lunedì 20 settembre 2021

Estrarre dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche

Lo scorso 24 giugno abbiamo circondato Dom Marc, in occasione della sua benedizione come primo abate di Sainte-Marie de la Garde. Tutti noi, vescovi, sacerdoti, monaci, fedeli, profondamente uniti nell’affascinante bellezza della liturgia, conserveremo nel cuore una certa esperienza “di Tabor”. L'architettura romanica della chiesa di Moirax, il rito antico, il canto gregoriano, si sono uniti per fare scendere dal cielo una grazia del soprannaturale che non dimenticheremo e ancor meno getteremo nelle tenebre della storia. Vi confesso molto semplicemente che ho avuto come una piccola fitta al cuore, perché questi tre giorni di festa sono stati così luminosi, così caritatevoli, così pieni di speranza, che ho presagito che presto sarebbe stato necessario scendere a valle per affrontare la croce. Due settimane dopo, Papa Francesco ha pubblicato il motu proprio che conoscete. Lo choc è stato terribile per tutti. Che cambiamento dal 1988, quando il Papa san Giovanni Paolo II scriveva:
“A tutti questi fedeli cattolici, che si sentono vincolati ad alcune precedenti forme liturgiche e disciplinari della tradizione latina, desidero manifestare anche la mia volontà – alla quale chiedo che si associno quelle dei Vescovi e di tutti coloro che svolgono nella Chiesa il ministero pastorale – di facilitare la loro comunione ecclesiale, mediante le misure necessarie per garantire il rispetto delle loro giuste aspirazioni” (Motu proprio Ecclesia Dei, 5, c).
Nella lettera che accompagna il motu proprio, non ci siamo affatto riconosciuti nelle accuse mosse di strumentalizzare il messale di san Giovanni XXIII per opporci al Concilio Vaticano II e al magistero successivo, o di crederci la “vera Chiesa”. Tutt’altro. Diversi vescovi si sono chiesti di chi stesse parlando il Papa, perché gli unici che corrispondono a queste rimostranze sono dei chierici o delle comunità che non hanno riconoscimento canonico nella Chiesa. Anche la partecipazione attiva del popolo santo e fedele di Dio non è in discussione. Non ho mai visto una participatio actuosa così intensa come nella prima Messa di Dom Marc: una sacra liturgia di un intero popolo, sacerdoti, monaci, fedeli e angeli discesi dal cielo. E senza alcun merito da parte nostra, quanti fedeli ci testimoniano la loro gratitudine per la bellezza della nostra liturgia.
Finalmente, mi sembra che la questione risieda in due ermeneutiche della riforma della Chiesa. Quella propugnata dal Papa emerito Benedetto XVI, ovvero l’ermeneutica della riforma nella continuità, e quella di Papa Francesco, che è l’ermeneutica della novità. Due parole del Signore le riassumono bene.
Nova et vetera” per la prima e “vino nuovo in otri nuovi” per la seconda. La Chiesa deve sia mantenere la sua identità di popolo eletto con la sua fede, la sua morale, la sua speranza soprannaturale, sia andare avanti adattandosi il più possibile a ogni situazione. È una vera sfida per coloro che hanno ricevuto il sacro ministero, “l’arte delle arti”, come diceva san Gregorio Magno. Perché il pastore deve al contempo custodire fedelmente i princìpi del Signore e i suoi sviluppi, e adattarsi a ciascun caso. Su questi due grandi impegni – che non sono che uno solo – si presentano due grandi tentazioni: quella del custode del museo e quella del rivoluzionario. Gustave Thibon ha sintetizzato queste due insidie come “il caravanserraglio progressista dove tutto si fonde e l’urna integrista dove tutto si separa”. Benedetto XVI, che è il Papa dell’alleanza, aveva trovato una soluzione molto innovativa per resistere a questa confusione, che altro non è se non un’apostasia silenziosa. Ecco perché, su incitamento della Madre Abbadessa Placide, abbiamo lanciato una novena dal 14 al 22 agosto, festa del Cuore Immacolato di Maria, radicandoci nell’atto di consacrazione composto da Dom Gérard:
“Facciamo nostro per sempre il desiderio dei nostri fondatori di considerare come nostro modello il vostro Cuore Immacolato, ‘perché è il tipo compiuto dei due caratteri dell’Opera: la vita interiore e l’immolazione’.
“Vi supplichiamo perciò di allontanare da noi il male dell’orgoglio, la sete di potere, l’attrazione delle grandezze di questo mondo.
“Il diavolo non semini mai fra noi la zizzania della discordia o della gelosia, ma che regnino incessantemente nelle fila della nostra famiglia monastica la pace soprannaturale, lo spirito di sacrificio, l’umiltà del cuore e il perdono delle offese.
“O dolce Vergine Maria, fate che i poveri siano sempre accolti nei nostri monasteri con tenerezza come inviati di Dio, e che lo spirito del secolo, gli assalti dello scisma e dell’eresia si sbriciolino contro le nostre mura, senza mai penetrare fino a noi”.

[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di Les amis du monastère, n. 179, 3 settembre 2021, pp. 1-2, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]

mercoledì 8 settembre 2021

Note sulle comunità monastiche benedettine che celebrano in rito antico

Monasteri facenti parte della Confederazione Benedettina (O.S.B.)

Dalla famiglia del monastero di Le Barroux dipendono tre abbazie, ciascuna con abate (o abbadessa) in carica:
- Abbazia Sainte-Marie de La Garde (maschile, 17 monaci).
Gli esordi di questa famiglia monastica risalgono al 1970, per opera di Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), che aveva fatto professione monastica presso l’abbazia Notre-Dame de Tournay, figlia dell’abbazia Saint-Benoît d’En Calcat, fondata da Dom Romain Banquet O.S.B. (1840-1929), monaco dell’abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire, fondata nel 1850 da Dom Jean-Baptiste Muard O.S.B. (1809-1854). Sia la Pierre-qui-Vire sia Tournay fanno parte della Confederazione Benedettina (O.S.B.) nell’ambito della provincia francese della Congregazione Sublacense Cassinese. L’abbazia di Le Barroux e le altre due comunità da essa nate sono state integrate nella Confederazione Benedettina il 25 settembre 2008 e nell’ambito di essa sono giuridicamente dei monasteri “extra Congregationes”: dipendono dalla Santa Sede, per tramite della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” (fino alla sua esistenza).

Dalla Congregazione di Solesmes (originariamente Congregazione di Francia) della Confederazione Benedettina, ovvero della famiglia monastica che ha origine in Dom Prosper Guéranger O.S.B. (1805-1875), è nata nel 1948 l’abbazia Notre-Dame de Fontgombault (64 monaci), dalla quale sono a loro volta nate, in Francia (ciascuna con abate in carica):
- Abbazia Notre Dame de Randol (1971, 35 monaci);
- Abbazia Notre Dame de Triors (1984, 38 monaci);
- Abbazia Notre Dame de Donezan (sorta nel 1994 a Gaussan, trasferitasi nel 2007 a Donezan, 20 monaci).
E negli Stati Uniti (con abate in carica):
Sempre in Francia, nel 2013, l’abbazia di Fontgombault ha integrato con propri monaci (fra cui l’abate in carica) l’abbazia Saint-Paul de Wisques (20 monaci), anch’essa facente parte della Congregazione di Solesmes, che era in procinto di chiudere per mancanza di monaci.

Fra le altre realtà monastiche che celebrano in rito antico e che fanno parte della Confederazione Benedettina (“extra Congregationes”), ricordiamo in Italia il Monastero di San Benedetto in Monte (18 monaci), fondato a Roma nel 1998, eretto canonicamente nel 1999 “sub iurisdictione Abbatis Primatis” (con il nome Prioratus S. Maria Sedes Sapientiae) e trasferito a Norcia nel 2000.

Nel 1885 alcuni monaci dell’abbazia Saint-Pierre di Solesmes vengono inviati in Inghilterra per dare vita a una comunità monastica a Farnborough, nell’Hampshire. Nasce così la Saint Michael’s Abbey. Nel 1947 i religiosi della Congregazione di Solesmes lasciano il monastero, sostituiti dai benedettini della Prinknash Abbey (Congregazione Sublacense), nel villaggio di Cranham, nel Gloucestershire. Nel 1980 la comunità è eretta in priorato conventuale e nel 1990 in abbazia. Attualmente conta circa 5 monaci (con abate in carica) e appartiene alla Confederazione Benedettina, nell’ambito della provincia inglese della Congregazione Sublacense Cassinese. La comunità ha un indulto da parte della Santa Sede per potere celebrare i riti liturgici secondo il Messale tridentino.

Una menzione a parte, in Francia, merita l’abbazia Saint-Joseph de Clairval in località Flavigny-sur-Ozerain (circa 50 monaci, con abate in carica), che ha una storia molto particolare sin dalla sua nascita a Clairval, in Svizzera, nel 1972, per opera di Dom Augustin-Marie Joly O.S.B. (1917-2006). Inizialmente molto vicina a S.E. Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, se ne distacca negli anni 1980, dopo essersi trasferita – nel 1976 – in Francia. Nel 1988 la comunità è riconosciuta come monastero di diritto diocesano e nel 1992 il monastero è eretto in abbazia su richiesta della Santa Sede. Dal 1989 il monastero ha lo statuto giuridico di “consociato” della Confederazione Benedettina. Nel 2021 l’abbazia ha fondato un priorato che ha ridato vita all’antico e nobile complesso monastico dell’abbazia di Solignac, fondato agli esordi del secolo VII da sant’Eligio (588-660). Dal punto di vista liturgico l’abbazia francese Saint-Joseph de Clairval celebra la Messa conventuale nella forma ordinaria, in latino e ad orientem, mentre le Messe lette dai monaci – la Messa conventuale non essendo concelebrata – sono per la maggior parte celebrate secondo il rito antico.

Monasteri benedettini di diritto diocesano o simile

In Italia, a Taggia (diocesi di Ventimiglia-Sanremo, dal 2019), esiste la comunità monastica dei Benedettini dell’Immacolata (Monastero benedettino Santa Caterina da Siena, comunità di diritto diocesano, circa 7 monaci), sorta nel 2008, originariamente a Villatalla (diocesi di Albenga-Imperia), per opera di P. Jehan de Belleville B.I., in precedenza monaco presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux.

Nel 2011 è sorto nella diocesi francese di Fréjus-Toulon, nel villaggio di La Garde-Freinet, il Monastère Saint-Benoît, comunità eretta dal vescovo diocesano, S.E. mons. Dominique Rey, come associazione pubblica clericale. Priore della comunità (3 monaci), che nel 2020 si è trasferita nel comune di Brignoles, è il diacono Alcuin Reid (1963-).

Nel 2012 è fondato a Stamullen, una cittadina nella contea di Meath, in Irlanda, il Silverstream Priory (circa 15 monaci), eretto canonicamente nel 2017 come monastero benedettino autonomo di diritto diocesano. Il fondatore e primo superiore, fino al 2020, anno della sua rinuncia alla carica, è P. Mark Daniel Kirby (1952-), originariamente un monaco cistercense.

Nel 2017 un monaco americano dell’abbazia Saint-Joseph de Clairval di Flavigny-sur-Ozerain, P. Pius Mary Noonan O.S.B., ha fondato a Colebrook (Tasmania, Australia) il Notre Dame Priory (6 monaci), che gode del riconoscimento canonico come associazione pubblica di fedeli.

Nel 2019 è iniziata a Sprague (Washington, USA), nella diocesi di Spokane, suffraganea dell’arcidiocesi di Seattle, l’esperienza comunitaria benedettina del Monastery of Mary Mother of the Word.

Un altro monaco (non sacerdote) che aveva fatto la professione monastica presso l’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux e che assieme a P. Jehan de Belleville si era inizialmente recato a Villatalla, frère Toussaint Menut, ha dato vita recentemente all’Ermitage Saint-Bède (Fitilieu, Francia), dove conduce vita eremitica ispirandosi alla Regola di san Benedetto.

Monasteri cistercensi (O.Cist.)

Una considerazione a parte – giacché i cistercensi, sebbene seguano la Regola di san Benedetto, non fanno parte della Confederazione Benedettina – merita il monastero cistercense di Vyšší Brod, nella Repubblica Ceca, la cui fondazione risale al 1259, e nella quale in anni recenti si è tornati – almeno in parte – alle usanze liturgiche tradizionali dell’Ordo Cisterciensis (O.Cist.). Fra i circa 10 monaci che vivono nel monastero vi è Dom Josef Vollberg O.C.S.O., già abate (2006-2016) dell’abbazia trappista di Mariawald (chiusa nel 2018), in Germania, che nel 2008 aveva intrapreso il ritorno alla liturgia e all’osservanza in uso fino al 1963-1964 nell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti), secondo l’usus di Monte Cistello.

Monasteri benedettini non in piena comunione oppure non in comunione

Un ulteriore discorso a parte meritano le comunità monastiche legate alla celebrazione della Messa in rito antico, ma che non fanno parte della Confederazione Benedettina e che – con maggiore o minore approssimazione – vivono una situazione di non piena comunione con la Chiesa cattolica. Perlopiù, queste comunità sono nate per opera di monaci usciti dall’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux. Le consideriamo seguendo un criterio cronologico.

Segnaliamo anzitutto il Mosteiro da Santa Cruz a Nova Friburgo (Brasile), fondato nel 1987 da sei monaci del Barroux e distaccatosi dall’abbazia Sainte-Madeleine dopo che questa non accettò le consacrazioni episcopali di mons. Lefebvre, nel 1988. Nel 2016 uno dei vescovi consacrati da mons. Lefebvre, mons. Richard Williamson, ha consacrato vescovo – beninteso, senza il consenso della Santa Sede (e nel caso specifico, nemmeno della FSSPX, da cui il movimento della cosiddetta “Resistenza” si è separato) – il superiore della comunità, padre Tomas de Aquino (Miguel Ferreira da Costa, 1954-).

Un’altra comunità monastica originata da un ex monaco dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, padre Cyprian Rodriguez, e che mantiene i propri rapporti con la FSSPX, è l’Our Lady of Guadalupe Monastery, fondato nel 1991 a Silver City (New Mexico, USA).

Nel 2000, quattro monaci del Mosteiro da Santa Cruz di Nova Friburgo (Brasile) si sono trasferiti in Francia per dare vita alla comunità Notre-Dame de Bellaigue. Nel 2008, all’età di 43 anni, muore il priore della comunità, padre Ange Araújo Ferreira da Costa. Il monastero Notre-Dame de Bellaigue gravita nell’orbita della FSSPX e non ha seguito la comunità brasiliana nell’adesione al movimento della cosiddetta “Resistenza”, sebbene non sia chiaro quali siano attualmente (2020-2021) i rapporti – secondo alcune ricostruzioni, di tensione – con la FSSPX.

Dalla comunità Our Lady of Guadalupe Monastery del New Mexico è stato allontanato un monaco, padre Rafael Arizaga, che nel 2013 ha dato vita a un’esperienza monastica – postasi nell’orbita della “Resistenza” di mons. Williamson – che ha preso il nome di Monasterio Benedictino San José (Santa Sofía, Boyaca, Colombia).

Attorno al 2014 tre monaci della comunità Notre-Dame de Bellaigue, dei quali due sacerdoti, fondano a Saint-Victor, nel Cantal, lo Skita Patrum (laddove skita riprende il modello dei piccoli gruppi di eremiti, in questo caso ispirati alla Regola di san Benedetto e alle tradizioni dei Padri). Alla guida della piccola comunità è il padre Jean-Marc Rulleau, il quale prima di diventare monaco a Bellaigue era un sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Pio X, per la quale era insegnante al seminario di Ecône.

Nel 2008, il monastero Notre-Dame de Bellaigue acquista il terreno di un ex monastero in Germania, a Monschau, nei pressi di Kalterherberg, e nel 2017 vi si trasferisce un piccolo drappello di monaci, dando vita a un priorato indipendente, il monastero del Cuore Immacolato di Maria di Reichenstein.

PierLuigi Zoccatelli


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