto a Dio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È innegabile che molti giovani abbiano scoperto questo universo che, per loro, non è una cosa vecchia, ma una novità totale. La liturgia tradizionale non è nostalgia del passato, è l’ingresso in un mondo nuovo. Mi fermo qui perché sento che sto predicando ai convertiti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Mi rimane una terza istruzione da trasmettervi da san Benedetto, e che rileggo due volte l’anno nel capitolo mattutino con tremore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">San Benedetto esorta l’abate a ricordare spesso che sarà responsabile di fronte al Signore nel giorno del giudizio, non solo per le proprie azioni, ma anche per quelle del suo gregge (<i>Regola</i>, capp. 2 e 64).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Sì, il Signore ci affida le anime. E se ognuno ha la responsabilità ultima dei propri meriti e dei propri difetti, abbiamo anche la missione di portare i fardelli gli uni degli altri (<i>Gal</i> 6,2). Abbiamo quindi una parte di responsabilità per la salvezza delle anime. È d’altro canto una missione generale che ogni cristiano riceve al battesimo: quella di partecipare, di prendere parte alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">San Benedetto parla molto spesso dei fini ultimi e dei conti che ognuno dovrà fare con il Signore per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto. È una chiamata alla responsabilità e, per noi, a renderci conto che questo regno di Dio per il quale lavoriamo non è di questo mondo. Notre-Dame de Chrétienté, se è stata fondata per lavorare per il radicamento delle verità cristiane nella società, non deve mai dimenticare l’orizzonte eterno che è il vertice della storia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">San Benedetto specifica due punti particolari sui quali il padre abate sarà giudicato per quanto riguarda il suo ministero: la dottrina dei suoi fratelli e la loro obbedienza (<i>Regola</i>, cap. 2,6).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ho già parlato della dottrina.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed è con le pinze che mi avvicino al tema dell’obbedienza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Con le pinze perché i giovani cattolici in generale sono in collera. Alcuni vescovi ne sono emozionati e sorpresi. Bene, voglio dire ai giovani cattolici, a quei giovani che rimangono fedeli alla fede, alla liturgia tradizionale e alla Chiesa cattolica, che questa collera è comprensibile. Perché la collera è quella passione che Dio ha creato per aiutarci ad affrontare il male. E Dio sa quanto siete stati aggrediti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma aggrappatevi alla chiamata del Signore: “Adiratevi e non peccate”, <i>Irascimini et nolite peccare</i> (<i>Ef</i> 4,26, citando <i>Sal</i> 4,5). Aiutiamo i giovani a mantenere la linea di cresta. Ho ancora, nell’orecchio e nel cuore, il grande grido di don Alexis Garnier: “duplice fedeltà”. Lo faccio mio oggi. È una sfida. Ma il pellegrinaggio di Notre-Dame de Chrétienté non porta forse il nome di “Pellegrinaggio di Pentecoste”, e quindi dello Spirito Santo, e quindi dei doni dello Spirito Santo che ci danno la forza di percorrere la strada giusta in condizioni estreme? Devo concludere questa omelia e lo farò suggerendovi all’orecchio un ultimo consiglio benedettino. San Benedetto dice all’abate: “Non preoccuparti troppo, mio brav’uomo, altrimenti non avrai mai riposo” (<i>Regola</i>, cap 64,16).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">No, non ti preoccupare troppo perché sei troppo piccolo per essere responsabile di tutto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non ti preoccupare troppo perché il Signore è più grande di te, ed è il vero Re delle nazioni, e lo sa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non ti preoccupare troppo perché Maria è qui, colei che ha dato alla luce il Salvatore in una miserabile mangiatoia, colei che ha visto morire su una croce il vero Re, colei che lo ha visto risorto, colei che ha visto dei poveri uomini andare a predicare alle nazioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È ancora qui.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È sempre qui.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Amen.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-11510425983024647482022-10-09T17:21:00.000+02:002022-10-09T17:21:17.116+02:00La Tradizione è la giovinezza della Chiesa<p style="text-align: center;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small;"><b>Video commemorativo per il 40mo anniversario del Pellegrinaggio Parigi-Chartres.</b></span></p><p style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/2jTkmxlw_Gk" title="YouTube video player" width="560"></iframe></p>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-69483227395568167382022-07-31T16:42:00.000+02:002022-07-31T16:42:34.371+02:00L’epopea monastica<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWsD58WpBA-PYH8daw2R0gq1To8LbrpzL9Vu3IweSR6Fk89kxQdaWI2FEFAOGzeqtBb4M7eGkxlesiXQviYjhATH_u-WSzSCBe2IWY7u4RrLdWZ-xIUTDRRkv47IXafWgvWWo1uLecyg8m-a4LXcPKwvEgyAMN_tXQJ2UAZzhO2fnHxO1nt7tivzgv4A/s600/L-epopee-monastique.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="400" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWsD58WpBA-PYH8daw2R0gq1To8LbrpzL9Vu3IweSR6Fk89kxQdaWI2FEFAOGzeqtBb4M7eGkxlesiXQviYjhATH_u-WSzSCBe2IWY7u4RrLdWZ-xIUTDRRkv47IXafWgvWWo1uLecyg8m-a4LXcPKwvEgyAMN_tXQJ2UAZzhO2fnHxO1nt7tivzgv4A/w266-h400/L-epopee-monastique.jpeg" width="266" /></a></div></span><b><span style="color: #990000; font-size: x-small;"><span style="font-family: georgia;">Dom Patrice Cousin O.S.B. - Dom Philibert Schmitz </span><span style="font-family: georgia;">O.S.B.,</span><span style="font-family: georgia;"> </span><span style="font-family: georgia;"><i>L’épopée monastique. Précis d’histoire des moines et des moniales. Complété, corrigé et actualisé par Cyrille Devillers</i>, </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Editions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2022, pp. 976.</span></span></span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: georgia;">Nota </span><span style="font-family: georgia;">dell’editore</span></i></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La sintesi di Dom Patrice Cousin O.S.B. (<i>Précis d’histoire monastique</i>, 1956) ha molti meriti. Se altri lavori gli sono succeduti, essa conserva la sua importanza e testimonia un’impressionante erudizione monastica. Al suo tempo, essa fu accolta dal mondo universitario come un’opera senza eguali, poiché molto completa e in quanto apre con la sua bibliografia ragionata ampie prospettive. Dom Patrice Cousin era d’altro canto consapevole dei limiti del suo volume:<br /></span><span style="font-family: georgia;">“Amico lettore, apri questo manuale scritto per iniziarti alla storia monastica e farti seguire la curva della sua evoluzione storica. Alcuni brani e capitoli ti piaceranno; altri ti interesseranno di meno; forse addirittura vi troverai delle inesattezze e delle omissioni. Non temere di avvertire l’autore. Alla nostra epoca, le opere invecchiano rapidamente, ma precisamente rimangono vive se si può stabilire un dialogo fra l’autore e i suoi lettori”.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Sessantacinque anni dopo la pubblicazione del <i>Précis d’histoire monastique</i>, è a questo dialogo fruttuoso che ci siamo voluti dedicare. S’imponeva un aggiornamento complessivo del suo lavoro. Alcuni brani avevano semplicemente bisogno di essere ringiovaniti; altri (soprattutto nella storia antica) necessitavano di essere scritti nuovamente; la bibliografia necessitava di essere completata. I libri che si trovano citati non sono sempre stati utilizzati nella redazione del testo rivisto.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Sono stati adottati due metodi: sia le correzioni e i complementi sono entrati nel testo; sia il testo di Cousin è stato rispettato e vi si è aggiunto un paragrafo di correzione con altro stile tipografico.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Ciò non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di numerosi eruditi e specialisti che hanno accettato di mettere mano a quest’opera.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Ringraziamo in particolare Padre Vincent Desprez, Padre Etienne Baudry, Daniel-Odon Hurel, Eric Delaissé, Frédéric Curzawa.<br /></span><span style="font-family: georgia;">La storia delle monache necessitava di essere trattata separatamente: essa è l’oggetto di una seconda parte, tratta dal tomo VII della <i>Histoire de l’ordre de saint Benoît</i> (1956) di Dom Philibert Schmitz O.S.B. Il testo è stato rispettato, ma è stato arricchito di appendici, da una nuova bibliografia e da commentari di Daniel-Odon Hurel.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Le Barroux, settembre 2021</span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-85376421358615655232022-07-18T11:47:00.000+02:002022-07-18T11:47:13.488+02:00S come sonno - San Benedetto per tutti / 16<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPPEfjt5eLa3A3kpHHJUWM6q0RCRWM8ilQzzYJcmt2re1T4bM6tbm1ZC7ej3UnO8VcxVbNMFu5I5sji3rDbCLgzRtTXIf6P2Q103SpDXNcT180uEQjm8tRX3aM0OPY_KOA693oTKvDNHQv8HebgMzOtBsR5-7O5AU09-OU0mMW-VKkFBgYXYXjhN9Rlw/s836/sonno-magi-autun.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="452" data-original-width="836" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPPEfjt5eLa3A3kpHHJUWM6q0RCRWM8ilQzzYJcmt2re1T4bM6tbm1ZC7ej3UnO8VcxVbNMFu5I5sji3rDbCLgzRtTXIf6P2Q103SpDXNcT180uEQjm8tRX3aM0OPY_KOA693oTKvDNHQv8HebgMzOtBsR5-7O5AU09-OU0mMW-VKkFBgYXYXjhN9Rlw/w400-h216/sonno-magi-autun.jpg" width="400" /></a></div>In tempi in cui la nostra società, e specialmente i nostri giovani, non brillano né per equilibrio né per buon senso, la sapienza pratica della Regola ci offre preziosi richiami anche su un punto così basilare come quello del sonno. Diverse evidenze guidano il realismo di san Benedetto in quest’ambito.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Anzitutto, la quantità di sonno è una questione direttamente correlata alla virtù della prudenza (RB VIII), aspetto che è bene ripetere in un momento in cui l’esaurimento è una realtà tristemente di moda. Inoltre, a san Benedetto non piacciono i monaci “sonnolenti” (RB IV). Egli inizia dando ai suoi monaci un tempo di sonno sufficiente. Sano realismo! Non si può vivere bene ciò che si deve vivere se si è continuamente stanchi e, con rare eccezioni, la mancanza abituale di sonno non ha mai portato al fervore, ma allo squilibrio o addirittura al collasso.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Poi, San Benedetto stabilisce un principio semplice e non negoziabile: c’è un’ora per andare a letto e un’ora per alzarsi! La questione del tempo di sonno è quindi in parte una questione di disciplina personale, e non principalmente inerente allo stato di vita. Il monaco ha, siatene certi, come tutti voi, la tentazione di fare mille cose più o meno interessanti o urgenti nel momento in cui sarebbe ragionevole andare a letto! Si noti anche che, in san Benedetto, la sveglia è energica. Rimanere a letto? Non se ne parla! Se il monaco riposa, è per essere pronto al suo dovere di stato non appena si sveglia.<br /></span><span style="font-family: georgia;">Infine, c’è un tempo in cui una certa penitenza nel sonno può essere del tutto propizia, ed è quello della Quaresima (RB XLIX). Il tempo così risparmiato sarà messo a beneficio, non di Internet, ma della vita di unione con Dio: lettura spirituale, preghiera...<br /></span><span style="font-family: georgia;">Concludendo, siamo quasi imbarazzati di avere ricordato queste evidenze. Ma rimane una domanda: a casa, cari amici, come vengono vissute queste prove?<br /></span><span style="font-family: georgia;">La prossima volta, L come <i>lavoro</i>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span><span style="text-align: left;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Fr. Ambroise O.S.B., “Saint-Benoît pour tous...”, <i>La lettre aux amis</i>, dell</b></span></span><span style="text-align: left;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>’</b></span></span><b style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small; text-align: left;"><a href="https://www.la-garde.org/" target="_blank">Abbazia Sainte-Marie de la Garde</a>, n. 41, 6 luglio 2022, p. 4, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-14867061680781590912022-07-04T11:43:00.000+02:002022-07-04T11:43:14.671+02:00Le Barroux - La vita monastica in 3 minuti<p style="text-align: center;"> </p><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/9zAsL5TDq-c" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-57667691946983204272022-05-22T17:44:00.001+02:002022-05-22T17:44:29.881+02:0040° Pellegrinaggio di Pentecoste Parigi-Chartres 2022<div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/C_CARb_NxWw?controls=0" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div>
obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-70384657605800514902022-01-18T15:25:00.000+01:002022-01-18T15:25:37.394+01:00Note a margine del motu proprio “Traditionis Custodes”<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgflHD6lc9TPjAJbWApzO3tjTG1tKVNDNzCJTt8gUukKF5FozDE8G9S3PtFbDurhDIshsi9tzOd7KuNwGxZdLcLwyu5TSHYOLsN8shVVRKOdIIQGaZy73X4HT5l1aO8FklUu2_mHfn4RK5gu0FSTC9_ApBXfmemJymGPOJ3tZrPXpAQ0DlV5iE91SyrfA=s2592" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2592" data-original-width="1944" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgflHD6lc9TPjAJbWApzO3tjTG1tKVNDNzCJTt8gUukKF5FozDE8G9S3PtFbDurhDIshsi9tzOd7KuNwGxZdLcLwyu5TSHYOLsN8shVVRKOdIIQGaZy73X4HT5l1aO8FklUu2_mHfn4RK5gu0FSTC9_ApBXfmemJymGPOJ3tZrPXpAQ0DlV5iE91SyrfA=w300-h400" width="300" /></a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il 16 luglio 2021, nella memoria liturgica di Nostra Signora del Monte Carmelo, è stata pubblicata la Lettera Apostolica in forma di motu proprio “<a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/motu_proprio/documents/20210716-motu-proprio-traditionis-custodes.html" target="_blank">Traditionis Custodes</a>” del Sommo Pontefice Francesco sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970, che – come scrive il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede, nelle sue considerazioni pubblicate sull’ultimo numero di <i><a href="http://romualdica.blogspot.com/2021/11/considerazioni-sul-motu-proprio.html" target="_blank">Cristianità</a></i> – “è stata drasticamente limitata. Il chiaro intento è quello di condannare la forma straordinaria all’estinzione”.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Alla scuola di Alleanza Cattolica, collochiamo il quadro della situazione nella cornice appropriata.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dom Prosper Guéranger O.S.B.: “La liturgia è la Tradizione stessa nel suo più alto grado di potenza e di solennità”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La sentenza <i>lex orandi, lex credendi</i>, traducibile con “la legge della preghiera è la legge del credere”, si riferisce alla relazione tra il culto e la fede. In un’epoca in cui non esistevano ancora formule di fede o promemoria di fede quali saranno i dogmi, e ancora non era stato fissato il canone biblico, la regola di fede erano gli annunci presenti nelle asserzioni della liturgia, il cui valore “probante” cresceva con l’uniformità tra le Chiese sparse nei territori in cui avevano predicato gli apostoli. Il principio <i>lex orandi, lex credendi</i>, anche se non formalmente formulato, era in pratica la principale fonte per fissare i contenuti della fede. La formulazione di questo principio della teologia cristiana appare in Prospero di Aquitania (V secolo), il quale nell’ottavo libro dell’opera <i>De gratia Dei et libero arbitrium</i> scrive: “<i>obsecrationum quoque sacerdotalium sacramenta respiciamus, quae ab apostolis tradita, in toto mundo atque in omni catholica Ecclesia uniformiter celebrantur, ut legem credendi lex statuat supplicandi</i>” (“Noi vediamo anche nelle preghiere sacerdotali quelle cose che, tramandate dagli apostoli, in tutto il mondo e in ogni chiesa cattolica sono uniformemente celebrate come se la legge del credere fosse stabilita dalla legge del pregare”). Questo principio nella teologia cattolica gode di un grande prestigio perché permette di esplorare quale fosse il credo delle prime comunità cristiane. Riflesso di questa considerazione si nota anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 1124 afferma: “La fede della Chiesa precede la fede del credente, che è invitato ad aderirvi. Quando la Chiesa celebra i sacramenti, confessa la fede ricevuta dagli Apostoli. Da qui l’antico adagio: ‘Lex orandi, lex credendi’ (oppure: ‘Legem credendi lex statuat supplicandi’, secondo Prospero di Aquitania). La legge della preghiera è la legge della fede, la Chiesa crede come prega. La liturgia è un elemento costitutivo della santa e vivente Tradizione”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dal punto di vista liturgico, la Chiesa latina utilizza sostanzialmente senza variazioni dal 1570 – ma le radici affondano almeno a san Gregorio Magno, nel VI secolo – il Messale romano emanato con la bolla <i>Quo primum tempore</i> dal Papa san Pio V, che così facendo approvò l’edizione del Messale Romano in esecuzione dei decreti del Concilio di Trento (<i>Missale Romanum, ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, Pii Quinti Pontificis Maximi iussu editum</i>). Tant’è vero che fino all’edizione del 1962 emanata da san Giovanni XXIII – ultima versione della Messa di san Pio V –, in ogni edizione del Messale veniva stampato il testo della <i>Quo primum tempore</i> insieme a quello dei documenti dei successori in cui si autorizzavano le alterazioni.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Riforma di Paolo VI entrata in vigore nel 1970: difficoltà nella ricezione. Come ricorda la <a href="https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_commissions/ecclsdei/documents/rc_com_ecclsdei_doc_20110430_istr-universae-ecclesiae_it.html" target="_blank">Istruzione</a> del 2011 della Pontificia Commissione Ecclesia Dei sull’applicazione del motu proprio <i><a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/motu_proprio/documents/hf_ben-xvi_motu-proprio_20070707_summorum-pontificum.html" target="_blank">Summorum Pontificum</a></i> di Benedetto XVI: </span><span style="font-family: georgia;">“Diversi fedeli, formati allo spirito delle forme liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II, hanno espresso il vivo desiderio di conservare la tradizione antica. Per questo motivo, Papa Giovanni Paolo II con lo speciale Indulto </span><i style="font-family: georgia;">Quattuor abhinc annos</i><span style="font-family: georgia;">, emanato nel 1984 dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, concesse a determinate condizioni la facoltà di riprendere l’uso del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII. Inoltre, Papa Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio Ecclesia Dei del 1988, esortò i Vescovi perché fossero generosi nel concedere tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedevano. Nella medesima linea si pone Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio <i>Summorum Pontificum</i>”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In effetti, al termine del percorso appena delineato, il 7 luglio 2007 Papa Benedetto XVI, con il motu proprio <i>Summorum Pontificum</i>, compie un passaggio decisivo, intuibile sin dal primo articolo della lettera apostolica, che recita: “Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della ‘<i>lex orandi</i>’ (‘legge della preghiera’) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa ‘<i>lex orandi</i>’ e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della ‘<i>lex orandi</i>’ della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella ‘<i>lex credendi</i>’ (‘legge della fede’) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano. Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa. […]”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Summorum Pontificum</i> come inveramento del <a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2005/december/documents/hf_ben_xvi_spe_20051222_roman-curia.html" target="_blank">Discorso</a> di Benedetto XVI alla Curia romana del 22 dicembre 2005, nel quale il Papa emerito ricordava che “i problemi della recezione [del Concilio] sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare ‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa”. Possiamo leggere proprio in quest’ottica la pubblicazione del motu proprio <i>Summorum Pontificum</i>, per esempio ricollegandoci alle parole di Benedetto XVI nella <a href="https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/letters/2007/documents/hf_ben-xvi_let_20070707_lettera-vescovi.html" target="_blank">Lettera ai Vescovi</a> in occasione della pubblicazione del testo, quando dice: “Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Frutti del <i>Summorum Pontificum</i>. Secondo alcuni dati presentati in un convegno internazionale nel 2017, in dieci anni il numero dei luoghi di culto tradizionali “autorizzati” è raddoppiato in tutto il mondo: negli Stati Uniti 480 luoghi di culto tradizionali nel 2017, contro i circa 230 del 2007; in Germania 153 contro 54; in Polonia 40 contro 5; in Inghilterra e Galles 147 contro 26; in Francia 221 contro 104. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2018 si valutava la diffusione di celebrazioni di Messe nella forma extraordinaria in circa 123 unità, e secondo una stima attendibile questa cifra era superiore del 270% al periodo precedente la pubblicazione del motu proprio <i>Summorum Pontificum</i>. Questi numeri, di per sé eloquenti, nulla dicono però di un dato soggiacente e di genere più schiettamente qualitativo. Mi riferisco alla crescita esponenziale che la liberalizzazione del Messale tradizionale ha operato nel numero delle vocazioni delle comunità sacerdotali e religiose legate all’antica liturgia, al numero crescente di parroci e semplici sacerdoti che hanno trovato il modo di fare convivere le due liturgie nell’ambito delle comunità loro affidate (secondo dati aggiornati al 2019, si tratta di circa 4.800 sacerdoti in 88 nazioni), quindi al numero di fedeli laici, famiglie cattoliche e movimenti e associazioni che hanno trovato in questa pacificazione liturgica lo sprone per la loro santificazione e la grazia necessaria per l’animazione temporale della società loro affidata: si pensi, solo per fare un esempio, al ruolo del tutto cruciale che rivestono in Francia – ma si potrebbe fare un discorso analogo almeno per la Polonia e gli Stati Uniti – i gruppi di fedeli legati alla Messa di san Pio V, al centro di tutte le battaglie per la vita, la famiglia e la presenza qualificante della Chiesa nella società (dalla Manif pour tous all’imponente pellegrinaggio Parigi-Chartres, che si svolge da oltre trent’anni in occasione della Pentecoste e che raduna ormai oltre 15.000 pellegrini, in prevalenza giovani e giovanissimi). Ovvero, il <i>Summorum Pontificum</i> non solo ha liberalizzato la Messa tradizionale, ma ha aperto spazi di libertà nella Chiesa a un popolo per il quale il connubio <i>lex orandi, lex credendi</i> è vissuto in maniera tale da veicolare una cultura cristiana improntata al senso della Tradizione. Sia chiaro, e senza alcun malinteso: stiamo parlando di un mondo immacolato, privo di peccato, non portatore di un tasso di vischiosità, errori e ambiguità talora da censurare? Ma nemmeno lontanamente: “perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma i malvagi soccombono nella sventura” (<i>Pr</i> 24,16). Tuttavia, senza il bisogno di scomodare il comportamento dei figli di Noè che coprirono la nudità del padre con il loro mantello (<i>Gen</i> 9,18-23), è lecito considerare un aspetto – vorrei dire sociologico – che giustifica almeno in parte le esitazioni e gli errori che contraddistinguono anche questo mondo, ovvero il suo essere da oltre mezzo secolo, oltre che assolutamente minoritario e in quanto tale più debole, “ultimo”, pressoché costantemente bistrattato, marginalizzato, ostracizzato, deriso, incompreso, non accolto, e finalmente: non cristianamente amato.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Significato di <i>Traditionis Custodes</i>. Per quanto risulti doloroso ripercorrerne i contenuti, riassumiamo i punti salienti del motu proprio di Papa Francesco: “nella costante ricerca della comunione ecclesiale […] ho ritenuto opportuno stabilire quanto segue: Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano. […] Art. 3. Il vescovo, nelle diocesi in cui finora vi è la presenza di uno o più gruppi che celebrano secondo il Messale antecedente alla riforma del 1970: […] § 2. indichi, uno o più luoghi dove i fedeli aderenti a questi gruppi possano radunarsi per la celebrazione eucaristica (non però nelle chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali) […] § 5. […] nelle parrocchie personali canonicamente erette […] valuti se mantenerle o meno. § 6. avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi. Art. 4. I presbiteri ordinati dopo la pubblicazione del presente Motu proprio, che intendono celebrare con il Missale Romanum del 1962, devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano il quale prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica. Art. 5. I presbiteri i quali già celebrano secondo il Missale Romanum del 1962, richiederanno al Vescovo diocesano l’autorizzazione per continuare ad avvalersi della facoltà. […] Art. 8. Le norme, istruzioni, concessioni e consuetudini precedenti, che risultino non conformi con quanto disposto dal presente Motu Proprio, sono abrogate”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Mi mancano le parole per esprimere tutto il dolore che queste disposizioni suscitano, tanto più a fronte delle motivazioni che ne costituirebbero la <i>ratio</i>, che Papa Francesco articola nella sua <i><a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2021/documents/20210716-lettera-vescovi-liturgia.html" target="_blank">Lettera ai vescovi di tutto il mondo</a></i>, che accompagna il motu proprio: “Un’ultima ragione voglio aggiungere a fondamento della mia scelta: è sempre più evidente nelle parole e negli atteggiamenti di molti la stretta relazione tra la scelta delle celebrazioni secondo i libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II e il rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che essi giudicano la ‘vera Chiesa’”. Parole dure e amare, ma solo parzialmente vere. Come scrive il card. Müller: “Papa Francesco cerca di spiegare i motivi che lo hanno indotto, in quanto insignito della suprema autorità della Chiesa, a limitare la liturgia nella forma straordinaria. Al di là della presentazione delle sue reazioni soggettive, però, sarebbe stata opportuna anche un’argomentazione teologica stringente e logicamente comprensibile. Perché l’autorità papale non consiste nell’esigere superficialmente dai fedeli una mera obbedienza, cioè una sottomissione formale della volontà, ma, molto più essenzialmente, nel permettere ai fedeli di essere convinti anche con il consenso della mente. Come disse san Paolo, garbato verso i suoi Corinzi spesso piuttosto indisciplinati, ‘ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, che diecimila parole con il dono delle lingue’ (<i>1 Cor</i> 14,19)”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Conseguenze di <i>Traditionis Custodes</i>. È difficile fare un inventario delle conseguenze del motu proprio <i>Traditionis Custodes</i>, a nemmeno quattro mesi dalla sua pubblicazione. Né si tratta qui di voler disubbidire o resistere esternamente alla decisione di chi ha il primato di giurisdizione nella Chiesa (Concilio Ecumenico Vaticano I, Costituzione dogmatica <i><a href="https://www.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html" target="_blank">Pastor Aeternus</a></i>, III), ma di esprimere le difficoltà che s’incontrano. Tuttavia, se da un lato è possibile dire che il motu proprio ha indubbiamente segnato un <i>limes</i>, una linea di demarcazione, rispetto all’orizzonte tracciato dal precedente magistero – almeno a partire da san Giovanni Paolo II, e in particolare di Benedetto XVI –, rimane attualmente complicato scrutare quale sarà l’avvenire della libertà concessa a un messale che – ricordiamolo – è stato solennemente definito come “mai abrogato”. Certo, come ci ricorda il card. Müller nelle considerazioni pubblicate su <i>Cristianità</i>, “le disposizioni di <i>Traditionis Custodes</i> sono di natura disciplinare, non dogmatica e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi Pontefice futuro”. Tuttavia, nell’attuale clima d’incertezza, quel che possiamo fare, per esempio, è almeno un iniziale censimento delle reazioni degli episcopati alla pubblicazione del motu proprio di Papa Francesco. Da questo punto di vista, sebbene manchi un quadro dettagliato, una prima esplorazione ci permette di descrivere la situazione di 243 diocesi in 27 nazioni. In 25 di queste 243 diocesi (poco più del 10%) sono state soppresse tutte le Messe nella forma extraordinaria; in 36 diocesi (quasi il 15%) sono state soppresse alcune delle Messe sin qui celebrate; e in altre 182 diocesi (circa il 75%) non è stata sin qui soppressa alcuna celebrazione. La mia personale percezione – sebbene approfondita e informata – è che questo dato statistico nasconda una dinamica in atto che renderà nel divenire più rara la facoltà concessa alle celebrazioni della Messa nella forma extraordinaria. Tuttavia, poiché come si usa dire, “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”, vanno accolti con ottimismo i segnali che giungono da alcuni episcopati – penso in particolare a quello statunitense, dove l’accesso all’<i>usus antiquior</i> ha un’ampia diffusione e si caratterizza per un’apparente assenza di ideologizzazione che non di rado caratterizza questo stile liturgico –, i quali non di rado stanno dispensando dalle disposizioni di <i>Traditionis Custodes</i> mediante il richiamo al canone 87, §1 del Codice di diritto canonico, ove si afferma: “Il Vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò giovi al loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi”. A titolo meramente esemplificativo, così si è comportato S.E. mons. Glen John Provost, vescovo di Lake Charles, in Louisiana, in un <a href="http://www.lcdiocese.org/the-diocese/our-bishop/writings/3276-bishop-provost-issues-a-decree-for-the-implementation-of-traditionis-custodes-along-with-a-prefatory-letter-2" target="_blank">decreto</a> del 1° novembre, accompagnato da una lettera alla diocesi nella quale il prelato afferma: “Non conosco nessuno in questa comunità che abbia espresso opposizione al Concilio Vaticano II, tanto meno ne abbia negato la legittimità. Inoltre, coloro che hanno scelto di discutere con me la loro devozione all’usus antiquior hanno insistito sulla validità della liturgia riformata. Con questo in mente, sarei gravemente negligente, se non insensibile, nell’applicare qualsiasi legge restrittiva ignorando allo stesso tempo queste realtà”. Un’analoga preoccupazione deve attraversare l’episcopato polacco, poiché – come ci hanno informato a fine ottobre le <a href="https://kair.ekai.pl/depesza/608419/show" target="_blank">fonti di stampa</a> del Paese dell’Est – al rientro dalla visita <i>ad limina apostolorum</i> in Vaticano, il card. Kazimierz Nycz, arcivescovo metropolita di Varsavia, ha riferito dell’incontro presso la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, affermando che è stato affrontato il tema del motu proprio <i>Traditionis Custodes</i>, sicché il porporato ha dichiarato che: “la Congregazione ha ammesso che la questione è stata risolta in modo troppo duro, e invece di servire l’unità, nei singoli casi, potrebbe portare qualcuno a lasciare la Chiesa perché i suoi bisogni non sono stati soddisfatti”. Il cardinale ha aggiunto che “si è espressa la volontà d’interpretare in senso ampio il <i>motu proprio</i>, più nello spirito che nella lettera della legge emanata. Stiamo aspettando le linee guida promesse su questo argomento”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Come laici, siamo chiamati a guardare con speranza questi timidi segnali; una speranza cristiana che non sia ingenuo ottimismo. Lo dobbiamo fare perché abbiamo a cuore l’importanza della questione liturgica. Anzitutto per la nostra santificazione, giacché, come ricorda la Costituzione sulla sacra liturgia <i><a href="https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html" target="_blank">Sacrosanctum Concilium</a></i> del Concilio Vaticano II: “la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. […] Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Quali mezzi a disposizione abbiamo a tal fine? Non siamo forse anche noi, “noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli”, come mette sulle labbra del re Enrico V nella vigilia della memoria liturgica dei santi Crispino e Crispiano il drammaturgo William Shakespeare, nel discorso ai suoi uomini prima della battaglia di Agincourt (1415)? Come a quei pochi – ma felici, pochi –, abbiamo a disposizione il potente mezzo della preghiera, che come ultimi e piccini innalziamo con fiducia e speranza a Maria:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>O Vergine Maria,</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Voi che la pietà e l’amore dei vostri figli invocano nel mondo intero come colei che scioglie i nodi, accordateci la grazia di sciogliere tutti i nodi che il motu proprio “Traditionis Custodes” ha creato nel mondo.</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Nella vostra tenerezza, guardate con favore il nostro Santo Padre il Papa e i Vescovi, e concedete loro la prudenza e la saggezza che hanno animato Benedetto XVI per ristabilire la pace e l’unità della Chiesa.</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Fate che tutti i cristiani possano partecipare liberamente alla grazia del vostro Figlio divino, Nostro Signore Gesù Cristo, nella celebrazione della Messa tradizionale e nella ricezione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Così sia.
</i></span></p></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">PierLuigi Zoccatelli</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: georgia; font-size: x-small;">[Il testo, sotto forma di appunti, costituisce la traccia di un intervento svolto a Torino il 7 novembre 2021, nel corso di un ritiro spirituale di Alleanza Cattolica. La riproduzione non è autorizzata, salvo espressa autorizzazione dell’autore e menzione completa della fonte]</span></p>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-73730249751018232052022-01-11T12:15:00.001+01:002022-01-11T12:15:40.167+01:00Pur stando così le cose, si comunicarono l’un l’altro<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEinSsNRT5oRR_zb92orRJ0GOJhEmgs9gYiajYzlvFNGqpsqH3ZL8e5msFmEn2udbqVWPbGnTW7lo_XELoRyhpRDP9Mx02QRTJrWGA7aarX9Xy98qtJ9-QrmW3yyIQ14kKBSSkaq6Wy9jAjTsJDCCoePJOWics0vduQ6H_JsUPvkgvku1yyOhbP7vJXYbQ=s780" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="780" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEinSsNRT5oRR_zb92orRJ0GOJhEmgs9gYiajYzlvFNGqpsqH3ZL8e5msFmEn2udbqVWPbGnTW7lo_XELoRyhpRDP9Mx02QRTJrWGA7aarX9Xy98qtJ9-QrmW3yyIQ14kKBSSkaq6Wy9jAjTsJDCCoePJOWics0vduQ6H_JsUPvkgvku1yyOhbP7vJXYbQ=w400-h241" width="400" /></a></div>Fu sollevata in quel tempo una questione non indifferente, perché le diocesi di tutta l’Asia pensarono, in base ad una tradizione più antica, che si dovesse osservare per la festa della Pasqua del Salvatore il quattordicesimo giorno della luna, nel quale venne ordinato agli Ebrei di sacrificare l’agnello, e che in esso fosse assolutamente necessario porre fine al digiuno, qualunque fosse il giorno della settimana. Nelle Chiese di tutto il resto del mondo, invece, non v’era l’abitudine di celebrare in questo modo, poiché rifacendosi alla tradizione apostolica, esse mantennero l’usanza, conservatasi fino ad oggi, secondo cui non è giusto terminare il digiuno in un giorno diverso da quello della risurrezione del Salvatore.<br /></span><span style="font-family: georgia;">A questo proposito si tennero numerosi sinodi ed assemblee di vescovi, e tutti all’unanimità formularono per lettera una regola ecclesiastica, per i fedeli di ogni nazione, in base alla quale il mistero della risurrezione del Signore non si sarebbe celebrato in altro giorno che in domenica, e in questa soltanto avremmo osservato la fine del digiuno pasquale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Possediamo ancor oggi una lettera di quanti si riunirono allora in Palestina sotto la presidenza di Teofilo, vescovo della diocesi di Cesarea, e di Narciso, vescovo di Gerusalemme; e similmente ve n’è un’altra di quanti si riunirono a Roma per la stessa questione, che indica Vittore quale vescovo; e una dei vescovi del Ponto, presieduti da Palmas in qualità di più anziano; e una delle diocesi della Gallia, di cui era vescovo Ireneo;</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">e inoltre una dei vescovi dell’Osroene e delle città di quella regione; e specialmente quella di Bacchillo, vescovo della Chiesa di Corinto, e poi quelle di moltissimi altri che espressero una sola e identica opinione e decisione, e diedero lo stesso voto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E una sola fu la determinazione dei suddetti: quella già riferita. Ma i vescovi dell’Asia, guidati da Policrate, continuarono a sostenere che era necessario mantenere l’usanza che era stata loro tramandata dall’antichità. Policrate stesso, nella lettera che scrisse a Vittore e alla Chiesa di Roma, espone in questi termini la tradizione pervenutagli:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“Celebriamo quindi scrupolosamente quel giorno, senza aggiungere né togliere niente. Grandi luminari riposano infatti in Asia. Essi risorgeranno il giorno della venuta del Signore, quando scenderà in gloria dai cieli a richiamare tutti i santi:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Filippo, uno dei dodici apostoli, è sepolto a Hierapolis con due sue figlie che si serbarono vergini tutta la vita, mentre la terza, vissuta nello Spirito Santo, riposa ad Efeso; e anche Giovanni, colui che si abbandonò sul petto del Signore, che fu sacerdote e portò il petalon, martire e maestro, giace ad Efeso;</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">e inoltre, a Smirne, Policarpo, vescovo e martire; e anche Trasea, vescovo e martire di Eumenia, riposa a Smirne.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed è necessario che parli di Sagari, vescovo e martire, sepolto a Laodicea, e del beato Papirio, e dell’eunuco Melitone, che visse sempre nello Spirito Santo, e giace a Sardi nell’attesa della visita dai cieli, nella quale risusciterà dai morti?</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Tutti questi osservarono il quattordicesimo giorno della Pasqua in conformità col Vangelo, senza discostarsene, ma seguendo la regola della fede. E anch’io, Policrate, il più piccolo di tutti voi, vivo secondo la tradizione dei miei fratelli, di alcuni dei quali sono successore. Sette, infatti, sono stati vescovi, e io sono l’ottavo; e i miei fratelli hanno sempre celebrato il giorno in cui il popolo si astiene dal pane lievitato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Perciò io, fratelli, che ho sessantacinque anni nel Signore e ho avvicinato i fratelli di tutto il mondo e ho letto tutta la santa Scrittura, non mi lascio intimorire da chi cerca di spaventarmi, perché questi uomini più grandi di me hanno detto: bisogna obbedire a Dio anziché agli uomini”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Continua poi così dicendo a proposito dei vescovi che erano con lui quando scriveva e condividevano la sua opinione: “Potrei ricordare i vescovi che sono qui con me, che avete chiesto fossero da me convocati e che io ho convocato: i loro nomi, se li scrivessi, sarebbero un bel numero. Pur conoscendo la mia pochezza di uomo, essi hanno approvato la mia lettera, consapevoli che non porto invano i capelli bianchi, ma che ho vissuto sempre in Cristo Gesù”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Allora Vittore, che presiedeva alla Chiesa di Roma, cercò immediatamente di escludere in massa dall’unità comune le diocesi di tutta l’Asia insieme con le Chiese vicine, in quanto eterodosse, e stigmatizzò con lettere tutti i fratelli indistintamente là riuniti, dichiarandoli scomunicati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma questo dispiacque a tutti i vescovi, che a loro volta lo esortarono a pensare alla pace, all’unione e all’amore per il prossimo; e possediamo ancora le parole con cui essi rimproverarono piuttosto aspramente Vittore.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Tra loro anche Ireneo, scrivendo in nome dei fratelli cui era preposto in Gallia, raccomanda di celebrare soltanto di domenica il mistero della risurrezione del Signore, ma esorta poi opportunamente Vittore a non escludere intere Chiese di Dio perché mantengono una tradizione di antica consuetudine, e continua quindi dicendo:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“La controversia non è solamente sul giorno, ma anche sulla forma stessa del digiuno. Alcuni, infatti, ritengono di dover digiunare un solo giorno, altri due, altri più giorni ancora; certi, infine, calcolano il loro giorno di quaranta ore, tra diurne e notturne.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E una tale variazione nell’osservanza del digiuno non è sorta ai nostri giorni, ma molto prima, al tempo dei nostri predecessori, che, a quanto sembra, confermarono senza troppa precisione questa consuetudine basata su semplicità e preferenza personale, e la stabilirono per il futuro; ma nessuno visse mai meno in pace, e anche noi viviamo ora in pace gli uni con gli altri, e la differenza del digiuno conferma la concordia della fede”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ireneo aggiunge poi un’osservazione che mi pare appropriato riferire, ed è di questo tenore: “Tra loro vi furono anche i presbiteri anteriori a Sotero che presiedettero la Chiesa che tu governi ora, cioè Aniceto, Pio, Igino, Telesforo e Sisto, che non osservarono essi stessi il quattordicesimo giorno, né imposero la sua osservanza a quanti li seguirono, ma pur non osservandolo essi stessi, non furono affatto meno in pace con quanti giungevano tra loro dalle diocesi in cui esso veniva osservato. Eppure l’osservarlo era un contrasto ancora maggiore per coloro che non l’osservavano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E nessuno fu mai respinto per questa ragione, ma anzi quegli stessi che non l’osservavano, cioè i presbiteri che ti hanno preceduto, inviarono l’Eucaristia a quelli delle diocesi che l’osservavano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E quando il beato Policarpo soggiornò a Roma al tempo di Aniceto, pur avendo avuto l’uno con l’altro piccole divergenze su altre questioni, si rappacificarono subito, non desiderando essere in disaccordo su questo argomento. Aniceto non riuscì infatti a persuadere Policarpo a non osservare il quattordicesimo giorno, come aveva sempre fatto con Giovanni, discepolo del Signore nostro, e con gli altri apostoli con cui era vissuto; né Policarpo persuase Aniceto ad osservarlo, poiché quest’ultimo diceva che bisognava mantenere la consuetudine dei presbiteri a lui anteriori.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E pur stando così le cose, si comunicarono l’un l’altro, e nella Chiesa Aniceto concesse l’Eucaristia a Policarpo, evidentemente per riguardo, e si separarono l’uno dall’altro in pace, poiché tanto gli osservanti quanto i non osservanti avevano pace nell’intera Chiesa”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E Ireneo fu degno del nome che portava, essendo paciere di nome e di fatto, ed esortò ed intercedette per la pace delle Chiese, poiché in merito alla questione sollevata discusse per lettera non solo con Vittore, ma anche, uno dopo l’altro, con numerosi altri capi di Chiese.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #990000; font-size: xx-small;"><span style="font-family: georgia;">[</span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Eusebio di Cesarea (260/265-339/340), <i>Storia ecclesiastica</i>, V 23-24</span></span><span style="font-family: georgia;">]</span></span></b></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-16268554004644993422021-11-30T12:50:00.002+01:002021-11-30T13:05:12.706+01:00Ordo Divini Officii 2022<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia;"><span style="color: black; font-family: georgia;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #990000; font-family: georgia;"><span style="color: black; font-family: georgia;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqDpWzw2WFC9jxsBqX0-5rjIuj5WuJdDrzpQRRsi3tkIolHz75r4oUl6mhCzjYSWnIUShILASI2pmsC3UR6uYGNhO6z_RDd86bVri86x9N4pFgPfOiTMRuaB99BOzsujfNB67VYX7q7SYk/s1386/Schermata+2021-11-30+alle+12.37.22.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="850" data-original-width="1386" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqDpWzw2WFC9jxsBqX0-5rjIuj5WuJdDrzpQRRsi3tkIolHz75r4oUl6mhCzjYSWnIUShILASI2pmsC3UR6uYGNhO6z_RDd86bVri86x9N4pFgPfOiTMRuaB99BOzsujfNB67VYX7q7SYk/w400-h245/Schermata+2021-11-30+alle+12.37.22.png" width="400" /></a></span></span></div><span style="color: #990000; font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: georgia;">Domenica 28 novembre 2021 è iniziato il Tempo dell’Avvento ed è perciò </span><span style="color: black;">entrato in vigore il nuovo calendario liturgico. Per quanti desiderano recitare l’Ufficio monastico – che, lo ricordiamo, </span><a href="http://romualdica.blogspot.com/2011/12/lufficio-divino-con-i-monaci-di-le.html" target="_blank">può essere ascoltato in diretta</a><span style="color: black;"> – e seguire il calendario liturgico nella forma extraordinaria del Rito romano in uso presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, è ora disponibile online in formato pdf l’</span><a href="https://www.barroux.org/images/stories/pdf/Ordo-2022.pdf" target="_blank">Ordo Divini Officii 2022</a><span style="color: black;">.</span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><b style="text-align: center;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></span></b></p><p style="text-align: justify;"><b style="text-align: center;"><span style="color: #800180;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Il Tempo d</span></span><span style="font-family: georgia;">’</span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Avvento</span></span></span></b></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Per noi cristiani è sempre una gioia intima, quando iniziamo un nuovo anno liturgico. La nostra madre Chiesa ci tende caritatevolmente la mano e ci vuole guidare durante un anno santo, farci vivere un anno di vita divina. Nuovamente il Cristo mistico vuole crescere nelle sue membra, fare circolare nel suo corpo, che è la Chiesa, la corrente di vita divina. Questo è il fine di tutta la liturgia.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">L’anno liturgico non ci vuole parlare del passato, ma del presente. Esso non intende offrirci della storia, ma della realtà. Non ci vuole raccontare fatti trascorsi, quanto invece donarci la vita divina e svilupparla in noi.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Durante l’Avvento, sospiriamo con l’ardore dei giusti dell’Antico Testamento dopo la venuta del Salvatore; a Natale, gioiremo della sua nascita e per essa dell’acquisita redenzione; dopo l’Epifania, cercheremo di estendere il regno di Dio in noi e attorno a noi.</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[</b></span></span><b style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small; text-align: left;">Dom Pius Parsch C.R.S.A. (1884-1954), cit. da <i>Le Guide dans l’anné liturgique</i></b><b style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: x-small; text-align: left;">, in <i>Missel quotidien complet pour la forme extraordinaire du rite romain</i>, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2013, p. 3, trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]</b></p>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-27185790339183307522021-11-05T17:41:00.000+01:002021-11-05T17:41:16.121+01:00Considerazioni sul motu proprio «Traditionis custodes»<div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm0lU9PN-HcynIGIF1s5tqo2QkZOwAhzaw9AONEsuW_OMYpFMMfsUiaGdUKEF3_TPQaZaO-zT0KBUp7u82T8Qs5IxCxtygbJ6xepy8MFS8vlJx8hOrqu8C0yh-sh-2RI9no3a7w3KtCRRu/s1388/Mu%25CC%2588ller_Barroux.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="922" data-original-width="1388" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm0lU9PN-HcynIGIF1s5tqo2QkZOwAhzaw9AONEsuW_OMYpFMMfsUiaGdUKEF3_TPQaZaO-zT0KBUp7u82T8Qs5IxCxtygbJ6xepy8MFS8vlJx8hOrqu8C0yh-sh-2RI9no3a7w3KtCRRu/w400-h266/Mu%25CC%2588ller_Barroux.png" width="400" /></a></div>L’intenzione del Papa, con il <i>motu proprio</i> «<i>Traditionis custodes</i>», è quella di mettere al sicuro o di ripristinare l’unità della Chiesa. Lo strumento proposto a tal fine è l’unificazione totale del rito romano nella forma del Messale di Paolo VI [1963-1978], con le variazioni che ha successivamente subito. Pertanto, la celebrazione della Messa nella forma straordinaria del rito romano, come introdotta da Papa Benedetto XVI [2005-2013] con il <i>motu proprio Summorum pontificum</i>, del 2007, sulla base del Messale esistente da Pio V [1566-1572], nel 1570, a Giovanni XXIII [1958-1963], nel 1962, è stata drasticamente limitata. Il chiaro intento è quello di condannare la forma straordinaria all’estinzione nel lungo periodo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nella sua <i>Lettera ai vescovi di tutto il mondo</i>, che accompagna il <i>motu proprio</i>, Papa Francesco cerca di spiegare i motivi che lo hanno indotto, in quanto insignito della suprema autorità della Chiesa, a limitare la liturgia nella forma straordinaria. Al di là della presentazione delle sue reazioni soggettive, però, sarebbe stata opportuna anche un’argomentazione teologica stringente e logicamente comprensibile. Perché l’autorità papale non consiste nell’esigere superficialmente dai fedeli una mera obbedienza, cioè una sottomissione formale della volontà, ma, molto più essenzialmente, nel permettere ai fedeli di essere convinti anche con il consenso della mente. Come disse san Paolo, garbato verso i suoi Corinzi spesso piuttosto indisciplinati, <i>«ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, che diecimila parole con il dono delle lingue»</i> (<i>1 Cor.</i> 14, 19).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questa dicotomia fra buona intenzione e cattiva esecuzione emerge sempre quando le obiezioni degli addetti competenti sono percepite come un ostacolo alle intenzioni dei loro superiori e, dunque, non vengono più neppure espresse. Per quanto graditi possano essere i riferimenti al Vaticano II, bisogna fare attenzione a che le affermazioni del Concilio siano usate con precisione e nel loro contesto. La citazione di sant’Agostino [354-430] sull’appartenenza alla Chiesa <i>«secondo il corpo»</i> e <i>«secondo il cuore»</i> (<i>Lumen gentium</i>, 14), si riferisce alla piena appartenenza alla Chiesa della fede cattolica. Essa consiste nell’incorporazione visibile al corpo di Cristo — comunione creaturale, sacramentale, ecclesiastico-gerarchica — e nell’unione del cuore, nello Spirito Santo. Ciò che questo significa, tuttavia, non è l’obbedienza al Papa e ai vescovi nella disciplina dei sacramenti, ma la grazia santificante, che ci coinvolge pienamente nella Chiesa invisibile come comunione con il Dio Trino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Poiché l’unità nella confessione della fede rivelata e la celebrazione dei misteri della grazia nei sette sacramenti non richiedono affatto una sterile uniformità in una forma liturgica esteriore, come se la Chiesa fosse qualcosa di paragonabile a una delle tante catene alberghiere internazionali con i loro design omogenei. L’unità dei credenti fra di loro è radicata nell’unità in Dio attraverso la fede, la speranza e l’amore e non ha nulla a che fare con l’uniformità nell’aspetto esteriore, il passo di marcia di una formazione militare, o il pensiero di gruppo dell’era del «<i>big-tech</i>».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Anche dopo il Concilio di Trento [1545-1563] vi è sempre stata una certa diversità — musicale, celebrativa, regionale — nell’organizzazione liturgica delle Messe. L’intenzione di Papa Pio V non era quella di sopprimere la varietà dei riti, ma piuttosto di frenare gli abusi che avevano portato a una devastante mancanza di comprensione fra i riformatori protestanti riguardo alla sostanza del sacrificio della Messa: il suo carattere sacrificale e la Presenza Reale. Nel Messale di Paolo VI, l’omogeneizzazione ritualistica — detta anche rubricistica — viene spezzata, proprio per superare un’esecuzione meccanica a favore di una partecipazione attiva interiore ed esteriore di tutti i fedeli nelle loro rispettive lingue e culture. L’unità del rito latino, tuttavia, deve essere conservata attraverso la stessa struttura liturgica di base e il preciso orientamento delle traduzioni all’originale latino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La Chiesa romana non deve scaricare la sua responsabilità per l’unità del culto sulle conferenze episcopali. Roma deve vigilare sulla traduzione dei testi normativi del Messale di Paolo VI, come anche dei testi biblici, che potrebbero oscurare i contenuti della fede. Le pretese di «migliorare» i <i>verba domini</i> — per esempio <i>pro multis</i>, «per molti», alla consacrazione, l’<i>et ne nos inducas in tentationem</i>, «e non ci indurre in tentazione», nel <i>Padre Nostro</i> — contraddicono la verità della fede e l’unità della Chiesa molto più che celebrare la Messa secondo il Messale di Giovanni XXIII. La chiave per una comprensione cattolica della liturgia sta nell’intuizione che la sostanza dei sacramenti è data alla Chiesa come segno visibile e mezzo della grazia invisibile in virtù della legge divina, ma che spetta alla Sede Apostolica e, in conformità alla legge, ai vescovi, ordinare la forma esteriore della liturgia, nella misura in cui non esiste già dai tempi apostolici (<i>Sacrosanctum Concilium</i>, 22 § 1).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Le disposizioni di <i>Traditionis custodes</i> sono di natura disciplinare, non dogmatica e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi Pontefice futuro. Naturalmente il Papa, nella sua preoccupazione per l’unità della Chiesa nella fede rivelata, è da sostenere pienamente quando la celebrazione della Santa Messa secondo il Messale del 1962 è espressione di resistenza all’autorità del Vaticano II, cioè quando la dottrina della fede e l’etica della Chiesa sono relativizzate o addirittura negate nell’ordine liturgico e pastorale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In <i>Traditionis custodes</i> il Papa insiste giustamente sul riconoscimento incondizionato del Vaticano II. Nessuno può dirsi cattolico se vuole tornare a prima del Vaticano II — o di qualsiasi altro concilio riconosciuto dal Papa —, identificato come il tempo della «vera» Chiesa, o se vuole lasciare alle spalle quella Chiesa che sarebbe solo stata un passo intermedio verso una «nuova Chiesa». Qualcuno potrebbe mettere a confronto la volontà di Papa Francesco di riportare all’unità i cosiddetti, deplorati «tradizionalisti» — cioè coloro che si oppongono al Messale di Paolo VI — con la sua determinazione a porre fine agli innumerevoli abusi «progressisti» della liturgia — rinnovata secondo i dettami del Vaticano II — che equivalgono ad atti di blasfemia. La paganizzazione della liturgia cattolica — che nella sua essenza non è altro che il culto del Dio Uno e Trino — attraverso la mitologizzazione della natura, l’idolatria dell’ambiente e del clima, così come lo spettacolo della <i>Pachamama</i> [la Madre Terra, in lingua amerindia <i>quechua</i>], sono stati piuttosto controproducenti per il ripristino di una liturgia dignitosa e ortodossa che rifletta la pienezza della fede cattolica.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nessuno può chiudere gli occhi sul fatto che, oggi, vengono ampiamente denigrati come tradizionalisti anche sacerdoti e laici che celebrano la Messa secondo le rubriche del Messale di san Paolo VI. Gli insegnamenti del Vaticano II sull’unicità della redenzione in Cristo, la piena realizzazione della Chiesa di Cristo nella Chiesa Cattolica, l’essenza interna della liturgia cattolica come adorazione di Dio e mediazione della grazia, la Rivelazione e la sua presenza nella Scrittura e nella Tradizione Apostolica, l’infallibilità del Magistero, il primato del Papa, la sacramentalità della Chiesa, la dignità del sacerdozio, la santità e l’indissolubilità del matrimonio: tutto ciò viene ereticamente negato in aperta contraddizione con il Vaticano II da una maggioranza di vescovi e funzionari laici tedeschi, pur con il camuffamento di frasi a intento pastorale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E, nonostante tutto l’apparente entusiasmo che esprimono per Papa Francesco, costoro stanno negando categoricamente l’autorità conferitagli da Cristo come successore di Pietro. Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’impossibilità di legittimare le unioni omosessuali ed extra-coniugali attraverso una benedizione è ridicolizzato da vescovi, preti e teologi tedeschi — e non solo tedeschi — come mera opinione di funzionari curiali poco qualificati. Qui siamo di fronte a una minaccia all’unità della Chiesa nella fede rivelata, che ricorda per dimensioni la secessione protestante da Roma nel secolo XVI. Data la sproporzione fra la risposta relativamente modesta ai massicci attacchi all’unità della Chiesa presenti nella «via sinodale» tedesca — così come in altre pseudo-riforme — e il duro trattamento punitivo adottato nei confronti della minoranza legata al rito antico, viene in mente l’immagine del vigile del fuoco mal consigliato, che — invece di salvare la casa in fiamme — salva prima il piccolo fienile accanto ad essa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Senza mostrare la minima forma di empatia, si ignorano i sentimenti religiosi dei partecipanti — spesso giovani — alle Messe secondo il Messale di Giovanni XXIII, del 1962. Invece di apprezzare l’odore delle pecore, il pastore qui le colpisce duramente con il suo bastone. Sembra anche semplicemente ingiusto abolire le celebrazioni del «vecchio» rito solo perché attira alcune persone problematiche: <i>abusus non tollit usum</i>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ciò che merita particolare attenzione in <i>Traditionis custodes</i> è l’uso dell’assioma «<i>lex orandi-lex credendi</i>», «regola della preghiera, regola della fede». Questa frase appare per la prima volta nell’<i>Indiculus</i> anti-pelagiano — <i>Contro le superstizioni e il paganesimo</i> — nel passo riguardante i «sacramenti delle preghiere sacerdotali, tramandati dagli apostoli per essere celebrati uniformemente in tutto il mondo e in tutta la Chiesa cattolica, così che <i>la regola della preghiera è la regola della fede</i>» ([HEINRICH] DENZINGER [e PETER] HÜNERMANN, <i>Enchiridion symbolorum</i>, 3). Ciò si riferisce alla sostanza dei sacramenti (in segni e parole), ma non al rito liturgico, esistendone diversi — e con diverse varianti — in epoca patristica. Non si può semplicemente dichiarare che l’ultimo Messale sia l’unica norma valida della fede cattolica senza distinguere fra la <i>«parte che è immutabile in virtù dell’istituzione divina e le parti che sono soggette a cambiamenti»</i> (<i>Sacrosanctum Concilium</i>, 21). I riti liturgici che cambiano non rappresentano una fede diversa, ma testimoniano l’unica e medesima fede apostolica della Chiesa nelle sue diverse espressioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La lettera del Papa conferma che questi permette la celebrazione secondo la forma più antica a certe condizioni. Egli indica giustamente la centralità del canone romano nel Messale più recente come cuore del rito romano. Ciò garantisce la continuità cruciale della liturgia romana nella sua essenza, nello sviluppo organico e nell’unità interna. Sicuramente, ci si aspetta che i cultori dell’antica liturgia riconoscano la liturgia rinnovata; così come i sostenitori del Messale di san Paolo VI devono anche confessare che pure la Messa secondo il Messale di san Giovanni XXIII è una vera e valida liturgia cattolica, cioè contiene la sostanza dell’Eucaristia istituita da Cristo e, quindi, vi è e può esservi solo «l’unica Messa di tutti i tempi».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un po’ più di conoscenza della dogmatica cattolica e della storia della liturgia potrebbe scongiurare l’infelice formazione di partiti contrapposti e anche salvare i vescovi dalla tentazione di agire in modo autoritario, senza amore e con mentalità ristretta, contro i sostenitori della «vecchia» Messa. I vescovi sono designati come pastori dallo Spirito Santo: <i>«Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge di cui lo Spirito Santo vi ha fatto custodi. Siate pastori della chiesa di Dio, che Egli si è comprata con il proprio sangue»</i> (<i>At.</i> 20, 28). Essi non sono semplici rappresentanti di un ufficio centrale, con possibilità di avanzamento. Il buon pastore si riconosce dal fatto che si preoccupa più della salvezza delle anime che di raccomandarsi a un’autorità superiore con un «buon comportamento» servile. (<i>1 Pt</i> 5, 1-4) Se la legge di non contraddizione si applica ancora, non si può logicamente castigare il carrierismo nella Chiesa e allo stesso tempo promuovere i carrieristi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Speriamo che le Congregazioni per i Religiosi e per il Culto Divino, con la loro nuova autorità, non si inebrino di potere pensando di dover condurre una campagna di distruzione contro le comunità del vecchio rito, nella sciocca convinzione che così facendo stanno rendendo un servizio alla Chiesa e promuovendo il Vaticano II.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Se la <i>Traditionis custodes</i> deve servire all’unità della Chiesa, ciò può significare solo un’unità nella fede, che ci permette di <i>«giungere alla perfetta conoscenza del Figlio di Dio»</i>, cioè all’unità nella verità e nell’amore (cfr. <i>Ef.</i> 4, 12-15).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, trad. it. con l’autorizzazione dell’autore dell’articolo pubblicato su <i><a href="https://www.thecatholicthing.org/2021/07/19/cardinal-mueller-on-the-new-tlm-restrictions" target="_blank">The Catholic Thing</a></i>, il 19 luglio 2021, in <i><a href="https://alleanzacattolica.org/" target="_blank">Cristianità. Organo ufficiale di Alleanza Cattolica</a></i>, anno XLIX, luglio agosto 2021, pp. 71-75. Le inserzioni fra parentesi quadre e il titolo sono redazionali]</b></span></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-49204542103861464862021-10-15T10:02:00.001+02:002021-10-15T10:03:00.439+02:00Sbirciare la bellezza - Monastero San Benedetto di Bergamo (video)
<div style="text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="https://player.vimeo.com/video/627226909?h=05e370fabd" title="vimeo-player" width="640"></iframe></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-91021730047996520152021-09-20T12:10:00.000+02:002021-09-20T12:10:32.433+02:00Estrarre dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPG4yw3vC0ikmNjh16g6Z9LIu2szHdqAAjeEQi4K9VEckVg-fp5tudSdRmv9tVuB9NIsg2bV0yCM9p4FpXt_nzdVw0n4gYak_eofUtYUsZ-WvBwrx2oi-9VpurgA81_nddc_mOMhEqpe-y/s1378/Abate+Barroux.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="920" data-original-width="1378" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPG4yw3vC0ikmNjh16g6Z9LIu2szHdqAAjeEQi4K9VEckVg-fp5tudSdRmv9tVuB9NIsg2bV0yCM9p4FpXt_nzdVw0n4gYak_eofUtYUsZ-WvBwrx2oi-9VpurgA81_nddc_mOMhEqpe-y/w400-h268/Abate+Barroux.png" width="400" /></a></div>Lo scorso 24 giugno abbiamo circondato Dom Marc, in occasione della sua benedizione come <a href="http://romualdica.blogspot.com/2021/07/reportage-e-omelie-della-benedizione.html" target="_blank">primo abate di Sainte-Marie de la Garde</a>. Tutti noi, vescovi, sacerdoti, monaci, fedeli, profondamente uniti nell’affascinante bellezza della liturgia, conserveremo nel cuore una certa esperienza “di Tabor”. L'architettura romanica della chiesa di Moirax, il rito antico, il canto gregoriano, si sono uniti per fare scendere dal cielo una grazia del soprannaturale che non dimenticheremo e ancor meno getteremo nelle tenebre della storia. Vi confesso molto semplicemente che ho avuto come una piccola fitta al cuore, perché questi tre giorni di festa sono stati così luminosi, così caritatevoli, così pieni di speranza, che ho presagito che presto sarebbe stato necessario scendere a valle per affrontare la croce. Due settimane dopo, Papa Francesco ha pubblicato il <i>motu proprio</i> che conoscete. Lo choc è stato terribile per tutti. Che cambiamento dal 1988, quando il Papa san Giovanni Paolo II scriveva:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“A tutti questi fedeli cattolici, che si sentono vincolati ad alcune precedenti forme liturgiche e disciplinari della tradizione latina, desidero manifestare anche la mia volontà – alla quale chiedo che si associno quelle dei Vescovi e di tutti coloro che svolgono nella Chiesa il ministero pastorale – di facilitare la loro comunione ecclesiale, mediante le misure necessarie per garantire il rispetto delle loro giuste aspirazioni” (Motu proprio <i><a href="https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/motu_proprio/documents/hf_jp-ii_motu-proprio_02071988_ecclesia-dei.html" target="_blank">Ecclesia Dei</a></i>, 5, c).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nella lettera che accompagna il <i>motu proprio</i>, non ci siamo affatto riconosciuti nelle accuse mosse di strumentalizzare il messale di san Giovanni XXIII per opporci al Concilio Vaticano II e al magistero successivo, o di crederci la “vera Chiesa”. Tutt’altro. Diversi vescovi si sono chiesti di chi stesse parlando il Papa, perché gli unici che corrispondono a queste rimostranze sono dei chierici o delle comunità che non hanno riconoscimento canonico nella Chiesa. Anche la partecipazione attiva del popolo santo e fedele di Dio non è in discussione. Non ho mai visto una <i>participatio actuosa</i> così intensa come nella prima Messa di Dom Marc: una sacra liturgia di un intero popolo, sacerdoti, monaci, fedeli e angeli discesi dal cielo. E senza alcun merito da parte nostra, quanti fedeli ci testimoniano la loro gratitudine per la bellezza della nostra liturgia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Finalmente, mi sembra che la questione risieda in due ermeneutiche della riforma della Chiesa. Quella propugnata dal Papa emerito Benedetto XVI, ovvero l’ermeneutica della riforma nella continuità, e quella di Papa Francesco, che è l’ermeneutica della novità. Due parole del Signore le riassumono bene.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“<i>Nova et vetera</i>” per la prima e “vino nuovo in otri nuovi” per la seconda. La Chiesa deve sia mantenere la sua identità di popolo eletto con la sua fede, la sua morale, la sua speranza soprannaturale, sia andare avanti adattandosi il più possibile a ogni situazione. È una vera sfida per coloro che hanno ricevuto il sacro ministero, “l’arte delle arti”, come diceva san Gregorio Magno. Perché il pastore deve al contempo custodire fedelmente i princìpi del Signore e i suoi sviluppi, e adattarsi a ciascun caso. Su questi due grandi impegni – che non sono che uno solo – si presentano due grandi tentazioni: quella del custode del museo e quella del rivoluzionario. Gustave Thibon ha sintetizzato queste due insidie come “il caravanserraglio progressista dove tutto si fonde e l’urna integrista dove tutto si separa”. Benedetto XVI, che è il Papa dell’alleanza, aveva trovato una soluzione molto innovativa per resistere a questa confusione, che altro non è se non un’apostasia silenziosa. Ecco perché, su incitamento della Madre Abbadessa Placide, abbiamo lanciato una <a href="http://romualdica.blogspot.com/2021/08/novena-di-preghiera-per-la-messa.html" target="_blank">novena dal 14 al 22 agosto</a>, festa del Cuore Immacolato di Maria, radicandoci nell’<a href="https://www.barroux.org/images/stories/pdf/motu_proprio/ACTE_DE_CONSECRATION_AU_COEUR_IMMACULE_DE_MARIE_revue_2021.pdf" target="_blank">atto di consacrazione</a> composto da Dom Gérard:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“Facciamo nostro per sempre il desiderio dei nostri fondatori di considerare come nostro modello il vostro Cuore Immacolato, ‘perché è il tipo compiuto dei due caratteri dell’Opera: la vita interiore e l’immolazione’.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“Vi supplichiamo perciò di allontanare da noi il male dell’orgoglio, la sete di potere, l’attrazione delle grandezze di questo mondo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“Il diavolo non semini mai fra noi la zizzania della discordia o della gelosia, ma che regnino incessantemente nelle fila della nostra famiglia monastica la pace soprannaturale, lo spirito di sacrificio, l’umiltà del cuore e il perdono delle offese.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">“O dolce Vergine Maria, fate che i poveri siano sempre accolti nei nostri monasteri con tenerezza come inviati di Dio, e che lo spirito del secolo, gli assalti dello scisma e dell’eresia si sbriciolino contro le nostre mura, senza mai penetrare fino a noi”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #990000; font-family: georgia; font-size: xx-small;"><b>[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di <i>Les amis du monastère</i>, n. 179, 3 settembre 2021, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]
</b></span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-13834463367463940632021-09-08T22:59:00.000+02:002021-09-08T22:59:08.014+02:00Note sulle comunità monastiche benedettine che celebrano in rito antico<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6bG_Uo5fZf0pyu7KcPMRzZW_ZPJGrYtUS1emwOMLQtlKPtRWlzmN1Rkx6-ySI7e0z8Y_R_LoTPNRXDyQB6XI0lA_mHivX7B4YiQMJnMl2C8XIQ53ROqh-97S_zISa89qZIEU6_CGzEZmA/s800/liturgia+monastica.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6bG_Uo5fZf0pyu7KcPMRzZW_ZPJGrYtUS1emwOMLQtlKPtRWlzmN1Rkx6-ySI7e0z8Y_R_LoTPNRXDyQB6XI0lA_mHivX7B4YiQMJnMl2C8XIQ53ROqh-97S_zISa89qZIEU6_CGzEZmA/w400-h300/liturgia+monastica.jpeg" width="400" /></a></div>Monasteri facenti parte della Confederazione Benedettina (O.S.B.)</b></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dalla famiglia del monastero di Le Barroux dipendono tre abbazie, ciascuna con abate (o abbadessa) in carica:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://www.barroux.org/fr/" target="_blank">Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux</a></b> (maschile, 58 monaci);</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="http://abbaye-annonciation.org/" target="_blank">Abbazia Notre-Dame de l’Annonciation di Le Barroux</a></b> (femminile, 32 monache);</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://www.la-garde.org/" target="_blank">Abbazia Sainte-Marie de La Garde</a></b> (maschile, 17 monaci).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gli esordi di questa famiglia monastica risalgono al 1970, per opera di Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), che aveva fatto professione monastica presso l’abbazia Notre-Dame de Tournay, figlia dell’abbazia Saint-Benoît d’En Calcat, fondata da Dom Romain Banquet O.S.B. (1840-1929), monaco dell’abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire, fondata nel 1850 da Dom Jean-Baptiste Muard O.S.B. (1809-1854). Sia la Pierre-qui-Vire sia Tournay fanno parte della Confederazione Benedettina (O.S.B.) nell’ambito della provincia francese della Congregazione Sublacense Cassinese. L’abbazia di Le Barroux e le altre due comunità da essa nate sono state integrate nella Confederazione Benedettina il 25 settembre 2008 e nell’ambito di essa sono giuridicamente dei monasteri “extra Congregationes”: dipendono dalla Santa Sede, per tramite della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” (fino alla sua esistenza).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dalla Congregazione di Solesmes (originariamente Congregazione di Francia) della Confederazione Benedettina, ovvero della famiglia monastica che ha origine in Dom Prosper Guéranger O.S.B. (1805-1875), è nata nel 1948 l’<b><a href="http://fontgombault.free.fr/site/abbaye.html" target="_blank">abbazia Notre-Dame de Fontgombault</a></b> (64 monaci), dalla quale sono a loro volta nate, in Francia (ciascuna con abate in carica):</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://randol.org/" target="_blank">Abbazia Notre Dame de Randol</a></b> (1971, 35 monaci);</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://ndtriors.fr/" target="_blank">Abbazia Notre Dame de Triors</a></b> (1984, 38 monaci);</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://abbaye-donezan.fr/" target="_blank">Abbazia Notre Dame de Donezan</a></b> (sorta nel 1994 a Gaussan, trasferitasi nel 2007 a Donezan, 20 monaci).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E negli Stati Uniti (con abate in carica):</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">- <b><a href="https://clearcreekmonks.org/" target="_blank">Abbazia Our Lady of the Annunciation of Clear Creek</a></b> (1999, 48 monaci).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Sempre in Francia, nel 2013, l’abbazia di Fontgombault ha integrato con propri monaci (fra cui l’abate in carica) l’<b><a href="https://arras.catholique.fr/stpaulwisques" target="_blank">abbazia Saint-Paul de Wisques</a></b> (20 monaci), anch’essa facente parte della Congregazione di Solesmes, che era in procinto di chiudere per mancanza di monaci.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Fra le altre realtà monastiche che celebrano in rito antico e che fanno parte della Confederazione Benedettina (“extra Congregationes”), ricordiamo in Italia il <b><a href="https://it.nursia.org/" target="_blank">Monastero di San Benedetto in Monte</a></b> (18 monaci), fondato a Roma nel 1998, eretto canonicamente nel 1999 “sub iurisdictione Abbatis Primatis” (con il nome Prioratus S. Maria Sedes Sapientiae) e trasferito a Norcia nel 2000.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 1885 alcuni monaci dell’abbazia Saint-Pierre di Solesmes vengono inviati in Inghilterra per dare vita a una comunità monastica a Farnborough, nell’Hampshire. Nasce così la <b><a href="http://farnboroughabbey.org/" target="_blank">Saint Michael’s Abbey</a></b>. Nel 1947 i religiosi della Congregazione di Solesmes lasciano il monastero, sostituiti dai benedettini della Prinknash Abbey (Congregazione Sublacense), nel villaggio di Cranham, nel Gloucestershire. Nel 1980 la comunità è eretta in priorato conventuale e nel 1990 in abbazia. Attualmente conta circa 5 monaci (con abate in carica) e appartiene alla Confederazione Benedettina, nell’ambito della provincia inglese della Congregazione Sublacense Cassinese. La comunità ha un indulto da parte della Santa Sede per potere celebrare i riti liturgici secondo il Messale tridentino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Una menzione a parte, in Francia, merita l’<b><a href="https://www.clairval.com/index.php/it/" target="_blank">abbazia Saint-Joseph de Clairval</a></b> in località Flavigny-sur-Ozerain (circa 50 monaci, con abate in carica), che ha una storia molto particolare sin dalla sua nascita a Clairval, in Svizzera, nel 1972, per opera di Dom Augustin-Marie Joly O.S.B. (1917-2006). Inizialmente molto vicina a S.E. Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, se ne distacca negli anni 1980, dopo essersi trasferita – nel 1976 – in Francia. Nel 1988 la comunità è riconosciuta come monastero di diritto diocesano e nel 1992 il monastero è eretto in abbazia su richiesta della Santa Sede. Dal 1989 il monastero ha lo statuto giuridico di “consociato” della Confederazione Benedettina. Nel 2021 l’abbazia ha fondato un priorato che ha ridato vita all’antico e nobile complesso monastico dell’<b>abbazia di Solignac</b>, fondato agli esordi del secolo VII da sant’Eligio (588-660). Dal punto di vista liturgico l’abbazia francese Saint-Joseph de Clairval celebra la Messa conventuale nella forma ordinaria, in latino e <i>ad orientem</i>, mentre le Messe lette dai monaci – la Messa conventuale non essendo concelebrata – sono per la maggior parte celebrate secondo il rito antico.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><b>Monasteri benedettini di diritto diocesano o simile</b></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In Italia, a Taggia (diocesi di Ventimiglia-Sanremo, dal 2019), esiste la comunità monastica dei <b><a href="https://www.benedictins-de-immaculee.com/?lang=it" target="_blank">Benedettini dell’Immacolata</a></b> (Monastero benedettino Santa Caterina da Siena, comunità di diritto diocesano, circa 7 monaci), sorta nel 2008, originariamente a Villatalla (diocesi di Albenga-Imperia), per opera di P. Jehan de Belleville B.I., in precedenza monaco presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2011 è sorto nella diocesi francese di Fréjus-Toulon, nel villaggio di La Garde-Freinet, il <b><a href="http://www.monasterebrignoles.org/" target="_blank">Monastère Saint-Benoît</a></b>, comunità eretta dal vescovo diocesano, S.E. mons. Dominique Rey, come associazione pubblica clericale. Priore della comunità (3 monaci), che nel 2020 si è trasferita nel comune di Brignoles, è il diacono Alcuin Reid (1963-).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2012 è fondato a Stamullen, una cittadina nella contea di Meath, in Irlanda, il <b><a href="https://www.cenacleosb.org/" target="_blank">Silverstream Priory</a></b> (circa 15 monaci), eretto canonicamente nel 2017 come monastero benedettino autonomo di diritto diocesano. Il fondatore e primo superiore, fino al 2020, anno della sua rinuncia alla carica, è P. Mark Daniel Kirby (1952-), originariamente un monaco cistercense.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2017 un monaco americano dell’abbazia Saint-Joseph de Clairval di Flavigny-sur-Ozerain, P. Pius Mary Noonan O.S.B., ha fondato a Colebrook (Tasmania, Australia) il <b><a href="https://www.notredamemonastery.org/" target="_blank">Notre Dame Priory</a></b> (6 monaci), che gode del riconoscimento canonico come associazione pubblica di fedeli.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2019 è iniziata a Sprague (Washington, USA), nella diocesi di Spokane, suffraganea dell’arcidiocesi di Seattle, l’esperienza comunitaria benedettina del <b><a href="https://www.monksofmary.org/" target="_blank">Monastery of Mary Mother of the Word</a></b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un altro monaco (non sacerdote) che aveva fatto la professione monastica presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux e che assieme a P. Jehan de Belleville si era inizialmente recato a Villatalla, frère Toussaint Menut, ha dato vita recentemente all’<b><a href="https://www.ermites-saint-benoit.com/" target="_blank">Ermitage Saint-Bède</a></b> (Fitilieu, Francia), dove conduce vita eremitica ispirandosi alla Regola di san Benedetto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><b>Monasteri cistercensi (O.Cist.)</b></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Una considerazione a parte – giacché i cistercensi, sebbene seguano la Regola di san Benedetto, non fanno parte della Confederazione Benedettina – merita il <b><a href="https://www.klastervyssibrod.cz/EN" target="_blank">monastero cistercense di Vyšší Brod</a></b>, nella Repubblica Ceca, la cui fondazione risale al 1259, e nella quale in anni recenti si è tornati – almeno in parte – alle usanze liturgiche tradizionali dell’Ordo Cisterciensis (O.Cist.). Fra i circa 10 monaci che vivono nel monastero vi è Dom Josef Vollberg O.C.S.O., già abate (2006-2016) dell’abbazia trappista di Mariawald (chiusa nel 2018), in Germania, che nel 2008 aveva intrapreso il ritorno alla liturgia e all’osservanza in uso fino al 1963-1964 nell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti), secondo l’<i>usus</i> di Monte Cistello.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><b>Monasteri benedettini non in piena comunione oppure non in comunione</b></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un ulteriore discorso a parte meritano le comunità monastiche legate alla celebrazione della Messa in rito antico, ma che non fanno parte della Confederazione Benedettina e che – con maggiore o minore approssimazione – vivono una situazione di non piena comunione con la Chiesa cattolica. Perlopiù, queste comunità sono nate per opera di monaci usciti dall’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux. Le consideriamo seguendo un criterio cronologico.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Segnaliamo anzitutto il <b><a href="https://www.mosteirodasantacruz.org.br/" target="_blank">Mosteiro da Santa Cruz</a></b> a Nova Friburgo (Brasile), fondato nel 1987 da sei monaci del Barroux e distaccatosi dall’abbazia Sainte-Madeleine dopo che questa non accettò le consacrazioni episcopali di mons. Lefebvre, nel 1988. Nel 2016 uno dei vescovi consacrati da mons. Lefebvre, mons. Richard Williamson, ha consacrato vescovo – beninteso, senza il consenso della Santa Sede (e nel caso specifico, nemmeno della FSSPX, da cui il movimento della cosiddetta “Resistenza” si è separato) – il superiore della comunità, padre Tomas de Aquino (Miguel Ferreira da Costa, 1954-).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un’altra comunità monastica originata da un ex monaco dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, padre Cyprian Rodriguez, e che mantiene i propri rapporti con la FSSPX, è l’<b><a href="https://www.ourladyofguadalupemonastery.com/" target="_blank">Our Lady of Guadalupe Monastery</a></b>, fondato nel 1991 a Silver City (New Mexico, USA).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2000, quattro monaci del Mosteiro da Santa Cruz di Nova Friburgo (Brasile) si sono trasferiti in Francia per dare vita alla comunità <b><a href="https://www.facebook.com/monasterebellaigue/" target="_blank">Notre-Dame de Bellaigue</a></b>. Nel 2008, all’età di 43 anni, muore il priore della comunità, padre Ange Araújo Ferreira da Costa. Il monastero Notre-Dame de Bellaigue gravita nell’orbita della FSSPX e non ha seguito la comunità brasiliana nell’adesione al movimento della cosiddetta “Resistenza”, sebbene non sia chiaro quali siano attualmente (2020-2021) i rapporti – secondo alcune ricostruzioni, di tensione – con la FSSPX.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dalla comunità Our Lady of Guadalupe Monastery del New Mexico è stato allontanato un monaco, padre Rafael Arizaga, che nel 2013 ha dato vita a un’esperienza monastica – postasi nell’orbita della “Resistenza” di mons. Williamson – che ha preso il nome di <b><a href="https://benedictinos.blog/" target="_blank">Monasterio Benedictino San José</a></b> (Santa Sofía, Boyaca, Colombia).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Attorno al 2014 tre monaci della comunità Notre-Dame de Bellaigue, dei quali due sacerdoti, fondano a Saint-Victor, nel Cantal, lo <b><a href="https://www.skitapatrum.com/" target="_blank">Skita Patrum</a></b> (laddove skita riprende il modello dei piccoli gruppi di eremiti, in questo caso ispirati alla Regola di san Benedetto e alle tradizioni dei Padri). Alla guida della piccola comunità è il padre Jean-Marc Rulleau, il quale prima di diventare monaco a Bellaigue era un sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Pio X, per la quale era insegnante al seminario di Ecône.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nel 2008, il monastero Notre-Dame de Bellaigue acquista il terreno di un ex monastero in Germania, a Monschau, nei pressi di Kalterherberg, e nel 2017 vi si trasferisce un piccolo drappello di monaci, dando vita a un priorato indipendente, il <b><a href="https://www.kloster-reichenstein.de/" target="_blank">monastero del Cuore Immacolato di Maria di Reichenstein</a></b>.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">PierLuigi Zoccatelli</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: xx-small;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: xx-small;">[La riproduzione non è autorizzata, salvo espressa autorizzazione dell’autore e menzione completa della fonte]</span></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1174311517080466332.post-32870596869799146482021-08-14T16:51:00.000+02:002021-08-14T16:51:16.206+02:00Novena di preghiera per la Messa tradizionale<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSHOqaAVUROuk9RxJn0OedwNe8vp-iswpNZawHXuhAU7Mi-b-sHpCilk-E1LLxW0oUEpIPZqe8BiL4SS1_oVyqakw8awVhClIPLUlcE3kshg9bz56dCIjfkOWdrHydN3PgeJzghlgmN7Re/s1234/Maria+che+scioglie+i+nodi.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1234" data-original-width="1016" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSHOqaAVUROuk9RxJn0OedwNe8vp-iswpNZawHXuhAU7Mi-b-sHpCilk-E1LLxW0oUEpIPZqe8BiL4SS1_oVyqakw8awVhClIPLUlcE3kshg9bz56dCIjfkOWdrHydN3PgeJzghlgmN7Re/w329-h400/Maria+che+scioglie+i+nodi.png" width="329" /></a></div><span style="font-family: georgia; font-size: x-small;">La comunità monastica dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux inizia oggi, sabato 14 agosto, una novena affinché la Santissima Vergine ottenga un buon esito al motu proprio <i>Traditionis custodes</i>. Potete unirvi a questa novena recitando la preghiera qui di seguito, adattata alla circostanza...</span></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">O Vergine Maria,</div><div style="text-align: justify;">Voi che la pietà e l’amore dei vostri figli invocano nel mondo intero come colei che scioglie i nodi, accordateci la grazia di sciogliere tutti i nodi che il motu proprio “Traditionis Custodes” ha creato nel mondo.</div><div style="text-align: justify;">Nella vostra tenerezza, guardate con favore il nostro Santo Padre il Papa e i Vescovi, e concedete loro la prudenza e la saggezza che hanno animato Benedetto XVI per ristabilire la pace e l’unità della Chiesa.</div><div style="text-align: justify;">Fate che tutti i cristiani possano partecipare liberamente alla grazia del vostro Figlio divino, Nostro Signore Gesù Cristo, nella celebrazione della Messa tradizionale e nella ricezione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.</div><div style="text-align: justify;">Così sia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>obl.s.b.http://www.blogger.com/profile/17871741773221423513noreply@blogger.com