giovedì 18 gennaio 2018

Frutti della grazia del motu proprio Summorum Pontificum per la vita monastica e la vita sacerdotale / quarta parte

Frutto ecclesiale: la pace

È venuto ora il momento di considerare il frutto ecclesiale del motu proprio Summorum Pontificum. Per la Chiesa esso è stato e rimane un fattore di pace.
Non è inquietante che sacerdoti e fedeli accettino delle discordie nella celebrazione dell’eucaristia, il sacramento dell’amore? In un’intervista del 2016, così diceva il cardinale Robert Sarah:
“Senza uno spirito contemplativo, la liturgia rimarrà un’occasione di odiose lacerazioni e scontri ideologici… mentre essa dovrebbe essere il luogo della nostra unità e della nostra comunione nel Signore” (La Nef, n. 285, ottobre 2016, p. 15).
Il motu proprio di Papa Benedetto invita i pastori, i sacerdoti e i fedeli a comprendersi, ad ascoltarsi, a rispettarsi. Questo è il ruolo del pastore supremo che ama tutte le sue pecore, che le guida, che insegna loro, che le soccorre.
Con la lettera circolare Quattuor abhinc annos, Papa Giovanni Paolo II faceva stato “della sollecitudine che il Padre comune ha per tutti i suoi figli”. Il Papa polacco manifesterà nuovamente i suoi sentimenti con il motu proprio Ecclesia Dei, del 2 luglio 1988. Solo le prime due parole del documento sono state mantenute nel titolo, spiace! La terza parola è  adflicta. La commissione che reca il medesimo nome non è nata negli splendori di una Chiesa trionfante, bensì sulla croce di una divisione tra fratelli. Occorre sottolineare che i primi due paragrafi di questo testo menzionano l’afflizione: afflizione della Chiesa che vede allontanarsi dalla piena comunione alcuni dei suoi figli; “afflizione […] particolarmente sentita dal Successore di Pietro, al quale spetta per primo la custodia dell’unità della Chiesa”.
Al numero 5, Giovanni Paolo II indirizza ai pastori e ai fedeli un appello affinché abbiano coscienza “della legittimità, ma anche della ricchezza che rappresenta per la Chiesa la diversità dei carismi e delle tradizioni di spiritualità e di apostolato”. A tutti i fedeli che si sentono legati a certe forme liturgiche e disciplinari anteriori della tradizione latina, il Papa manifesta inoltre la sua volontà, alla quale si devono associare i vescovi e quanti hanno un ministero pastorale nella Chiesa, di facilitare la comunione ecclesiale, grazie a delle misure necessarie per garantire il rispetto delle loro aspirazioni.
Nella lettera ai vescovi di Benedetto XVI in occasione della pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum, il Papa esprime sentimenti analoghi: “fiducia” e “speranza”, pur riconoscendo che le reazioni all’annuncio della pubblicazione del documento vanno “da un’accettazione gioiosa ad un’opposizione dura”. In righe paterne nei confronti dei pastori delle diocesi, egli cerca di sradicare i loro timori: paura di sminuire l’autorità del Concilio Vaticano II e di mettere in dubbio la sua riforma liturgica, timore di fratture nelle comunità parrocchiali. Egli desidera inoltre guarire delle ferite: ferite legittime dei fedeli davanti alle “deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile”, ferite delle ingiuste persecuzioni contro i sacerdoti fedeli, ferite per osservazioni spiacevoli, provenienti dagli uni o dagli altri. Ci sarebbero molti pentimenti e perdoni giustificati da scambiarsi in questo ambito, senza parlare di esami di coscienza sempre attuali.
Benedetto XVI ha voluto fare un’opera di pacificatore. L’ideologia in materia liturgica ha portato alla divisione, alla tristezza e al pessimismo. Con il motu proprio, Benedetto XVI ha accelerato un processo verso un tempo di pace liturgica. Laddove esso è stato accolto generosamente dai pastori e dai fedeli, la comunione rinasce.

[Dom Jean Pateau O.S.B., Padre Abate dell’abbazia Notre-Dame di Fontgombault, “Fruits de la grâce du motu proprio Summorum Pontificum pour la vie monastique et la vie sacerdotale”, conferenza in occasione del V Convegno sul motu proprio Summorum Pontificum, dal titolo Il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI: Una rinnovata giovinezza per la Chiesa, svoltosi a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, il 14 settembre 2017. Trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B. / 4 - continua (la prima parte qui; la seconda parte quila terza parte qui)]

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