venerdì 12 novembre 2010

Un'arte degna di Dio

Siete stati recentemente al Collège des Bernardins? No? Ebbene, tanto meglio per voi, soprattutto se avete l'irascibile ben sviluppato. Rischiereste di perdere la calma, come taluni che non hanno esitato a lasciare un messaggio sul libro d'oro: “Che oltraggio alla povertà in questi tempi così difficili... Scoraggiante, nauseabondo in un luogo così bello...”. Di cosa stiamo parlando? Pezzi di vetro rotti, tracce di libri bruciati stampate su una parete bianca, e infine campane stipate in un anfratto.
In questo stesso luogo, tuttavia, Benedetto XVI ha richiamato l'orrore per ogni bruttezza che provavano gli antichi monaci, padri della cultura europea. Le parole del Papa, che citava san Bernardo, riguardavano anzitutto il canto, ma i princìpi enunciati valgono per l'arte in generale: “La confusione di un canto mal eseguito [è] come un precipitare nella 'zona della dissimilitudine', la regio dissimilitudinis. Cosa ci voleva dire in tal modo? Quale dissimilitudine, e per rapporto a quale riferimento? La risposta è semplice: la natura delle cose. Adattando le parole del Santo Padre, si può affermare che il genio artistico consiste nel riconoscere attentamente con gli occhi e le orecchie le leggi costitutive dell'armonia della creazione, le forme essenziali dell'essere rilasciate dal Creatore nel mondo e nell'uomo. Il genio è inventare un'arte degna di Dio e che sia, al contempo, degna dell'uomo e che proclami ad alta voce tale dignità.
Dom Gérard diceva con semplicità che l'arte autentica passa “per una sensibilità che tocchi abbastanza terra da elevarci con forza e dolcezza ai vertici della Terra desiderabile”.
Esistono ancora artisti capaci di rispondere all'armonia del Creatore e alla sete di trascendenza delle anime? Sì, esistono. Ma devono spesso combattere contro l'orda di soldati del non-essere, spesso sostenuti da ricchissimi mecenati, dallo Stato e, sfortunatamente, talora da alcune istituzioni ecclesiali.
Preghiamo allora per i nostri artisti, quelli veri, affinché possano emergere, perché possano essere sostenuti da quanti ne hanno i mezzi. E preghiamo anche per gli altri, che coscienti o meno partecipano alla distruzione delle radici cristiane del nostro continente.

[Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux, editoriale di Les amis du monastère, n. 135, settembre 2010, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]

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